Mirage: recensione della serie tv in onda su Sky e Now
La serie sulla cybersecurity Mirage manca di adrenalina e di peculiarità, eppure (ma non basta) le performance principali convincono. Dal 18 agosto in onda su Sky e Now per sei episodi.
L’abbaglio più ingannevole tradito dalla nuova serie spionistica in onda dal 18 agosto su Sky e Now dal titolo Mirage, colpisce più il suo spettatore che la protagonista al centro dell’intrigo Claire, un’esperta ingegnere in cybersecurity rimasta vedova durante lo tsunami del 2004 e spostata quindici anni dopo ad Abu Dhabi col nuovo compagno e il figlio adolescente. Un miraggio appunto condiviso tra realtà e finzione scenica, tra il pubblico illuso per pochi minuti soltanto di poter assistere ad un thriller/action tensivo e dal respiro internazionale; e l’interprete principale, la quale scorge nel corso di una sera dalla finestra di un lussuoso albergo il corpo mai trovato e ora vivo e vegeto dell’ormai ex marito ed ora mercenario Gabriel.
Rete di sicurezza e virus letali
Accusata di aver fatto esplodere una centrale nucleale in Kazakistan, fatto che l’ha sommersa di sensi di colpa e l’ha allontanata dall’incarico, Claire (la Marie-Josée Croze di Jack Ryan, Le confessioni e Le Invasioni Barbariche) e Gabriel (Clive Standen visto in Vikings) si ritroveranno ben presto al centro di una missione delicatissima, nella quale verranno messe a nudo le reali identità di un rado gruppo di apparenti colleghi e, prima ancora, la veridicità di quelle accuse, forse frutto di un complotto internazionale pronto a disvelarsi.
Creata da Benedicte Charles, Franck Philippon e Olivier Pouponneau, Mirage s’impegna con svogliatezza per oltrepassare il gradino della mediocrità e delle produzioni consimili al suo stesso genere, muovendosi in territori già conosciuti costruiti nella combinazione a tavolino tra apparenti amici e nemici inarrivabili, tra flashback pronti a tornare per mettere in parallelo passato e presente, e un’infinità di tecnologie all’avanguardia usate dai suoi protagonisti per catturare informazioni, trasporre dati, immettere malware in computer nemici. La serie infatti non si dirige nettamente nel melò, sfruttando ancor meno l’attrito sentimentale ancora giacente tra Claire e Gabriel; ma piuttosto con l’intento di cucire un telaio ingarbugliato tra spie e spiati, la quale però finisce per aggrovigliare il povero spettatore in una ragnatela di noia e, così, non riuscir a smuovere né lui né la macchinazione dietro alla trama.
Mirage: Marie-Josée Croze protagonista di un thriller spionistico senza azione oltreché incisività
Gli attori principali d’altronde sostengono bene le loro parti, se non fosse per una scrittura priva di tensione e di adrenalina pronta a spianare soprattutto il mai coltivato carisma della canadese Marie-Josée Croze, costretta ad emergere solamente di rado tramite una regia, quella di Louis Choquette, oltremodo composta al limite dell’ordinarietà perfino nelle poche scene d’azione distribuite soprattutto nell’episodio finale.
Svolta per la maggior parte negli Emirati Arabi, la vicenda che gira attorno a Mirage inquadra Abu Dhabi nella sua triplice espressione di paesaggi desertici, zone urbane e lussuosi resort affacciati sulla costa, a rimarcare costante lo stile di vita privilegiato delle sue pedine in gioco, manovrati in complotti politici come fossero un gruppo di formiche che tramano nel sottosuolo dell’ordinarietà, alle spalle di noi cittadini ignari di quelle mani abili che muovono i fili impercettibili della sicurezza internazionale.
Ma noi spettatori invece, sappiamo benissimo dove va a dirigersi la serie su Sky e Now. Nel tiepido thriller sull’intelligence e il conflitto fra due paesi con una dose congiunta di dramma famigliare. Sappiamo anche il mancato successo destinato a un prodotto come questo: un tè nel deserto bevuto fra i nemici e un miraggio assolato dalla noia.