Miss Fallaci: recensione della serie con Miriam Leone, da Roma FF19

La recensione dei primi due episodi di Miss Fallaci, la serie con Miriam Leone che racconta la vita della scrittrice e giornalista Oriana Fallaci.

Corre l’anno 1956 quando una giovane giornalista, neanche trentenne, fa una scommessa: riuscirà a intervistare Marilyn Monroe. Così inizia Miss Fallaci, la nuova serie RAI, prodotta da Paramount e Minerva Pictures, presentata in anteprima al Festival del Cinema di Roma. Miriam Leone interpreta Oriana Fallaci, celebre giornalista e scrittrice italiana, seguendone gli inizi della sua carriera quando era ancora “la ragazza del cinema.” La giovane sfida l’universo maschile del giornalismo dell’epoca tentando di uscire dagli argomenti di cultura e spettacolo per lavorare a qualcosa di ambizioso. Prima, però, dovrà riuscire a rompere gli schemi e trovare uno stile tutto suo: solo così potrà emergere tra la massa. La serie TV diretta da Luca Ribuoli, Giacomo Martelli e Alessandra Gonnella regala una visione rock e moderna a una figura del giornalismo indomabile, nonché fonte di ispirazione per tutte le generazioni.

Miss Fallaci: Miriam Leone acqua e sapone in un ruolo difficile, che riesce a rendere rock e moderno

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Miss Fallaci comincia col viaggio di Oriana a New York, dove la giovane reporter de L’Europeo ha scommesso che riuscirà a intervistare la diva Marilyn Monroe. C’è solo un problema: l’attrice, da quando ha rotto i contatti con la Fox, ha deciso che non parlerà con la stampa. Fin da subito, la Fallaci sperimenta il sessismo della sua società. “Sei una giornalista? Pensavo fossi la segretaria!” questo è solo uno dei tanti commenti che i suoi colleghi le rivolgono sull’aereo di linea diretto per l’altro capo del mondo. Mollata dal suo interprete, Oriana si ritrova spaesata in una New York a lei straniera, capendo ben poco della lingua. Fortunatamente conosce Jo Corsi (interpretata da Francesca Agostini), una italiana che vive nella Grande Mela, che s’improvvisa sua traduttrice, e col tempo diventerà la sua amica e confidente più cara. Oriana ha sei giorni di tempo per trovare l’impossibile e sfuggente Marilyn. L’impresa si trasforma in una sfida, che la giovane reporter accoglie come unico modo per poter “uscire dalla gabbia” della sua redazione, dove non viene considerata è rilegata alla scrivania a scrivere di moda e costume.

La Fallaci di Miriam Leone è una figura acqua e sapone. Una donna moderna che “combatte una guerra personale ogni giorno” come ognuno di noi. “Solo che l’altro non lo sa.” Anche se a tratti risulta un’interpretazione sopra le righe, quella dell’attrice catanese è una prova difficile, che riesce a rendere rock e moderna. La sua Fallaci è una donna concentrata sul lavoro, non tanto sulle relazioni umane. Non cerca l’amore, ma vuole essere libera e indipendente. Una giovane donna che dice “Volevo solo scrivere una bella storia” e riesce con tenacia a raggiungere il suo scopo.

Miss Fallaci offre anche uno sguardo all’altro lato del giornalismo di spettacolo

Il viaggio a New York e poi a Los Angeles dà vita a un nuovo tipo di giornalismo, in cui ritrae la vita privata di divi irraggiungibili, scoprendo segreti oscuri e scandali nascosti: è da qui che nascerà I sette peccati di Hollywood, uno dei libri su cui si basa la serie TV. La dolce vita hollywoodiana prende vita nei primi due episodi di Miss Fallaci: è un tuffo nel cinema della Golden Age. Glamour, raggiante, fatto di lusso e party super privati. Troviamo Rock Hudson in un club in cui Oriana e l’amica Jo si intrufolano; vediamo Gregory Peck e consorte andare a messa la domenica mattina – la chiesa è il luogo dove Hollywood vuole farsi perdonare i suoi peccati; e poi ecco uno spumeggiante Orson Wells che intrattiene conversazioni di ogni tipo con Oriana Fallaci durante una noiosa festa con le personalità più in di Los Angeles.

Miss Fallaci: valutazione e conclusione

Alla Festa del Cinema di Roma abbiamo potuto visionare solo due degli otto episodi di Miss Fallaci, ed è prematuro poter valutare il prodotto. Tuttavia, le premesse sono buone. Forse l’interpretazione della Leone è un po’ troppo esagerata in alcune scene, ma riesce comunque a cavarsela con classe in altre riprese in cui c’è bisogno di avere il pugno di ferro: è lì che emerge una Oriana Fallaci che non si dà per vinta, e continua a spingere per cercare di farsi valere. Il rischio è che narrazione sfoci in una storia fin troppo romanzata, ma al momento lo stile frizzante e la sceneggiatura scorrevole, che unisce racconto e le vere interviste della Fallaci, premiano.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.3