Northern Rescue: recensione della serie tv Netflix

La nostra recensione di Northern Rescue, dramma familiare in dieci episodi disponibile su Netflix.

Ci sono dolori che scuotono dal di dentro, che passano come un terremoto e lasciano gli esseri umani sfiancati, atterriti, distrutti. Questo capita alla famiglia West,dopo la morte di Sarah, madre di Maddie (Amalia Williamson), Scout (Spencer MacPherson) e Taylor (Taylor Thorne), e moglie di John (William Baldwin); sembra che nulla li possa risollevare ma poi i quattro mettono tutto negli scatoloni e partono per Turtle Island Bay, luogo in cui li attende Charlie (Kathleen Robertson), la sorella di Sarah. La serie (canadese) Netflix, Northern Rescue (10 episodi), creata da Mark Bacci, David Cormican e Dwayne Hill, pone a centro la sofferenza della perdita e la resilienza a cui ci si deve abbandonare per sopravvivere.

Northern Rescue: il racconto di come a tutto si sopravvive

Northern Rescue mostra come la famiglia West viva il lutto, ognuno con la propria indole, ognuno con il proprio piccolo o grande bagaglio di esperienze, ognuno con i proprio doveri, e mostra anche quanto sia fondamentale la famiglia (se lo dicono spesso i componenti di questo nucleo come una coazione a ripetere).

John non può soggiacere alla morte tra lacrime e disperazione, ha tre figli, di età differenti, con esigenze differenti, di cui prendersi cura, deve rinchiudere in un posto segreto il suo strazio ed andare avanti, e lo deve fare per i suoi tre figli. Se l’uomo è abituato per lavoro ad aiutare gli altri, a dare soccorso a chi è in pericolo, ha sempre partecipato con distacco a ciò che accadeva nella propria famiglia (non sa che Charlie era incinta ma che ha perso il bambino e continua a dirle che lei non può capire perché non è madre). Ci sono Taylor, l’ultimogenita, innamorata della scienza e dello spelling, Maddie, un’adolescente ribelle e piena di rabbia, Scout, un giovane uomo amante della musica e pieno di sentimenti; è impossibile per dei ragazzini pensare di vivere senza la propria madre, quella che ti pettina la mattina, con cui canti in macchina, a cui fai sentire le canzoni di cui componi la musica. Per loro è complicato – lasciare gli amici, la ragazza addolora – ma anche molto entusiasmante  – in fin dei conti tutto ricorda qualcosa, ogni luogo ha una storia per loro, e le paure sono tante, tra i banchi di scuola e con gli amici – mettere tutto in una “busta” e partire. Un giorno questo dolore ti sarà utile recitano un libro e un film ed è questo il senso di Northern Rescue, mostrare quanto sia difficile rialzarsi ma quanto, al tempo stesso, sia paradossalmente e scioccamente facile farlo. Certo, di problemi ne hanno i West, ma sono quasi quelli “normali”, quelli di un qualsiasi adolescente – che si sente preso in giro, soffre per amore, si sente solo -; il Male per loro principe sembra accessorio agli altri: perché è crudele ma per una ragazzina diventa fondamentale la gara di spelling a scuola, per un ragazzo la squadra di lotta libera, e la morte della madre è lì ma è una cosa a cui ci si deve abituare. Certo, al centro della serie Netflix c’è la resilienza ma c’è qualcosa che non torna nella trattazione del dolore, non ci si immerge totalmente in quel coagulo di lacrime e angoscia (è ovvio, i protagonisti piangono ma restano sempre un passo indietro).

Northern Rescue: Maddie, una narratrice che cerca di trovare delle risposte

Chi invece è ancora completamente incastrata nella morte della mamma è Maddie, voce narrante delle puntate; lei sa cose che non la lasciano in pace, che deve chiarire a se stessa e agli altri per poter andare avanti. Quanto è giusto mentire per il bene degli altri? Le cose sono sempre come appaiono? La ragazza si trova in mezzo ad un tornado a cui non è pronta ma in cui deve buttarsi, deve indagare, capire, ma non sempre ciò che viene a galla è sopportabile e gestibile. Maddie è la classica ribelle per risposta a ciò che le tocca in sorte – si fa mettere in prigione, si lega a persone che il padre non ama -, solo nella nuova casa, un acquario in cui vive anche un dolcissimo pinguino femmina, trova un po’ di pace ma il suo dolore no, non passa mai. Tra i ricordi della madre scova i suoi diari, lì ci sono quelle che lei crede essere delle risposte e così molte domande affollano la sua mente. Per fortuna però nella città e nella nuova scuola fa amicizia con un ragazzo e con una ragazza che l’aiutano a sopravvivere alla mancanza di Sarah.

Uno dei problemi di Northern Rescue sta proprio nel fatto che mette in campo fin troppe situazioni: un’investigazione, gli svenimenti di Taylor, la rabbia di Scout, il distacco di John, le vicende personali di Charlie (il ritorno dell’ex fidanzato); troppi elementi che, in realtà, non danno profondità a niente.

Northern Rescue: una serie che poi, alla fine, lascia ben poco

John tenta di prendere il posto di sua moglie, l’amore della sua vita, tenta di rivestire i suoi panni, da cellula esterna che c’è ma che sta spesso nelle retrovie (non è assente ma è occupato in altro e sa che accanto ai suoi figli c’è la moglie che torna infatti nei ricordi dei ragazzini oltre che nei suoi), entra nel nucleo e non senza difficoltà. Anche in questo caso però si resta sempre un passo indietro perché c’è una sorta di superficialità nel racconto del dolore che riguarda poi nell’atto pratico, nei dialoghi, negli snodi narrativi una trascuratezza, un’esasperazione degli avvenimenti per non dimostrare che sotto a tutto questo c’è poco.

Regia - 2
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2
Sonoro - 2.5
Emozione - 2.5

2.3

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