Neymar: il caos perfetto – recensione della docu-serie Netflix
La recensione della miniserie in tre episodi che David Charles Rodrigues ha realizzato sul celebre calciatore brasiliano. Un mash-up di alti e bassi che hanno segnato la vita personale e la carriera di una figura amata in tutto il mondo, ma anche calamita per le critiche dei tifosi e degli addetti ai lavori. Dal 25 gennaio 2022 su Netflix.
Se sei un calciatore al di sopra della media, che ha scritto o sta scrivendo pagine importanti nella storia dello sport più amato al mondo grazie alle gesta compiute sul rettangolo di gioco, allora è inevitabile che qualcuno primo o poi decida di raccoglierle e portarle sullo schermo con un progetto audiovisivo. Il più delle volte ciò accade quando il campione in questione ha ormai appeso gli scarpini al chiodo, entrando nella hall of fame di tutti i tempi, ma ce ne sono altrettanto che la Settima Arte ha voluto celebrare quando ancora in attività come Zlatan Ibrahimović (Zlatan), Lionel Messi (Messi – Storia di un campione) o Neymar da Silva Santos Júnior, al secolo Neymar, attualmente in forza al Paris Saint-Germain e punta di diamante della nazionale brasiliana. Quest’ultimo è il protagonista della docu-serie diretta da David Charles Rodrigues dal titolo Neymar: il caos perfetto, rilasciata da Netflix il 25 gennaio 2022.
In Neymar: il caos perfetto è il protagonista che racconta e si racconta
Nei tre episodi che la compongono da una cinquantina di minuti cadauno, è Neymar stesso a raccontare e a raccontarsi in una storia che umanamente e sportivamente ha ancora molto da dire e da mostrare. Di capitoli però ne sono stati scritti molti ed è su questi che il regista della miniserie ha voluto costruire una biografia in divenire. Partendo dalle recenti stagioni in forza alla squadra francese, l’autore riavvolge continuamente il nastro per tornare indietro nel tempo così da rievocare gli highlights più significativi dell’esistenza del prodigio brasiliano dentro e fuori dal rettangolo di gioco. Ovviamente non possono mancare all’appello le spettacolari giocate sul manto erboso degli stadi disseminati alle varie latitudini, le imprese, le vittorie, le cocenti sconfitte e gli infortuni. Lungo il percorso si attraversano quattro step fondamentali, ossia quei giri di boa che hanno segnato la sua carriera agonistica sino a questo momento: dagli esordi nel Santos all’ingaggio faraonico al PSG, passando per gli anni indimenticabili in blaugrana con il Barcellona. Nel mezzo le tante apparizioni con la maglia numero 10 della Seleçao alle Olimpiadi, ai Mondiali e in Coppa America. Momenti, questi, che vengono incasellati cronologicamente nel corso delle timeline dei tre atti, accompagnati da una raccolta di materiali di repertorio e commentati dalla voce di giornalisti sportivi e calciatori come David Beckham, Lionel Messi, Kylian Mbappé, Thiago Silva, Dani Alves e Luiz Suàrez.
Un biopic in divenire che ripercorre l vita e la carriera di Neymar dall’infanzia a Praia Grande sino al faraonico ingaggio al Paris Saint-Germain
Si copre dunque un arco temporale di quasi trent’anni, tanti ne sono trascorsi da quando ha emesso il primo vagito nel 1992 per poi crescere e dare i primi calci al pallone da enfant-prodige nel quartiere di Praia Grande, laddove è iniziata l’avventura di O Ney, il soprannome che la tifoseria verde-oro gli ha dato per assonanza con sua maestà O Rei Pelé. A fare da cornice principale al racconto di Neymar ci sono gli spazi della sua lussuosa villa alle porte di Parigi, ai quali si vanno ad aggiungere l’attico a São Paulo dove vivono la moglie Carol e il figlio Davi, oltre all’agenzia che ne cura oltreoceano l’immagine, gestita dal padre e manager Neymar Sr.. Proprio un viaggio nella terra natia al seguito del giocatore in libera uscita consente a Rodrigues di ricostruire l’infanzia e l’adolescenza del protagonista attraverso le interviste e gli incontro con amici e parenti, tra cui la madre Nadine Santos. Ciò permette alla serie di esplorare in parte anche l’altra faccia della medaglia, quella privata, che Neymar non fa però nulla per farla restare tale. La sua costante presenza sui social e a eventi mondani mettono in vetrina tutto, attirando una marea di critiche rispetto al suo stile di vita sfarzoso e agli eccessi, ma anche sugli scandali come l’accusa di stupro che lo ha coinvolto.
Una docu-serie che si concentra principalmente sulle dinamiche sportive e sull’esposizione mediatica del protagonista, trascurando la componente privata
Neymar: il caos perfetto analizza e prova a raccontare le due facce della stessa medaglia, anche se le dinamiche sportive e l’esposizione mediatica tendono a monopolizzare la narrazione, mettendo in secondo piano gli aspetti più intimi. Quest’ultimi si riducono a qualche confidenza e verità dette a mezza bocca, insufficienti ad andare in profondità alla scoperta dell’essere umano che c’è dietro il calciatore tanto celebrato. Assenza questa che pesa in un biopic che in quanto tale dovrebbe esplorare ambedue le sfere. Qui invece non si fa altro che alternare la celebrazione e la condanna dello sportivo, con qualche breve incursione tra le mura domestiche, ma che da un punto di vista drammaturgico sono esegue. Che ci sia davvero così poco da raccontare di inedito? Forse si, ma non ne siamo molto convinti. In questo modo, ciò che resta è solo un pezzo di vita vissuta, che non appassiona più di tanto, se non coloro che si accontentano di un riassunto di tre ore circa di belle giocate di un calciatore che non ha bisogno di presentazioni. Si finisce con il pronunciare la combinazione di parole più banale che si possa dire a proposito di un campione del suo calibro, ma che a conti fatti rappresenta la più grande delle verità: genio e sregolatezza.