Pacific Rim: La zona oscura – stagione 2: recensione della serie animata Netflix

Su Netflix prosegue lo scontro tra Kaiju e Jaeger con la seconda stagione di Pacific Rim: La zona oscura, lo spin-off del famoso franchise.

Lo scontro tra Kaiju e Jaeger prosegue nella seconda stagione di Pacific Rim: La zona oscura, disponibile interamente su Netflix dal 19 aprile. La serie animata è lo spin-off del franchise di Pacific Rim, nato nel 2013 con il primo film diretto dal premio Oscar Guillermo del Toro. I co-ideatori Greg Johnson e Craig Kyle hanno sviluppato la serie per la Legendary Pictures, mentre il noto studio Polygon Pictures si è occupato dell’animazione. Parliamo della stessa casa che ha ideato prodotti come Blame! o Knights of Sidonia. La prima stagione vedeva il ritorno del franchise a quelle origini nipponiche che hanno dato forma all’immaginario collettivo: mostri giganti e robot guidati da coraggiosi combattenti.

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Pacific Rim: La zona oscura ha saputo coniugare una certa narrazione americana all’immaginario giapponese, quello degli anime. Un mix bilingue in grado di approcciarsi ad un vasto numero di appassionati del genere. La seconda stagione, seppur entro certi limiti che vedremo più avanti, ha saputo mantenere alta l’asticella della serie, dimostrandosi ancora una volta una serie matura e coinvolgente. La storia di Taylor, Hyley, Boy e Mei prosegue dall’interessante cliffhanger della prima stagione, con l’introduzione delle Sorelle dei Kaiju e la nascita di una nuova minaccia. Non tutto è perfetto, soprattutto nella costruzione di una certa mitologia interna, tuttavia l’azione e diversi espedienti narrativi sono riusciti a convincerci ancora una volta.

Pacific Rim: La zona oscura e una fuga a perdifiato nell’Australia post-apocalittica

Pacific Rim: La zona oscura - Cinematographe.it

La prima stagione di Pacific Rim: La zona oscura si concludeva con la trasformazione di Boy in un Kaiju e l’arrivo di tre misteriose figure incappucciate. Quest’ultime si riveleranno essere le Sorelle dei Kaiju, una setta mistica in stretto legame con i mostri alieni. Il gruppo formato da sole donne darà la caccia al bambino, in quanto ritenuto un messia dal loro ordine. Taylor, Hyley e Mei tenteranno in tutti i modi di contrastarle, affrontando diverse sfide all’interno della zona oscura. La loro missione è quella di raggiungere Sydney, luogo in cui ritengono di trovare i propri genitori e la salvezza. Nel loro cammino incontreranno ancora una volta lo spietato Shane e nuovi personaggi, ma non tutto andrà come previsto.

Una delle particolarità di Pacific Rim: La zona oscura è lo spiazzamento, la capacità di ribaltare alcune situazioni in una chiave più matura rispetto allo standard del genere. Personaggi e situazioni vengono piegati ad un racconto drammatico davvero interessante. Come dicevamo, non tutte le soluzioni adottate si sono dimostrate azzeccate, in primis le Sorelle dei Kaiju, ma negli episodi finali la serie è capace di compire un notevole passo avanti. Le prime tre puntate di configurano come il nodo di giunzione tra il vecchio e il nuovo, stagnandosi in formule trite e ritrite che per fortuna si esauriranno velocemente. La tecnologia Jaeger e l’abbraccio neurale vengono utilizzati in maniera preponderante, andando oltre ciò che è stato mostrato nei film. In alcuni casi abbiamo trovato tale utilizzo esagerato, mentre in altri si è dimostrato intelligente. Parliamo del momento in cui la madre di Taylor ed Hyley viene collegata ad Atlas Destroyers; forse uno dei momenti migliori dell’intera stagione.

Le Sorelle dei Kaiju e la nuova componente magica

Pacific Rim: La zona oscura - Cinematographe.it

Il nuovo nemico della seconda stagione di Pacific Rim: La zona oscura  è rappresentato dalle Sorelle dei Kaiju, una setta di cui però la sceneggiatura non ci offre molte risposte. Non si comprende appieno il loro piano, ancor meno il loro rapporto mistico con gli alieni. I film della saga ci hanno dato una risposta sull’origine dei Kaiju, ossia la fanteria mostruosa di una razza aliena tecnologicamente avanzata: i precursori. Uno sci-fi in piena regola, questo fino ad ora. Le sorelle si contraddistinguono invece per quella che possiamo definire a tutti gli effetti una magia esoterica. Inoltre, la storia della somma sacerdotessa si esaurisce facilmente, senza delineare appieno un profilo del personaggio e la sua backstory. Inoltre, la trasmutazione del corpo, della sacerdotessa quanto di Boy sembrava fare l’occhiolino ad un’altra serie anime, L’attacco dei giganti; seppur il paragone a livello di qualità non sussista.

Insomma, questo nuovo villain viene scritto con una certa frettolosità e svogliatezza, andando a minare una stagione comunque interessante. Sono molti gli elementi a favore di Pacific Rim: La zona oscura, a partire da un certo episodio che ribalta totalmente la storia denotando una certa maturità narrativa. Anche il personaggio di Shane, inizialmente relegato a stereotipi, sembra ottenere una certa rivalsa. Non si può dire lo stesso di Boy, personaggio senza alcuna evoluzione, se non quella in Kaiju, che la serie sembra utilizzare al solo scopo di far avanzare il resto della cricca. Detto ciò, a livello visivo la serie regala degli ottimi momenti, con degli scontri in campo aperto davvero emozionanti. L’ambientazione desertica dell’Australia ben si approccia alla battaglia tra Kaiju e Jaeger, anche se non in forma del tutto originale; basti ricordare un anime come Zoids. La storia di Pacific Rim: La zona oscura si conclude qui, con l’arrivo dei protagonisti a Sydney e il conseguente ricongiungimeto con Ford Travis, il padre di Taylor ed Hyley. Qui la sceneggiatura, nuovamente, si dimostra fin troppo sbrigativa nel dare spiegazioni e collegare ogni storyline. Tuttavia, visto il lungo viaggio dei ragazzi possiamo anche accettarlo.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 3

3.1

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