Omnivore: recensione della controversa docuserie di Cary Fukunaga
Un vero poema d'amore dedicato al cibo e alla prassi dietro la gastronomia: Omnivore è un trionfo di Fukunaga!
Omnivore, la docuserie di Apple TV+ diretta da Cary Joji Fukunaga e narrata dallo chef René Redzepi, offre un’immersione profonda e visivamente sontuosa nel mondo della gastronomia globale. Disponibile in streaming a partire dal 19 luglio 2024, è una vera e propria elegia al cibo e alle sue innumerevoli sfumature.
La serie non si limita a esplorare la preparazione dei cibi, ma ci porta a conoscere le storie intime e spirituali degli ingredienti fondamentali e delle persone che ne fanno uso. Ogni episodio è un viaggio che si dipana lentamente, consentendo allo spettatore di assaporare ogni storia, proprio come si farebbe con un piatto elaborato. La regia di Fukunaga, nota per la sua abilità cinematografica, conferisce a Omnivore un’aura di eleganza e contemplazione, rendendo ogni inquadratura una delizia per gli occhi.
Omnivore è una poesia di gusto dedicata alla varietà e alla cucina in tutte le sue sfumature
L’episodio iniziale, dedicato alla coltivazione dei peperoncini in Serbia, stabilisce subito il tono della serie: pazienza e profondità. Questa lentezza deliberata permette agli spettatori di entrare in sintonia con i ritmi naturali del cibo, un aspetto spesso trascurato nei moderni show culinari. Il narratore, Redzepi, con la sua voce quasi sacrale, guida il pubblico attraverso le sfaccettature della produzione alimentare, dal campo alla tavola, mettendo in risalto il lavoro e la passione degli artigiani del cibo. La serie, però, non è solo un inno alla bellezza del cibo, ma anche un invito a riflettere sul significato più profondo del nutrimento.
Nonostante la sua bellezza visiva e la narrazione poetica, Omnivore non riesce sempre a esplorare a fondo le tematiche più complesse che introduce. In un episodio, si affronta il dilemma della sostenibilità e dell’etica nella pesca del tonno, ma la trattazione rimane superficiale, evitando di mostrare le realtà più crude e difficili. Questo approccio potrebbe deludere chi cerca una discussione più approfondita e senza filtri su questioni critiche come l’industria alimentare globale e le sue implicazioni ambientali. Omnivore sembra preferire il comfort delle immagini suggestive e dei toni riflessivi, evitando di spingersi troppo oltre nei territori scomodi.
Nonostante queste mancanze, Omnivore rimane una serie affascinante e ricca di spunti. La capacità di mettere in luce le persone dietro i cibi, dalle aste di tonno nei mercati giapponesi ai macellai spagnoli con i loro asini da compagnia, è una delle sue forze principali. Redzepi, pur essendo una presenza costante, non domina mai la scena, lasciando che siano le storie dei protagonisti a emergere. Questa scelta narrativa rende Omnivore un’esperienza corale e coinvolgente, che celebra non solo il cibo, ma anche le comunità e le tradizioni che lo rendono possibile.
Omnivore: valutazione e conclusione
La serie, pur con i suoi limiti, offre un viaggio emotivo e sensoriale che lascia un segno duraturo, ricordandoci perché il cibo è così centrale nella nostra vita e cultura. Difficile non amare il cibo, la cultura a esso connessa e le verità profonde che svela a livello antropologico e sociale: Omnivore mostra tutta questa ricchezza e tutto questo amore con immagini intense e toccanti, che elogiano il rapporto tra la gastronomia e la società.
Regia 3.5
Sceneggiatura 3.5
Recitazione 3.5
Fotografia 3.5
Sonoro 3.5
Emozione 4