Outlander – Stagione 6: recensione dei primi due episodi su Sky Serie
L'attesa dei fan si è conclusa, Outlander è ritornata su Sky con una sesta stagiona pronta a dare il via a nuove sfide per la famiglia Fraser.
I fan di Outlander attendevano con trepidazione l’arrivo della sesta stagione della serie, dopo una pausa durata due anni a causa della pandemia. La storia d’amore tra Jaime e Claire ha conquistato il pubblico mondiale prima attraverso i libri di Diana Gabaldon e in seguito grazie alla serie ideata da Ronald D. Moore. Molto è successo in questi anni, dalla battaglia di Culloden e il ritorno di Claire al suo tempo, dalla scarcerazione di Jaime al viaggio verso l’America. Nel corso della loro vita i due amanti hanno condiviso gioie e dolori, sfide all’apparenza insormontabili; per i Fraser non è sempre stato rosa e fiori. A circondarli troviamo sempre una famiglia allargata, da Fergus e Ian fino ad arrivare a Brianna e Roger. Ogni personaggio rispecchia le varie sfumature e contraddizioni dell’epoca.
Leggi anche: Outlander: recensione della quinta stagione in onda su Fox Life
La sesta stagione di Outlander riprende laddove avevamo lasciato i protagonisti, al Fraser’s Ridge. L’ombra della guerra per l’indipendenza americana incombe inesorabile su di loro, mentre nuove/vecchie conoscenze sembrano pronte a portare scompiglio nelle terre dei Fraser. I primi due episodi sono disponibili su Sky On Demand dal 26 aprile e sappiamo che la durata della stagione sarà di soli otto episodi. Una decisione controversa, simile a quella presa dalla HBO per Game of Thrones. Bisognerà vedere se ciò non andrà ad inficiare la qualità narrativa della serie, contraendo fatti e disorientando lo spettatore. Nel frattempo, le prime puntate fungono da apripista a ciò che andremo vedere, delineando situazioni e complicazioni.
Outlander e il ritorno a Fraser’s Ridge tra nuovi e vecchi pericoli
La sesta stagione di Outlander si apre con un flashback sul passato di Jaime, agli anni di prigionia ad Ardsmuir dopo la disfatta dell’esercito giacobita. Qui veniamo a conoscenza di alcuni retroscena sul passato dell’uomo, nonché alla sua iniziazione ad una nota associazione. Il momento funge anche da collante per ciò che andremo a vedere durante la sesta stagione, nel particolare nell’introduzione del personaggio di Tom Christie (Mark Lewis Jones). Ritorniamo al “presente”, nel Nord Carolina del 1773. Al Fraser’s Ridge la vita prosegue temporaneamente tranquilla: Marsali è in dolce attesa e Claire si confronta con una nuova scoperta, l’etere. Quest’ultima si rivelerà essere un’arma a doppio taglio per lei, in quanto il suo utilizzo sarà legato a stretto filo con i traumi della stagione scorsa.
Nel frattempo Jaime si deve confrontare con il fardello del proprio giuramento alla Corona Inglese e ai doveri che ne conseguono. “Sembri portare il peso del mondo sulle spalle” dice Brianna al padre, e in un certo senso è così. L’esercito britannico chiederà a Jaime di intercedere presso i nativi, e fungere così da collegamento tra i due mondi. Il dissenso nelle colonie si fa sempre più pressante, e la corona teme per la propria supremazia. L’ex giacobita dovrà decidere se rimanere fedele al re o unirsi ai ribelli, esattamente come fece un tempo. Questo perché a conoscenza del futuro grazie a Claire e alla figlia.
Anche Marsali e Fergus sembrano essere in crisi, proprio prima della nascita di un nuovo figlio. Ian, invece, è ancora afflitto dal proprio allontanamento dalla comunità dei nativi americani. Questa nuova stagione di Outlander andrà a spiegarci le motivazioni che lo hanno portato ad abbandonare la sua nuova famiglia, dandoci finalmente una risposta a questo mistero. Tuttavia, le new entry della stagione, Tom Christie e figli, occuperanno grande spazio nel racconto di questi episodi e pensiamo anche della stagione. Il loro insediamento nelle terre dei Fraser porterà una nuova aria di nero bigottismo e antiquati retaggi, laddove prima vigeva la libertà di culto e utopica fratellanza.
Una stagione più corta e meno intensa
I primi due episodi di questa nuova stagione di Outlander configurano il nuovo indirizzo preso dalle serie, ben distante dalle prime tre stagioni. La qualità visiva, la regia e la fotografia sono sì migliorate, ma la scrittura sembra averne influito in peggio; una storia vecchia come la televisione stessa. Ciò non vuol dire che la serie sia scaduta nel banale e melenso – per quanto a volte sembri così – più che altro si tende a dare meno peso ad una certa coerenza narrativa. La quinta stagione, per esempio, dava maggior spazio a Brianna e Roger, le due new entry, a nostro avviso, meno interessanti ed analizzate di tutta Outlander. La nascita della loro relazione, quanto e soprattutto l’atteggiamento di Roger, al tempo fece storcere il naso ai più. La sesta stagione, fortunatamente, sembra averli messo un po’ in disparte, dando maggior timing a diversi personaggi.
Il problema di ridurre gli episodi da tredici a otto, inoltre, prevede la contrazione di alcuni avvenimenti e una certa frettolosità nel concludere alcune storyline. A questo si alterna una certa dilatazione, invece, dei momenti “casalinghi” della vita al Fraser’s Ridge, con un conseguente sbilanciamento degli episodi. Detto ciò, Echoes e Allegiance denotano una certa attenzione all’immagine, alla natura incontaminata del Nord Carolina e la natura intrinseca di uomini e donne. Nel particolare ci riferiamo al trauma di Claire, e in un certo senso anche di Fergus. Sono loro i due personaggi a cui la sceneggiatura di Outlander concede maggior spazio, oltre che a Jaime. La dipendenza di Claire dall’etere sarà uno dei fulcri della sua storyline, nonché mezzo con cui ancora una volta verrà definita una strega.
La vita nella natura incontaminata del Nord Carolina
Come dicevamo, la fotografia è uno degli elementi più curati della serie, soprattutto nella sua rappresentazione del paesaggio e della vita al Fraser’s Ridge. La natura incontaminata del Nord Carolina funge da cornice al racconto, un quadretto dove uomini e donne portano avanti la loro vita. È il nostro specchio sul passato, appunto, visto attraverso gli occhi di coloro che viaggiano nel tempo (Claire, Brianna e Roger) e degli inesorabili cambiamenti a cui il loro cammino conduce. L’elemento fantasy passa ancora una volta in secondo piano, e la storia dei viaggiatori e delle pietre rimane in standby. Supponiamo che la sesta stagione conservi comunque delle sorprese per i futuri episodi. La mitologia interna di Outlander è stata costruita mattoncino su mattoncino, senza mai schiacciare frettolosamente il piede sull’acceleratore.
Il surreale e inarrivabile rapporto tra Jaime e Claire è ancora solido come il ferro. I due non sembrano essere invecchiati di un giorno, tolto qualche capello bianco per farci capire lo scorrere del tempo. Tra loro vive ancora una feroce passione, quasi adolescenziale. Eppure, qualcosa sembra tramare nell’ombra. Soltanto il tempo ci darà ragione, ma pensiamo che l’amore tra i due protagonisti verrà messo ancora una volta alla prova. I primi due episodi della sesta stagione perdono molto tempo nel delineare il futuro della serie, ed oltre a qualche piccolo avvenimento, la narrazione ha un ritmo meno incalzante. Jaime annuncia a più riprese le proprie intenzioni, Claire e Brianna lo avvertono del pericolo, ciò nonostante sembriamo così distanti dal traguardo, da quel momento tanto atteso: la battaglia.
Scene bucoliche e casalinghe prendono piede, lasciando in disparte il racconto orizzontale. Alcuni momenti sono costruiti meglio di altri, ma comunque la serie sembra essere rimasta fedele a sé stessa, cosa non da poco in prodotti così longevi. Aspettiamo di scoprire cosa Outlander avrà in serbo per noi nelle prossime settimane.