On My Block – Stagione 4: recensione della serie Netflix
Sono passati due anni e le vite di Monse (Sierra Capri), Cesar (Diego Tinoco), Jamal (Brett Gray) e Ruby (Jason Genao) sono cambiate, la scuola, le amicizie, le giornate. “Non siamo amici e non lo saremo mai più”; una frase lapidaria che significa molto, forse tutto per un gruppo di ragazzi che hanno condiviso ogni cosa, dolori e tragedie, gioie e traguardi, segreti e errori. Parte da qui la quarta e conclusiva stagione di On My Block, la serie con i suoi 10 episodi – disponibile in streaming dal 4 ottobre 2021 -, creata da Lauren Lungerich, Eddie Gonzalez e Jeremy Haft, che racconta la crescita e la maturazione di un gruppo di ragazzini di Freeridge, luogo i cui malavita, soldi, gang rivali sono all’ordine del giorno.
On My Block – Stagione 4: un racconto di crescita, d’amore e di amicizia
“Non puoi fuggire dal passato”
Nella quarta stagione di On My Block lo spettatore ritrova i personaggi cresciuti, ognuno ha preso la propria strada anche se questo ha voluto dire cancellare, mettere da parte, fingere di non vedere. Sembrava impossibile vivere gli uni senza gli altri, invece si può, fa male probabilmente, distrugge ma bisogna andare avanti. Monse ha frequentato il liceo femminile, Cesar ha preso il posto lasciato dal fratello, Oscar – che ha cambiato vita, una compagna, una figlia in arrivo e un nuovo lavoro -, è ora leader dei Santos, tatuato, con la croce al collo, il volto indurito dalla rabbia e dalla paura, sembra che non ci sia posto per quel ragazzo pieno di sogni e di desideri di futuro. Jamal è diventato il più popolare della scuola, le compagne di scuola perdono la testa per lui che sembra aver dimenticato quello che era, strano e un po’ folle, Ruben sta con Jasmine e ha nascosto da qualche parte il sé di due anni prima. Questa stagione ci mostra un piccolo universo completamento ribaltato, nessuno appare sé stesso. Un segreto viene a galla: viene ritrovato un cadavere, quello di Cochillo, i ragazzi lo sanno, questo indizio sta a significare che tutto può riemergere. Non si può sfuggire al passato per sempre.
In On My Block si parla di senso di colpa e di amore (verso sé stessi, verso gli altri, verso la propria città), di cura (“chi si prenderà cura di noi adesso?”) e di crescita, di morte e di famiglia (di sangue o costruita). Tutti questi personaggi, ragazzini che dialogano con la malavita, il sangue e la morte, figli di un sistema, vittime di chi ha scelto per loro (momento incredibilmente profondo quello tra Ruben e Latrelle, il ragazzino che nella prima stagione ha ucciso Olivia proprio per questa lotta fra bande), di un mondo che spesso è crudele, vogliono migliorare, sognano un futuro per loro e per gli amici.
Ruby: “Tutti quelli che mi stanno intorno camminano su una corda tesa, a causa di quello che hai fatto loro. Credono che io viva nella paura e fino a questo momento forse era così. Ho realizzato che eri solo un ragazzo che ha fatto un casino.”
Questo dialogo tra Ruby e Latrelle dimostra quanto sia difficile e disperato vivere in queste città: i due hanno più o meno la stessa età ma hanno un destino diversissimo, l’uno è un ragazzo con delle speranze, l’altro no, l’uno può sperare, l’altro no, eppure hanno abitato le stesse strade, addirittura l’uno era invitato al compleanno dell’altro.
On My Block – Stagione 4: una rielaborazione del tema dell’identità
Quel corpo morto che ci riporta alle stagioni passate, a due anni prima, apre un varco nel muro che ciascun componente del gruppo ha tirato su, fatto di silenzi, di cose non dette, di fraintendimenti. Come hanno fatto? Perché è successo questo? A poco a poco gli episodi costruiscono il presente. Grazie a flashback lo spettatore capisce perché Jamal, Ruby, Monse e Cesar abbiano dovuto andare avanti. I gesti di chi si ama possono fare molto più male di quelli degli sconosciuti: sentirsi isolati, sentirsi sbagliati è normale ma fa più male se la causa del malessere è un amico, è normale creare nuovi rapporti d’amicizia ma può essere doloroso per chi subisce il distacco.
“Cosa sei diventato?”. Proprio questa domanda esplode sullo schermo e spesse volte la si pone alle persone più importanti della vita. On My Block diventa una rielaborazione del tema dell’identità, di cosa si voglia essere e chi si voglia essere: crescere non vuol dire cancellare tutto, anche la parte migliore di sé, non vuol dire stare lontano da chi si ama – Monse cerca di spiegare e rispiegare a Jasmine, triste per la fine del rapporto con Ruby, che prima di amare un’altra persona bisogna amare sé stessi, prendersi cura di sé, lo dice però, ferita dalle difficoltà di comunicazione con Cesar.
In questo quarto capitolo i protagonisti sono diversi, sono mascherati da qualcosa d’altro, da qualcun altro. Jamal infatti per vincere le elezioni di presidente della scuola – ruolo che Ruby voleva fin da bambino – fa di tutto, anche umiliare l’amico di una vita, Ruby appunto, in lizza per lo stesso incarico, svelando un segreto che lui teneva nascosto. Ruby a sua volta continua a stare accanto a Jasmine nonostante il loro rapporto non sia felice come prima e arriva a dirle: “Ho perso il vero me stesso stando con te”. La distanza, la crescita hanno rovinato anche la storia d’amore tra Cesar e Monse: lei non può accettare di essere messa in pericolo da lui, lui per la furiosa guerra tra gang si dimentica degli altri, anche se per poco.
Monse: “Ormai non so più chi sei”
Cesar: “Sono la stessa persona. Voglio solo prendermi cura di tutti, compresa te. Io ti amo.”
On My Block – Stagione 4: l’avventura serve a ricucire gli strappi
Le avventure fanno sì che il gruppo si riunisca, diventano collante per quel vaso che si è rotto ma nessuno dei componenti si è mai dimenticato di essere stato una volta un intero. Monse torna dal liceo per passare a casa le vacanze natalizie, Jamal e Ruby ricominciano a parlarsi anche a costo di mettersi a nudo (“la verità è che mi manchi”), Cesar è colui che ha più difficoltà a tornare indietro. Si sente in colpa per ciò che è stato, per ciò che è, per il sangue che scorre nelle sue vene e deve rimediare e per farlo deve vivere quella vita.
Chi si è voluto bene se ne vuole sempre e basta poco per riallacciare le fila, per chiedere scusa e per scusare.
Questa stagione è quella utile a ricucire gli strappi e mostra come la maturazione dei personaggi passi attraverso quelle che sembrano solo favole per bambini. Un tesoro nascosto, nani che compaiono e scompaiono, figure quasi mitologiche (Lil’ Ricky) che sono guru per i quattro, fanno sì che i ragazzi giochino/lavorino/rischino insieme per raggiungere i propri scopi.
Ruolo importante nella storia è anche quello dei ragazzi con gli adulti: da una parte c’è l’interessante rapporto tra Cesar e Oscar, i loro ruoli si sono ribaltati ed ora chi era il “buono” è il “cattivo” e viceversa, dall’altra c’è quello tra l’abuelita di Ruby e il gruppo, soprattutto Jamal e anche lo stesso nipote. Questi due personaggi sono fondamentali nella storia, aiutano, supportano, sostengono e proteggono. Oscar paga e ha pagato sempre per sé stesso e anche per suo fratello, abuelita ricorda ai genitori dei ragazzi che questi ultimi sono speciali, capaci di risolvere i problemi da soli, o meglio in gruppo. I quattro, più Jasmine, capiranno che senza queste due figure molto del loro viaggio sarebbe stato più difficile, se non impossibile.
On My Block – Stagione 4: un bel finale di serie che prende bene le misure per dare senso a tutto
La quarta stagione di On My Block mette la parola fine ad una serie sincera e delicata, non priva di qualche fragilità eppure godibile. Con semplicità, forse a volte troppa, gioca con i personaggi e il loro destino, usa gli stessi schemi, le stesse dinamiche tra i personaggi delle precedenti stagioni ribaltandoli, mischiandoli come si fa con le carte da gioco. La sceneggiatura è scritta in modo da far divertire, riflettere, soffrire lo spettatore – la morte, la disillusione, la violenza esistono e toccano i personaggi da vicino -, alle volte forse la riproposizione del già visto infastidisce, ma si è così coinvolti da questi ragazzi, un po’ insopportabili, molto commoventi da lasciar correre.