Nobody Wants This: recensione della serie TV Netflix

Una serie che si discosta dai soliti cliché parlando di un amore fatto anche di imbarazzi e difetti.

Nobody Wants This è una serie rom-com di dieci episodi che accarezza e commuove, fa ridere ma anche, per certi versi, piangere, fa interrogare e anche arrabbiare perché quando si parla di sentimenti e di relazioni, di sesso e di amore, le cose si muovono senza sosta, in ogni direzione. Questo è tutto ciò che smuove e spinge la nuova serie, arrivata su Netflix il 26 settembre 2024, creata da Erin Foster, grazie anche ai suoi due protagonisti, Adam Brody (il Seth di The O.C.) che interpreta il bravo, buono, romanticissimo Noah, e Kristen Bell (la Veronica Mars della serie omonima) che dà corpo a Joanne, la divertente, spregiudicata e moderna podcaster, che incarnano due giovani che per caso si incontrano e iniziano a conoscersi, nonostante tutto.

Nobody Wants This: una delle storie più divertenti, più dolci, più romantiche, più vere a cui si possa pensare

Nobody Wants This è la cosa più divertente, più dolce, più romantica, più vera a cui si possa pensare. Kristen Bell è una trentenne spensierata che conduce un podcast di successo con la sorella Morgan (Justine Lupe) su sesso e relazioni. È agnostica, possiamo dire praticamente atea, libera, indipendente, nel podcast si prende gioco di quegli incontri con quegli uomini che potrebbero essere perfetti e invece si dimostrano essere sbagliati, gente da allontanare. Brody è un rabbino che ha appena rotto con la sua fidanzata che si aspettava che lui le facesse la proposta di matrimonio – tanto che già andava in giro con l’anello al dito, proprio per dimostrare il suo status di moglie del rabbino. Noah è un rabbino progressista ma profondamente legato al suo ruolo. Tanto Joanne è libera e spensierata (almeno all’apparenza) quanto Noah è incanalato in un percorso già ben segnato. Noah e Joanne si incontrano a una festa e l’attrazione è immediata, reciproca a cui è difficile da resistere. Lo spettatore crede a quella attrazione, a quell’alchimia che è tangibile, Brody e Bell hanno già lavorato insieme, sono amici nella vita reale e tutto questo si nota chiaramente non solo nelle scene romantiche ma anche nelle conversazioni. Fin dal primo momento si punta su di loro, sull’amalgama perfetto tra i due. Staranno insieme, saranno una coppia non può essere che così, se non loro chi altro.

Parole, messaggi, appuntamenti, sembra però che le loro differenze siano troppe. Hanno dubbi, tanti, crescenti (forse soprattutto Joanne) – in fin dei conti lei fa un podcast sul sesso, lui è un rabbino, lui è una brava persona, lei spesso sbaglia, non si può tirare la coperta, un lato resterà sempre scoperto -, poi li mettono da parte per poi averne di nuovi che sembrano aver spazzato via ogni sentimento. 

Nobody Wants This: il tenero e trascinante amore tra un rabbino e una shiksa

Nobody Wants This, liberamente ispirata alla vera storia d’amore della stessa Foster, figlia di un celebre produttore musicale e musicista, attrice in show come The O.C., Dr. House e Una mamma per amica, gioca con un mondo, grazie alla presenza di Bell e Brody, che è quello del film o della serie d’amore, divertente e commovente anche. Siamo immediatamente dalla parte dei protagonisti, si tifa per loro, per la loro felicità, mentre tutti gli altri sono contrari alla loro storia. Morgan non crede che sia un rapporto sano, la sorella è profondamente cambiata e anche dal punto di vista lavorativo, l’essere felice non la fa essere più simpatica come prima all’interno del podcast. La famiglia di Noah non vede di buon occhio che il giovane non torni con Rebecca, l’ex fidanzata perfetta del rabbino, e che soprattutto Joanne sia una shiksa (un modo dispregiativo per chiamare le persone non ebree). Tutte le donne sono pronte a tutto per eliminare Joanne e spingere Noah a tornare da Rebecca. Le donne gentili, le sorelle Joanne e Morgan, la madre Lynn, sono immature, iperemotive e irritanti, le loro abitudini ricordano più quelle delle adolescenti che quelle delle donne adulte. Rebecca, Esther, la mamma di Noah e Sasha, Bina, trascorrono la maggior parte del tempo a giudicare, tramare e far sentire in colpa. Il loro trattamento nei confronti di Joanne è ostile, al limite dell’abuso. Sasha (Timothy Simons, un orso di uomo con il tempismo comico più agile che si possa immaginare), il fratello di Noah, un bambino dal cuore buono, che ha una moglie ebrea, Esther (Jackie Tohn), e una figlia. La loro profonda armonia coniugale di fondo è resa in modo convincente.

Il punto centrale nel loro rapporto sarà proprio il fatto che Noah è un ebreo devoto, il suo sogno è diventare rabbino capo del suo tempio, Joanne non sa neppure cosa significhi shalom; sono proprio due mondi agli antipodi, eppure ci sono cose che vanno al di là del corpo e della carne, si tratta di questioni epidermiche. Noah si innamora perdutamente e velocemente di Joanne, poco importa a Noah che lei non creda in nessuna religione e che conduca un podcast con la sorella e a Joanne poco importa se iniziando a frequentare un uomo sicuro e solido come Noah, le sue storie per gli ascoltatori diventino “noiose”. Tutto crolla ma loro no, loro parlano, comunicano davvero, hanno un problema, un “segreto” con i loro tempi ne discutono senza alcuna paura.

Potrebbero essere completamente opposti, come tutti intorno credono, ma a chi importa quando l’attrazione è così palpabile? La serie usa i suoi personaggi, le loro dicotomie per affrontare domande universali su compromesso e sacrificio: quanto rinunciare per stare con la persona giusta? Qual è la via di mezzo quando due persone innamorate vogliono cose diverse? È possibile avere tutto?

Una storia che parla di normalità e di realtà

Lo show racconta le vite emotive e romantiche di due adulti un po’ egoisti ma estremamente dolci e teneri, riporta alla memoria volti familiari e nostalgiche storie, gioca con battute, con le vite dei personaggi, con i loro difetti perché ne hanno tanti e alcuni insopportabili eppure ciascuno può riconoscersi in loro. Per certi versi gli episodi e l’intera serie sono prevedibili, ma se si riesce a tracciare la traiettoria di ciascuna puntata, il viaggio sarà sempre piacevole. La caratterizzazione intelligente e la scrittura capace di abbracciare scenari non convenzionali riescono a catturare l’attenzione: come quando Joanne finisce per accettare consigli romantici da un gruppo di adolescenti che frequentano il campo estivo dove insegna Noah.

Dà spazio a una storia d’amore piena di difetti, di diversità, di imbarazzi e inadeguatezza proprio come accade a qualsiasi essere umano, ed è questo ciò che rende realistico e interessante il racconto di Joanne e Noah.

Nobody Wants This: valutazione e conclusione

Grazie a un racconto ritmato e dinamico, a un cast azzeccatissimo e alla riflessione sull’amore che va al di là della banalità, la serie si discosta dai soliti cliché, tipici delle classiche commedie romantiche, pur lavorando proprio su alcuni dei concetti cardine del genere ( gli opposti si attraggono e due individui molto belli con molta chimica ma vite molto diverse) aggiunge molto di suo. Nobody Wants This ha il vantaggio di essere radicato nella realtà, anche perché la creatrice dello show si è convertita all’ebraismo quando ha sposato suo marito, quindi ha esperienza diretta; è una vera carezza, una tenera canzone d’amore, il messaggio che lancia al pubblico, dà spazio a una storia d’amore piena di difetti, di diversità, di imbarazzi e inadeguatezza.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 4

4

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