Outer Range: recensione e spiegazione del finale di stagione della serie Prime Video
Outer Range è una serie di maestria tecnica, in cui il western viene analizzato e decomposto sotto un’ottica moderna. La creazione di Brian Watkins vive dei propri volti, attori e attrici in grado di personificare le varie sfaccettature dell’essere umano. L’enfasi kitsch sulla famiglia Tillerson lascia il passo al dramma degli Abbott. Due elementi così lontani si fondono in un racconto unico e ben rappresentato. Non mancano neanche alcune osservazioni sul grande mito americano, quello della conquista e del singolo contro tutti. La cornice western, inoltre, non viene mai nascosta dalla natura surreale della serie, anzi, i due generi si incontrano in bacino fertile per entrambi. Tuttavia, se Outer Range si dimostra un piccolo gioiellino dal punto di vista registico e recitativo, lo stesso non si può dire della scrittura.
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La sceneggiatura di Outer Range non sempre riesce a tenere alta l’attenzione, vacillando in alcuni episodi con ampie digressioni e in altri allentando la tensione e il mistero. Alla serie manca un certo senso della suspense che, come abbiamo scritto nella precedente recensione, aveva caratterizzato un prodotto come Lost. Quel senso di angoscia, anche di paura, sembrano qui mancare, gravando sulla totalità della storia. Detto ciò, Outer Range riesce comunque a convincerci, grazie anche alla performance di Josh Brolin e a una regia suadente. L’occhio della camera deforma lo spazio e il tempo, mescola il sogno con la realtà in un vortice di colori e allusioni meta-narrative. Il bufalo, come altri animali, si fa specchio dell’anima terrena degli Stati Uniti: ferita, eppure ancora lì guardinga. Le colpe del passato e la soppressione della natura in nome del progresso si manifestano negli ultimi episodi con veemenza contro gli abitanti del nuovo mondo. Outer Range è anche questo oltre la fotografia finemente patinata e dall’aurea onirica.
Outer Range, la battaglia tra Royal e Autumn
Avevamo lasciato gli Abbott alle prese con l’omicidio di Trevor Tillerson, l’arrivo della misteriosa Autumn e la scoperta del buco. Quest’ultimo funge non solo da ingranaggio della storia, ma come vero e proprio punto d’unione dei personaggi. La fossa in grado di piegare lo spazio e il tempo è a sua volta personaggio, narratore di eventi passati e futuri. Attraverso la manifestazione di eventi inspiegabili il buco parla ed esprime la propria volontà. Essere fagocitati dalla sua melma oscura vuol dire cadere nel vuoto. È una caduta negli inferi o un’ascesa al paradiso, la scelta è casuale. Ad esso è collegata la storia di Autumn, enigmatica campeggiatrice hippy che si scontrerà con il patriarca della famiglia Abbott, Royal. L’uomo impersonato da Josh Brolin non tollererà a lungo il gioco della ragazza, finendo per lasciarla zoppa nel bosco e bruciando il suo accampamento. Senza le proprie medicine, la salute mentale di Autumn vacillerà a tal punto da portarla ad azioni estreme. Ed è qui che Outer Range mostra una delle sue tante carte vincenti: la rappresentazione della caducità del personaggio interpretato da Imogen Poots.
È lei a tessere la ragnatela mortale intorno a Royal e alla sua famiglia. Autumn è giocatore un passo avanti agli altri, a conoscenza di un mistero che potrebbe sconvolgere il mondo intero. Il peso di tale fardello grava violentemente sulle sue spalle, portandola passo per passo verso una follia quasi religiosa. Intorno a questo scontro, tra Royal e Autumn, gravitano le vite degli altri personaggi che, a tratti, ne vengono attirati e respinti. Perry e Rhett Abbott sono i primi ad esserne colpiti, seguiti in seguito dalla fame arrivista della famiglia Tillerson. La moglie di Royal, invece, viene lasciata ai margini, ma non per questo non risente degli eventi. Il non sapere, mentre il proprio mondo si sgretola, porta la donna ad una profonda crisi, che si riverserà nel complicato rapporto con il marito nel finale.
Josh Brolin, infatti, incarna il vecchio retaggio dell’uomo silenzioso, le cui emozioni vengono soppresse e nascoste dietro un volto marmoreo. Royal rappresenta la fallacità della mascolinità old school, dell’uno contro mille. Il cliffhanger finale mostra una volta per tutte la fragilità dell’uomo, affranto dalle colpe delle proprie azioni. Outer Range è più che altro una storia drammatica, in cui al centro di tutto troviamo l’essere umano e un racconto moderno sulla frontiera americana. Ma veniamo ora alla parte spoiler e alle rivelazioni della stagione.
Rivelazioni e plot twist nel finale di stagione
Il plot twist finale di Outer Range era già stato svelato negli episodi precedenti. La scrittura ha lasciato aperta questa opzione fin troppo presto, e quindi la scoperta su un personaggio non è stata così eclatante. Tuttavia, il momento è ben costruito, soprattutto nella messa in scena. Parliamo ovviamente della vera natura di Autumn, ossia Amy Abbott. Durante il rodeo, che ha visto vincitore Rhett, la piccola nipote di Royal si allontana dalla nonna, trovando infine la madre ritenuta scomparsa. La donna afferma di essersi nascosta, ma non ci viene detto da chi. Amy si allontana con il genitore, portando all’esaurimento finale la povera Cecilia Abbott. Nel frattempo per Royal è giunta la resa dei conti, quella che lo vedrà ucciso secondo la sua visione del futuro, oppure ancora in piedi. In una città deserta assistiamo ad un vero e proprio duello di mezzanotte in piena salsa western. La sequenza vedrà colpi di pallottole e vetri infranti, con Autumn e il soggiogato Billy Tillerson in fuga. Dopo un inseguimento in auto in cui Royal ha la meglio, qualcosa fuoriesce dal buco. Sotto gli occhi terrorizzati di Luke un’enorme mandria di bufali inizia a correre inferocita per i pascoli del Wyoming.
La mandria si scaglia su Royal e Autumn, riprendendosi quella terra una volta loro dominio incontrastato. Mentre l’uomo riesce a rifugiarsi sotto un’auto, la ragazza viene travolta dagli zoccoli pesanti degli animali. Ancora in vita dopo il passaggio dei bufali, Autumn viene raggiunta da Royal, che si rende conto, osservando la cicatrice sulla fronte, di avere davanti la propria nipotina. Ed è qui che entrano in gioco gli scompensi del viaggio del tempo, quelle singolarità che hanno decretato il successo di una serie come Dark. Questa, però, non è l’unica rivelazione degli ultimi due episodi. Scopriamo infatti, com’era prevedibile fin dall’inizio, che Royal è arrivato nel presente della storia tramite il buco. Egli è infatti fuggito dal 1886, anno in cui uccise per sbaglio il padre durante una battuta di caccia. Sconvolto dall’accaduto fuggì dalla madre e dalla sorella, entrando nel buco e ritrovandosi nel 1968. Un bel salto in avanti per un bambino, a cui si dovettero insegnare molte cose una volta giunta alla fattoria della famiglia della moglie.
Outer Range è una serie finemente ricamata, tra immagini potenti e visioni oniriche
Se da una parte la scrittura di Outer Range sembra non essere all’altezza delle aspettative, dall’altra la serie riesce a tenerci incollati allo schermo grazie ad immagini potenti e suggestive. Non è nella costruzione del mistero che la storia di Brian Watkins trova la propria forza, ma nell’esperienza visuale. La regia è attenta, costruita secondo un grande omaggio allo sci-fi e al western. Siamo difronte ad un prodotto in cui si evince tutta la maestria e l’impegno della produzione. Da questo punto di vista Outer Range si può dire completo. Siamo affascinati da riprese come quella di Autumn all’interno del bagno mentre danza come un pugile e recita la propria preghiera. Veniamo attirati dalla mandria in corsa e dai canti di Billy mentre si avvicina al padre. Ogni scena sembra essere stata ponderata fino alla fine, come veicolo ogni volta di una suggestione differente.
La serie di Watkins non raggiunge i pieni voti per colpa sempre di quella scrittura poco accattivante, in cui l’elemento adrenalinico viene taciuto dalla dilatazione degli eventi. Inoltre, il racconto suggerisce troppe volte la risposta ai plot twist finali, che perdono così di efficacia. Josh Brolin, da grande attore quale è, riesce comunque a sopperire a tutti questi errori con una recitazione granitica degna di Clint Eastwood. È l’uomo del vecchio west che infine cede, crolla. Il momento in cui cerca di esprimere le proprie emozioni davanti a Rhett è molto forte, esattamente come nel momento finale in cui infine ci riesce davanti a Cecilia. Lili Taylor è bravissima nell’assimilare nel suo personaggio tutte le fragilità di una donna che cerca di tenere in piedi la famiglia con le unghie e con i denti. È a lei che va il nostro cuore quando Royal le dichiara di voler fare di tutto per la famiglia, mentre le sue azioni non hanno fatto altro che allontanarla. Insomma, Outer Range passa il vaglio della prima stagione seppur con qualche rimostranza, e dopo il cliffhanger finale ci aspettiamo soddisfatti una secondo ciclo di episodi.
Composta da otto episodi, la prima stagione di Outer Range è ora disponibile interamente su Prime Video.