Notre-Dame: recensione della minserie francese Netflix
L’incendio che il 15 aprile del 2019 ha ferito a morte la celebre Cattedrale parigina e le gesta che i pompieri locali hanno compiuto per salvarla dalle fiamme rivivono nella serie scritta e diretta da Hervé Hadmar. Dal 19 ottobre 2022 su Netflix.
Il 15 aprile 2019 è una data che la Francia e il mondo intero non potranno mai dimenticare. Nel tardo pomeriggio di quel maledetto giorno, quando le lancette dell’orologio segnavano le 18:53, la Cattedrale parigina di Notre-Dame venne avvolta dalle fiamme di un inaspettato e catastrofico incendio, provocando danni significativi all’edificio, tra cui il crollo della flèche e del tetto. Un bilancio drammatico al quale si è andato ad aggiungere anche il ferimento di due agenti di polizia e un vigile del fuoco presenti sul luogo della catastrofe. E bisognerà attendere le prime ore delle mattina seguente per vedere l’incendio completamente domato e soffocato. La cronaca e i ricordi di quei lunghi, interminabili ed estenuanti momenti, che hanno tenuto con il fiato sospeso milioni di persone, sono stati raccolti da Romain Gubert nel suo libro La nuit de Notre-Dame, nelle cui pagine sono custodite le preziose testimonianze di alcuni membri della Brigata dei Pompieri di Parigi intervenuti per spegnere l’incendio. Quelle stesse pagine sono diventate tre anni dopo la base narrativa e drammaturgica dalla quale Hervé Hadmar ha tratto la miniserie in sei puntate (da 50’ cadauno) dal titolo Notre-Dame.
Notre-Dame ripercorre i momenti terribili dell’incendio alla Cattedrale parigina partendo dalle pagine del romanzo di Romain Gubert
La nuova produzione targata Netflix, rilasciata il 19 ottobre 2022, ripercorre proprio la notte di quel terribile incendio che vide forze dell’ordine e dei pompieri parigini rischiare la propria vita per arginare i danni delle fiamme sulla storica e bellissima costruzione del XIV secolo. Qualche mese fa anche Jean-Jacques Annaud lo aveva fatto in Notre Dame in fiamme, ricostruendo quei terribili attimi attraverso gli occhi di chi da fuori osservava inerme l’incendio divampare, dando la propria testimonianza con riprese dal cellulare e intonando canti e preghiere, ma soprattutto seguendo le eroiche gesta dei pompieri che hanno rischiato la vita per salvare uno dei simboli più importanti di Parigi, vale a dire una cattedrale che sta in piedi da 8 secoli e che contiene al suo interno opere d’arte dal valore inestimabile. Il cineasta francese ha dunque utilizzato diverse tipologie di immagini: da una parte quelle di finzione create ad hoc per mettere in scena gli eventi di quel giorno, dall’altra il materiale di repertorio costituito da tutte quelle riprese effettuate dalle persone presenti quel giorno sul luogo del disastro. Il risultato è stato un docu-film che, al di là della testimonianza storica e commemorativa, non ha inciso quanto sperato, poiché intriso di quella retorica e di quel didascalismo che tanto male recano a progetti di questo tipo.
In Notre-Dame, il regista Hervé Hadmar cerca di focalizzarsi più sui fatti che sulle emozioni
Fortunatamente Hadmar per la serie che ha scritto e diretto è riuscito a non scivolare nelle stesse sabbie mobili che hanno inghiottito l’opera del connazionale, anche se la retorica dell’eroismo di tanto in tanto si affaccia nel corso degli episodi quando si chiamano in causa i rischi corsi dai pompieri e dalle forze dell’ordine per spegnere l’incendio e salvare i tesori custoditi nella Cattedrale, a cominciare dalla corona di spine indossata da Gesù. Quella stessa retorica che, mescolata con una dose massiccia di stucchevole patriottismo, trasuda copiosa e senza sosta dal World Trade Center di Oliver Stone, martoriandone il final cut. Il collega francese cede solo di rado alla tentazione della retorica, lasciando però il patriottismo alla porta. In Notre-Dame, Hadmar cerca di focalizzarsi più sui fatti che sulle emozioni, il ché gli consente di mantenere la giusta lucidità e distanza dagli eventi narrati. Questi ovviamente vengono romanzati, seppur basandosi su testimonianze vere che ne certificano in gran parte l’autenticità e scongiurano la completa o parziale manipolazione.
Notre-Dame parte dal dramma che si è consumato e si avvale dagli stilemi del disaster-movie per trasporlo sullo schermo
La scrittura di Hadmar attinge a piene mani dalle pagine del romanzo di Gubert e al contempo dalle suddette testimonianze che lo hanno alimentato. Partendo dal dramma che si è consumato e avvalendosi dagli stilemi del disaster-movie, il regista confeziona una fiction molto realistica in cui la storia collettiva si intreccia con le vicende individuali. Notre-Dame si muove lungo queste due direttrici, che a loro volta si sviluppano su un doppio binario temporale. Durante una giornata che sembra non avere mai fine, mentre le fiamme divorano la Cattedrale e i pompieri cercano di domarle, va in scena un giro di vite dentro e anche fuori dalla struttura, tra cui quello che riguarda Victoire (la bravissima Marie Zabukovec) e la sua famiglia. Un modus operandi che vede il presente storico palleggiare con il passato di alcuni personaggi, creando un dramma nel dramma che funziona come un sistema di scatole cinesi. Ciò rende le timeline e la linea orizzontale del racconto una sequenza stratificata di eventi, anche se quelli extra catastrofe non hanno lo stesso impatto della lotta dei pompieri per salvare il salvabile dalle fiamme. Questo per dire che mantenere il focus narrativo sulla tragedia in atto, senza costruirci intorno altro, avrebbe sicuramente giovato alla serie e alla sua fruibilità, valorizzando ancora di più la presenza nel cast di interpreti di grande statura come Roschdy Zem, che con potenza e intensità ha vestito i panni del Generale dei pompieri Ducourt.