Il Commissario Montalbano: recensione dell’episodio Il metodo Catalanotti
Tra delitti, teatro e intrecci sentimentali, con il 37° episodio della Collection nata dalla penna del compianto Andrea Camilleri, si chiudono le avventure poliziesche del Commissario Montalbano. La recensione dell’ultimo capitolo della serie più longeva e amata della televisione italiana.
Se quello al quale abbiamo assistito la sera di lunedì 8 marzo è stato l’epilogo con cui è calato il sipario su una delle Collection seriali più longeve della televisione italiana, ossia Il Commissario Montalbano, allora bisognerà farsene una ragione. Con la messa in onda di Il metodo Catalanotti, ad oggi il 37° e ultimo episodio della serie, si chiude una lunga storia d’amore che ha legato per oltre un ventennio il personaggio nato dalla straordinaria penna di Andrea Camilleri con il pubblico nostrano e non solo. Un legame, questo, che di fatto s’interrompe ma che di certo non si spezzerà mai. Del resto prima o poi doveva accadere e la scomparsa di due colonne portanti come lo scrittore siciliano e il regista Alberto Sironi rappresenta un vuoto incolmabile. Ciononostante la speranza di un ripensamento da parte di Luca Zingaretti e degli sceneggiatori capitanati da Francesco Bruni è viva più che mai. Sii tratterebbe dunque di ritardare un addio inevitabile, poiché i romanzi custoditi nella cassaforte della casa editrice Sellerio, ossia Il cuoco dell’Alcyon e Riccardino, sarebbero gli ultimi a disposizione non ancora trasposti. A quel punto le pagine firmate da Camilleri si esaurirebbero definitivamente.
Il metodo Catalanotti: una crisi sentimentale e un’intricata indagine di omicidio alimentano la trama dell’ultimo episodio della saga
In attesa di capire quali saranno gli sviluppi e se ce ne saranno l’episodio Il metodo Catalanotti ha fatto registrare l’ennesimo record di ascolti, con il celebre commissario che ha portato a termine con successo un’altra intricata indagine di omicidio, quello di un usuraio, oltre che fervente e originale regista di un’attivissima compagnia di teatro amatoriale di Vigàta. Per mettere insieme tutti i tasselli del complicato mosaico e consegnare alla giustizia il colpevole del delitto, Montalbano dovrà indagare nei lati più oscuri e nascosti della vita del defunto, esplorandone anche i meccanismi contorti che regolano il suo modo di fare teatro. Nel mentre la sua relazione a distanza con Livia sta volgendo a termine, messa ulteriormente in crisi dall’arrivo di una nuova giovane e affascinante collega che ne scuote profondamente il cuore.
Il metodo Catalanotti: un episodio in cui lo spettatore potrà trovare tutti i temi cari ad Andrea Camilleri
Anche stavolta le dinamiche lavorative s’intrecciano con quelle sentimentali, con Salvo che da una parte si dedica con la bravura di sempre a scoprire la verità e a consegnare alla giustizia i colpevoli di turno, dall’altra deve fare i conti con questioni amorose che lo vedono perdere il controllo e mettere in discussione il rapporto con la storica compagna. Il tutto per per dare forma e sostanza a un episodio davvero coinvolgente, in cui l’abituale frequentatore delle avventure di Montalbano potrà trovare tutti, ma proprio tutti, i temi cari di Camilleri. Temi che sono diventati la materia prima e il cuore pulsante dei capitoli della saga: dall’amore che muove il mondo al sesso e alle corna, dal teatro come eterno dilemma pirandelliano dello sdoppiamento dell’io al conflitto tra la realtà e la fantasia, dalla vecchiaia al tentativo di ghermire la giovinezza, dalla tragedia al bisogno di “tragediare” proprio della cultura siciliana.
Il metodo Catalanotti: una messinscena delittuosa in cui l’arte della recitazione entrerà in conflitto con “l’arte di esistere”
Il metodo Catalanotti diverte e appassiona grazie all’immancabile mix di dramma e commedia che da sempre caratterizza la serie e la scrittura di Camilleri. Nel mezzo una trama gialla ben costruita, supportata da un percorso di svelamento graduale che passa attraverso una catena di piste battute, indizi e giochi di specchi. Il teatro farà da cornice allo svelamento di una messinscena delittuosa in cui l’arte della recitazione entrerà in conflitto con “l’arte di esistere”, con i due piani che arriveranno persino a sovrapporsi. Il ché consegna allo spettatore un “gioco” di ruoli, personaggi ed esseri umani, incastonato in una ragnatela mistery tanto fitta quanto avvincente nel suo dipanarsi sullo schermo.