My love: sei storie di vero amore – recensione della docu-serie Netflix
My love, una docu-serie ben scritta (anche se un po' lunga) su sei diverse coppie e le loro storie.
My love: sei storie di vero amore è una docu-serie originale Netflix, disponibile sulla piattaforma streaming dal 13 Aprile, che mette al centro il sentimento universale per eccellenza: l’amore.
Nel cult La Dolce Vita di Fellini, Mastroianni rivolgendosi ad Anita Ekberg le sussurra queste dolci parole: Tu sei tutto, Sylvia!… Ah, ecco cosa sei: la casa!, a sottolineare la voglia di voler vivere insieme per l’eternità. In My love: sei storie di vero amore, sei registi di sei diverse nazionalità raccontano sei storie di vero amore, decidendo di seguire per un intero anno sei coppie in età avanzata che insieme hanno condiviso una vita intera.
My love: sei storie di vero amore – la trama
Si parte con Ginger e David, coppia statunitense di Williston insieme da 60 anni che produce sciroppo d’acero e alberi di Natale, organizzando eventi per ogni stagione; passando per Nati e Augusto, Kinuko e Haruhei, Saengja e Yeongsam, Nicinha e Jurema fino a Satyabhama e Satva. Genuinità, vitalità, amore per la famiglia, sono solo alcune delle peculiarità delle coppie di My Love.
My Love offre più di una semplice raccolta di aneddoti. È una storia vivente, una celebrazione di un’emozione che esiste in più forme. La docu-serie guida lo spettatore da Williston (Stati Uniti) alla Spagna fino alle coste coreane, passando per la periferia di Tokyo, entro le favela di Rio e infine per le campagne indiane; per mettere in scena uno spaccato di vita quotidiana e di cultura di una coppia d’innamorati.
Le coppie – situate negli Stati Uniti, in Spagna, Giappone, Corea del Sud, Brasile e India – stanno tutte insieme da più di 40 anni. La connettiva familiarità che le contrattidisgue è presente anche nel film del regista coreano Moyoung Jin My Love, Don’t Cross That River (2013) che raccontava la storia di una coppia coreana il cui matrimonio è durato più di tre quarti di secolo.
My Love: un spaccato concreto di quotidianità e unione
La serie utilizza questo modello sciolto per esaminare cosa preserva relazioni simili, non solo chiedendo direttamente a ogni persona, ma osservando come si rinnova il loro legame ad ogni passaggio del calendario. Gli episodi di oltre 60 minuti sono girati in 12 mesi e suddivisi in diverse stagioni. Ognuno di questi consente un’istantanea della vita quotidiana che è molto piacevole, ma a causa del tempo di esecuzione a volte può sembrare un po’ stancante.
Tuttavia, a distinguere questi capitoli da molti dei contenuti Netflix sono i temi che tengono tutto insieme. Sebbene My Love: sei storie di vero amore, sia uno dei prodotti meno importanti che Netflix abbia mai trasmesso in streaming, c’è qualcosa da dire sull’intimità e la semplicità di questa serie.
Naturalmente, l’amore è un fattore importante, ma ci sono anche dedizione, lealtà e rispetto, che sono mostrati in ciascuno degli episodi. Queste coppie hanno affrontato molte sfide lungo la strada e di certo non è stata una navigazione tranquilla per tutti.
C’è anche un’enfasi piuttosto grande sulla morte, che viene esplorata rispettosamente in tutta la serie. Che si tratti della coppia coreana di Saengja e Yeongsam che affronta la perdita di un figlio decenni dopo, o degli americani Ginger e David che decidono dove voler far spargere le loro ceneri, questo motivo emerge per tutta la stagione.
Ogni coppia che si rispetti vive alti e bassi. Queste sei coppie, tuttavia, riescono a resistere alla tempesta e ne escono più forti di prima. Anche se con alcuni segmenti prolungati, My Love resta comunque una serie adorabile e assolutamente da vedere. Non sarà per tutti, ma quelli che cercano qualcosa di vero dovrebbero trovarlo qui.