Misfit – Fuori posto: recensione della serie Netflix
Misfit - Fuori posto è una serie televisiva olandese, targata Netflix, tratta da una trilogia cinematografica nata nel 2017.
Misfit – Fuori posto è una serie televisiva olandese tratta da una trilogia cinematografica molto popolare nel paese d’origine, nata nel 2017 con un omonimo film (Misfit). Si tratta di un prodotto in cui è possibile vedere sovvertita la tendenza di trasformare le serie televisive in film autoconclusivi (con possibilità di aprirsi a un secondo capitolo): nell’epoca della trasformazione della serialità e del suo crescente prestigio, che costituisce un universo autonomo rispetto a quello cinematografico, ecco che adesso sono proprio i film a guardare a quel mondo e a plasmarsi in nuovi racconti suddivisi in episodi.
Misfit – Fuori posto è una serie tratta da un popolare film olandese
Questo è ciò che accade proprio con lo show televisivo tratto dal film di Ernst Gonlag e Diana Sno: nella serie-sequel ritornano tutti gli interpreti e tutte le interpreti attorno cui erano strutturate le storie che hanno costituito il successo e la fama che l’opera originale ha ottenuto nei Paesi Bassi, prima fra tutti/e gli youtuber Meisje Djamila e Niek Roozen, e insieme a loro personaggi e volti del tutto nuovi a comporre il mosaico di personalità del college. College che porta il nome di Hoogland College e che conserva intatte le caratteristiche tipiche del suo genere: colorato, popolato da studenti iperattivi e radiosi, pronti a cominciare un nuovo anno scolastico con il sorriso sulla faccia nonostante le naturali tensioni fra gruppetti ormai saldi. All’Hoogland sono tutti creativi desiderosi di esprimere il proprio talento con ogni strumento, ma sono in arrivo importanti cambiamenti: il preside Tony viene sostituito dalla preside Agnes, che non tarda a chiarificare quale sarà il programma dell’anno. Gli studenti dovranno, infatti, impegnarsi per ottenere il massimo rendimento scolastico, anche a costo di sopprimere le loro attività musicali: pena l’espulsione dal college e il reindirizzamento in altri istituti, dunque lo scioglimento di ogni gruppo.
Misfit – Fuori posto attinge a una costellazione di opere accomunate dagli stessi temi, ma nello specifico due opere distinte. Da una parte è immediato il paragone con un altro prodotto Netflix, Sex Education, nella cui terza stagione abbiamo visto l’arrivo dell’intransigente preside Hope, intenzionata a distribuire divise per gli studenti (proprio come la Agnes di Misfit) per consolidare un ideale di unicità e di rigore che vuole annullare la varietà delle personalità, su cui l’intera serie è basata, e appiattire le differenze nella speranza di mortificare l’estro delle distrazioni (anche quelle sessuali, cioè naturali) e sollecitare l’impegno nelle attività scolastiche: tutto ciò nella vana speranza di riconsegnare al suo college il prestigio che stava perdendo.
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L’altra opera a cui Misfit guarda è la serie di film di High School Musical, con cui condivide la sua componente puramente musical e il tipo di personaggi che muovono le vicende. Siamo infatti lontani dai ritratti unici, policromi, umanissimi e maturi di Sex Education e più vicini agli stereotipi di Kenny Ortega. Più che d’identità, qui, si parla di ruoli in cui i personaggi, costretti ad aderirvi per rendere consueta e accomodante la narrazione, rimangono ingabbiati. Indubbiamente il target di Misfit non è perfettamente combaciante con quello di HSM, e non è certo quello di Sex Education: la serie adotta toni infantili tramite una regia quasi cartoonesca, una palette sgargiante, recitazioni ammiccanti e spesso in macchina, dialoghi didascalici e stereotipizzazione estrema di personaggi e situazioni.
Il target è un pubblico non adulto, possibilmente infantile, come quello di tanti altri prodotti Netflix pensati per soddisfare i più piccoli. Il problema è che la stessa piattaforma offre film e serie (anche animati) in grado di rispettare le stesse esigenze senza scendere a compromessi che ne intacchino la qualità: un esempio è Il mondo di Karma, serie animata che capovolge gli stereotipi e direziona il racconto di ogni episodio verso una divulgazione nuova e intelligente, che guarda all’inclusività e risulta appetibile anche per gli adulti che vogliano accompagnare un bambino nella visione. Non c’è nulla di nuovo, brillante, originale e/o interessante in Misfit, pigra e stancante ripetizione del già visto che annoierà tanto i piccoli della nuova generazione quanto i grandi.