Nero a metà 3 – recensione delle prime due puntate della fiction con Claudio Amendola
Torna su Rai Uno la terza stagione di Nero a metà: il commissario Carlo Guerrieri interpretato da Claudio Amendola questa volta indaga sul presente della sua ex moglie Clara.
Prodotta da Rai Fiction e Cattleya, la terza stagione di Nero a metà che vede un cambio di regia con Enrico Rosati accanto a Claudio Amendola, era uno dei più attesi ritorni della stagione seriale della Rai. Questa stagione dalle prime due puntate offre allo spettatore qualcosa di diverso, suggerendo un’atmosfera apparentemente scanzonata sin dalle prime scene, un focus maggiore sulle relazioni dei personaggi con dialoghi sicuramente più ironici delle stagioni precedenti e un caso di punta avvincente, per lo spettatore quanto i protagonisti: fare luce sul presente di Clara, ex moglie di Carlo e madre di Alba, gioco forza tra Carlo e sua figlia.L’appuntamento con Nero a metà 3 è ogni lunedì alle 21. 25 per dodici puntate in un totale di sei serate. Dopo la messa in onda ogni puntata sarà visibile sulla piattaforma Rai Play.
Nero a metà 3: la trama delle prime due puntate della serie con Claudio Amendola
Carlo Guerrieri (Claudio Amendola) ha definitivamente accettato di essere il capo del commissariato, un nuovo capitolo professionale che già fa sentire il peso delle sue responsabilità tra le quali di destreggia con l’umana risolutezza e verve che lo caratterizza da sempre. Da un lato sente di perdere con l’addio di Nuzzo (Fortunato Cerlino) una spalla importante nel commissariato ma non in amicizia, ma dall’altra sa di poter contare sulla destrezza di Malik (Manuel Gobbo Diaz) e anche sul nuovo singolare nuovo arrivato Lorenzo Bragadin (Gianluca Gobbi), portento dell’informatica e dalla vivida intuizione nel ricostruire le vicende e i casi che giungono al commissariato Rione Monti.
Nel mentre che si indaga sul caso di un uomo misteriosamente ucciso in un parco con silente colpo di pistola, Alba (Rosa Diletta Rossi) che doveva incontrarsi con la madre Clara (Margherita Laterza) all’uscita del carcere di Rebibbia, si ritrova a perderne le tracce e a coinvolgere nella sua misteriosa scomparsa prima Malik e poi Carlo. Quest’ultimo non crede nelle buone intenzioni della sua ex moglie, conoscendone il passato, ma la figlia è preoccupata che questa volta la madre sia realmente in pericolo.
La nuova maturità dei personaggi e un caso avvincente: una stagione che si rinnova ma salda nei suoi punti di forza
La seconda stagione di Nero a metà si era conclusa con risoluzioni importanti per i suoi protagonisti: Carlo che archivia il matrimonio con Cristina, Alba che ritrova sua madre pronta a costituirsi e spera nella riconquista di un tempo perduto e Malik che mette da parte il suo amore per Alba e accoglierne uno nuovo, desideroso di costruirsi una famiglia.
La terza stagione vuole così essere un banco di prova per tutti loro: è evidente una nuova maturità nei personaggi, sia nel loro intimo che nei loro rapporti, un dettaglio che in questi primi due episodi, insieme alla scelta di musiche più distensive, ci suggerisce un cambio di atmosfera o quanto meno la possibilità per la serie di raccontarsi cercando nuove strade drammaturgiche. Anche la regia cerca inquadrature diverse ed un tocco di ricercatezza che non disorienti troppo lo spettatore, così da conservare il taglio tradizionalista della serie.
Con la regia anche di Enrico Rosati, che ha alle spalle la regia di serie crime di grande successo come Suburra, Gomorra La serie e Romanzo Criminale, ci si aspetta che il caso principale, quello della moglie di Guerrieri, più che sull’intreccio si concentri di più sull’umanità e sullo scavo psicologico dello stesso personaggio di Clara. Il tutto orchestrato naturalmente da quelli che sono stati e restano i punti di forza di Nero a metà, prime su tutte l’empatia che si costruisce tra lo spettatore e le peculiarità dei personaggi, sotto la lente di una nuova maturità, ed un ritmo equilibrato tra casi di turno e indagine principale, che come già accaduto nella precedente stagione predilige all’inizio una maggiore lentezza.