Obi-Wan Kenobi: recensione finale della serie di Disney+

Su Disney+ si è conclusa la serie spin-off su Obi-Wan Kenobi. Tra grandi ritorni, nuovi personaggi e spade laser è riuscita a convincerci?

Lutto, redenzione, duelli a colpi di spade laser ed epiche battaglie spaziali. Con un incipit del genere nessuno di noi avrebbe avuto dubbi sulla potenza emotiva di una serie come Obi-Wan Kenobi, purtroppo così non è andata. Dopo due episodi introduttivi davvero interessanti, la serie ha proseguito verso un declino narrativo quanto della spettacolarizzazione. Arrivati al season finale, lo spin-off sul famoso jedi sembra essere un’operazione fine a sé stessa. Coloro che sono cresciuti con Star Wars sanno bene cosa vuol dire epicità, che quì sembra mancare come l’aria. Il tutto si sussegue normalmente, come una serie di eventi privi di storia e forti emozioni. La direzione di Deborah Chow vacilla a più riprese, come se non fosse conscia del passato e della portata dei personaggi che sta portando sullo schermo.

L’unico a salvarsi è proprio lui, Ewan McGregor. Il suo Ben/Obi-Wan Kenobi è una figura spezzata da ciò che reputa il suo fallimento, la sua colpa. Colui che un tempo veniva considerato un maestro, un Jedi rispettato e ben voluto, all’inizio della serie è solo una pallida ombra di ciò che era una volta. Davanti a noi abbiamo un uomo schiacciato dall’ingombrante fantasma di Anakin Skywalker, suo vecchia amico e apprendista. Mcgregor riesce a cogliere le nuove sfumature del suo personaggio, riportandolo pian piano ai fasti di un tempo; nel look quanto nell’attitude. Il problema, però, è che l’attore non riesce a tenere a sé i fili di una sceneggiatura che si sgretola ad ogni episodio. Tutto ciò che ha caratterizzato Star Wars viene qui messo da parte, o comunque trattato con una certa superficialità. Ma entriamo nel particolare.

Obi-Wan Kenobi e il fatidico scontro tra allievo e maestro

Obi-Wan Kenobi - Cinematographe.it

Sono passati dieci anni dall’epico scontro tra Anakin e Obi-Wan, da quella ormai iconica Battle of the Heroes. Star Wars III: La vendetta dei Sith ha segnato la fine della trilogia prequel, ma anche l’inizio della storia di Darth Vader. Quest’ultimo è riconosciuto come uno dei più grandi villain della storia del cinema. Il solo suono del suo respiro riporta alla mente l’immagine di un elmo nero come la notte. Avere a che fare con una simile eredità non è un’impresa facile e richiede grande rispetto e responsabilità. Il rapporto tra allievo e maestro ritorna preponderante in Obi-Wan kenobi, come l’amicizia e l’amore che ha legato due persone. Lo notiamo da come Ben guarda la piccola Leia, e come in lei riveda il volto di Padme. I vari flashback ci conducono a tempi più tranquilli, all’addestramento di Anakin. Eppure, sembra mancare qualcosa, ma cosa? A nostra avviso una scrittura capace di svincolarsi dai soliti cliché.

I dialoghi, nella serie, rimangono a galla sulla superficie. La produzione esplora mai il vasto fondale sotto di lei, salvo in brevi occasioni. Si limita a rappresentare un flusso di avvenimenti cadenzati da discutibili scelte. L’apice viene raggiunto nel quarto episodio, dove l’Impero viene rappresentato come una manica di sprovveduti. Per non parlare della scena del cappotto – chi ha visto l’episodio sa di che cosa stiamo parlando – capace di farci cadere le braccia talmente forte da riecheggiare fino agli studi della Disney. Tuttavia, non sono questi momenti “cringe” ad affossare la serie, ma l’incapacità di donare una certa patina visiva al prodotto. Con questo non vogliamo affermare che manchino i momenti adrenalinici, ma sprovvisti di un certo background la loro riuscita è pressoché dimezzata. Nel particolare ci riferiamo al sesto e ultimo episodio e a quello scontro tanto atteso tra Darth Vader e Obi-Wan Kenobi.

Darth Vader - Cinematographe.it

Dal punto di vista della CGI ci saremmo aspettati qualcosa di più, ma nel complesso il momento funziona comunque. La camera tremolante di Deborah Chow vorrebbe restituirci una certa verità del momento, ma un simile taglio autoriale cozza fin troppo con la mitologia starwarsiana. Abbiamo le piroette, l’uso della forza, le spade laser e due iconici personaggi, eppure perché non riusciamo ad emozionarci come si deve? È un dilemma che ci affligge fino alla fine dell’episodio. Viene da chiedersi se Star Wars abbia ancora qualcosa da raccontare, ma ripensando a film come Rogue One o a serie come The Mandalorian la risposta è sì. Il problema non può che risiedere nel confezionamento di Obi-Wan Kenobi, serie sponsorizzata come il Logan, o addirittura il Joker, di Star Wars. Nei sei episodi che compongono la serie non abbiamo riscontrato quei topoi dell’eroe caduto che hanno caratterizzato i film citati.

Non proprio ciò che ci aspettavamo

Obi-Wan Kenobi - Cinematographe.it

Altro aspetto dolente di Obi-Wan Kenobi è il trattamento riservato al personaggio di Reva, quasi fulcro di una seconda storia. Le motivazioni che muovono la sua spada laser sono comprensibili, le sue azioni un po’ meno. Anche in questo caso, le scelte adottate per la Terza Sorella nel sesto episodio non trovano una spiegazione nel grande piano della serie. La sua presenza toglie minutaggio essenziale alla vera storia, quella del protagonista. Inoltre, la conoscienza del destino dei personaggi priva i momenti cardine di qualsiasi suspense, in quanto consci della loro sopravvivenza. È il caso del piccolo Luke Skywalker, ma lo stesso principio può essere applicato per il resto del cast.

Il viaggio di Obi-Wan dall’eremita Ben all’antico maestro jedi non ci dice nulla di nuovo sul personaggio. Le varie trame, dalla proto-ribellione al destino di Reva, si esauriscono come il fuoco di un fiammifero. La presenza di Darth Vader è sempre un colpo al cuore, tuttavia è difficile ripetere quell’emozionante apparizione in Rogue One. Il suo arrivo con tanto di mantello svolazzante e gente strozzata nella serie non ha lo stesso impatto dei film, per quanto dietro la maschera ci sia ancora una volta Hayden Christensen. Ci saremmo aspettati un maggior coinvolgimento dell’attore, soprattutto nei flashback. Quest’ultimi, come dicevamo, sono privi di intimità e profondità. Vengono arrestati da una frenetica e ingiustificata serie di eventi.

Obi-Wan Kenobi - Cinematographe.it

Obi-Wan Kenobi potrebbe essere tranquillamente Prova a prendermi in salsa spaziale. Per sei episodi non vediamo altro che la piccola Leia fuggire a gambe levate, essere catturata, liberata e in fuga di nuovo. Lo stanco Ben le corre dietro come un nonno preoccupato al parco. Ci dispiace dirlo, ma nessun “Hello there”, o marcia imperiale, è riuscito ad oscurare i vari difetti di questa serie. Fino alla fine il nuovo prodotto di Disney+ perde l’occasione di mostrare momenti forti e molto attesi. Il finale di stagione con la comparsa di Qui-Gon Jinn è trattato in maniera quasi innocente e comica, non ci restituisce tutta la portata del momento. I rapporti tra i personaggi si esauriscono a poche e semplici battute, come se un duello a colpi di blaster o spade laser possa bastare. Per noi Obi-Wan Kenobi rimane un grande mistero, perché gli elementi per raccontare qualcosa di interessante, fresco e sì, anche nostalgico, erano tutti lì. Purtroppo, rimaniamo immobili con un pugno di sabbia di Tatooine tra le mani; la maledizione di Moon Knight colpisce ancora.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 2

2.8