Nightflyers: recensione della serie tv sci-fi horror Netflix
Dal 1° febbraio su Netflix è disponibile la serie tv Nightflyers, lo show sci-fi horror tratta da un racconto scritto da George R. R. Martin.
Siamo sicuri che il nome di George R. R. Martin, autore della novella da cui Nightflyers è tratta, abbia fatto il suo bel traino, anche nei confronti di chi lo sci-fi in salsa horror non lo ama, e soprattutto abbia innalzato l’hype fra i fan del genere. La visionarietà del papà della saga letteraria Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, poi divenuta la famosissima serie tv Game of Thrones, è confermata: Martin non è nuovo al mondo della fantascienza negli anni ’80 aveva sceneggiato alcuni episodi di The Twilight Zone – Ai Confini della realtà. Non è un caso infatti che la novella vinse diversi premi e fu già adattata per il cinema nel 1987 in un film diretto da Robert Collector, uscito in Italia con il titolo Misteriose forme di vita, un flop enorme che riuscì a racimolare al box office solo 1 milione di dollari. Nightflyers si apre con una situazione di caos, con un uomo armato di ascia intento ad inseguire una donna: i due sono a bordo di un’astronave chiamata Nightflyers e sembra su quel veicolo spaziale sia accaduto qualcosa di talmente pericoloso che come anticipa la donna tutto l’equipaggio è destinato a morire. Un flashback ci riporta indietro per spiegare come si è arrivati a quella che si predice un bagno di sangue.
Nightflyers: la serie sci-fi horror è disponibile su Netflix dal primo giorno di Febbraio 2019
È in gioco il futuro dell’umanità a causa di un virus che sta decimando la popolazione, per questo un gruppo di scienziati si mette in viaggio sulla Nightflyers con la missione di intercettare una razza aliena evoluta, i Volcryn, razza che potrebbe rappresentare la sopravvivenza per il genere umano. A bordo dell’astronave si trovano lo sfuggente capitano Eris, nato su quella stessa nave che non ha mai abbandonato e sempre presente grazie alla possibilità di proiettarsi olograficamente in qualsiasi antro della navicella, D’Branin lo scienziato responsabile della missione con un triste passato alle spalle, lo sprezzante xenobiologo Rowan, Melantha essere geneticamente modificato per essere più forte degli uomini, la cybertecnica Lommie e la psichiatra Agatha, che ha portato a bordo della nave l’adolescente telepate Thale, in missione poiché l’unico in grado di comunicare con i Volcryn. Tutti i membri nascondono segreti, elementi che possono minare il pacifico andamento della missione.
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Durante le 10 puntate di Nightflyers infatti spuntano fuori numerosi, forse troppi, colpi di scena che dovrebbero aggiungere suspense su suspense, spingendo al massimo i punti chiave del thriller psicologico. Peccato che ci si domandi perché i personaggi dicano o facciano cose, la logica infatti viene spesso a mancare, facendo nascere nella mente di chi guarda interrogativi che resteranno orfani di risposta. L’atmosfera che si respira sull’astronave spaziale è claustrofobica (non si esce mai dall’astronave se non per pochi minuti) ed è debitrice a tantissimi prodotti legati al genere sci-fi, cyberpunk e horror. Da 2001 Odissea nello spazio alla saga Alien, da Punto di non ritorno di Paul W.S. Anderson a Cloverfield Paradox, senza dimenticare un pizzico di Matrix, Battlestar Galactica, un po’ di Black Mirror e anche di Maniac. Non è un caso che vengano citate così tante produzioni che hanno fatto la storia del cinema e della serie tv, perché Nightflyers delude le aspettative sia dal punto di vista dell’eccessiva presenza di piste, colpi di scena e personaggi poco approfonditi, ma anche dal punto dei dialoghi da soap opera e della recitazione.
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Nonostante la serie tv originale Netflix parta con il piede giusto (sarà merito anche di Mike Cahill, sceneggiatore e regista di film di fantascienza come ad esempio il film The Origins, che posa così la prima impronta dello show) le prime due puntate infatti sono degne di attenzione, ma episodio dopo episodio Nightflyers si fa carico di troppe linee narrative senza che venga lasciato loro il giusto respiro: il risultato è un eccesso di informazioni che tendono a sovraccaricare e confondere, a non soddisfare pienamente la curiosità e soprattutto ad annoiare, nonostante l’intento sia l’opposto e tutto basato sull’intrattenimento senza sosta. Si salva davvero poco di questo show se non l’attenzione al dettaglio raccapricciante e le situazione di grande tensione in chiave horror, che di sicuro allieterà i fan del genere. Nemmeno il discorso filosofico sulle possibilità di vita che si prospettano per il genere umano, ovvero andare oltre il corpo, esplorando le possibilità date dalla telepatia e dalle dimensioni e coscienze digitali riescono a dare respiro ad un prodotto che seppure raccolga i best moment del genere fantahorror, riesce a fare un pasticcio. A dare la botta finale ci pensano gli attori, molti dei quali enfatizzano talmente tanto le loro espressioni da spezzare i mille parti la tensione del momento.
Chissà se l’effetto dejavù e poco approfondito dello script di Nightflyer si fosse potuto evitare se nel progetto fosse entrato anche lo scrittore del racconto da cui la serie tv è tratta. George R. R. Martin ha infatti un contratto di esclusiva con HBO, dunque non è mai entrato in contatto con lo show che è stato prodotto da SyFy (realizzatori di Battlestar Galactica) in Irlanda.