On Becoming a God: recensione della serie con Kirsten Dunst
Il catalogo di Tim Vision si arricchisce della prima stagione di On Becoming a God in Central Florida, show sopra le righe con una Kirsten Dunst assoluta protagonista.
Siamo, come da titolo, in Florida centrale, dalle parti di Orlando, una regione umida del continente nordamericano abitata da gente che sublima nella bizzarria le assenze di prospettive e la desolazione sociale a cui è inchiodata. Siamo agli inizi degli anni Novanta, il sistema capitalistico è oliato e in gran fermento: guru finanziari promettono di far fare soldi facili, a patto di accettare di entrare in un sistema piramidale nel quale i soldi, in verità, li fanno quelli ai vertici sfruttando i creduloni alla base. Kirsten Dunst è Krystal, inserviente di un parco acquatico, moglie di Travis (Alexander Skarsgård) e da poco mamma: suo marito è di quelli assoldati nello schema piramidale di cui sopra affinché vendesse prodotti inconsistenti truffando gli acquirenti. A un certo punto della storia – e ci guardiamo bene dal rivelare perché – è costretta ad affilare le unghie per sopravvivere e farsi strada in un mondo in cui i veri alligatori non sono solo quelli mimetizzati negli stagni.
On Becoming a God in Central Florida: uno show ibrido nella forma, ma ‘fissato’ al suo nucleo tematico
Appare chiaro fin dal primo episodio che il carattere di On Becoming a God in Central Florida, scritta da Robert Funke e Matt Lutsky, entrambi poco più che neofiti dalla serialità, non sia definito, ma piuttosto un ibrido di suggestioni multiple: c’è la vena sarcastica da umorismo nero; c’è il registro del grottesco; c’è talvolta l’accento tenero in personaggi costruiti secondo tipizzazioni che alternano l’eccentricità vistosa e la più temperata stramberia melanconica. L’interpretazione degli attori, quella dell’assoluta protagonista Kirsten Dunst su tutte, gravita in orbite distorte, nel segno dell’anti-naturalismo: le parole sono trascinate o ‘sovra-vocalizzate’ nell’amplificazione di qualsiasi modalità espressiva utilizzata, ironica o istrionica, rabbiosa o addolorata. Nulla sembra snocciolarsi con naturalezza e l’effetto caricaturale che ne deriva appare ricercato, aderente a una precisa programmatica stilistica e a una puntuale intenzione comunicativa.
On Becoming a God in Central Florida: Kirsten Dunst si prende la scena
Kirsten Dunst, madre coraggio che nulla può cedere all’autocommiserazione, indossa l’apparecchio, i capelli li tiene in disordine e i suoi abiti, tanto quanto i suoi modi, comunicano un senso di rozzezza che è più questione di ambiente che di intima natura. Eppure, in questo suo personaggio senza dubbio pieno di colori, domina l’impressione di un eccesso di spunti che, nel virtuosismo, sfuggono al controllo interpretativo. Il racconto è quello dell’America ai margini, dell’America dei diseredati e dei disperati che, comunque, non spengono nella rassegnazione i loro sogni di gloria: qualcuno potrebbe osservare che, al cinema, in tv o nelle piattaforme online, la provincia americana sia scarsamente rappresentata, ma, alla prova dei fatti e dei titoli (Un sogno chiamato Florida basti a esempio), così non è.
On Becoming a God in Central Florida: la prima stagione su TimVision dal 18 giugno 2020
On Becoming a God in Central Florida vorrebbe, dunque, presentarsi come prodotto originale, anche per via della sua strutturazione miscellanea, ma, nel guardarlo, si ha continuamente l’impressione del déja-vu. In fondo, la tematica è quella ossessivamente percorsa da gran parte della tradizione statunitense: il sogno americano, il capitalismo forsennato, la monomania dei soldi. Niente di nuovo sotto il sole, anche se è quello rovente della Florida e delle sue iconografie torride e sbertucciate.
Lo show piacerà senz’altro a chi ama le atmosfere cariche, gli ambienti consumati della provincia americana, le questioni identitarie che stanno a cuore agli abitanti del Nuovo Continente, la retorica della contrapposizione tra vincenti e perdenti, l’epica dell’anonimo che riesce, grazie alla forza del carattere, a riprendere in mano le redini di una vita sempre pericolante, sempre sul ciglio dello schianto e dell’annullamento sociale. Ma la contro-narrazione che questo show porta avanti è narrazione allineata essa stessa, in quanto il disallineamento, nell’assenza di puntiglio critico, è più formale che sostanziale
On Becoming a God è in uscita il 18 giugno su TIM Vision.