Passeggeri notturni: recensione della serie Rai con Claudio Gioè
Passeggeri notturni è l'esperimento targato Rai: una serie che è come film tratta dai libri di Gianrico Carofiglio.
Già disponibile dal 3 Marzo su Rai Play nel formato sperimentale di dieci episodi da 14-15 minuti circa, Passeggeri Notturni arriva su Rai 3 nel formato film di 90 minuti, che trasforma in un lungometraggio unico quei dieci capitoli/episodi separati ma sorretti da una storia unica che all’interno raccoglie altrettante storie.
La serie è tratta dalle raccolte di racconti Passeggeri notturni e Non esiste saggezza di Gianrico Carofiglio, che vengono mescolate fra loro ma seguendo un filo unico, quello del protagonista Enrico interpretato da Claudio Gioè, elaborato proprio da Carofiglio, insieme al regista Riccardo Grandi e agli sceneggiatori Francesco Carofiglio, Salvatore De Mola e Claudia De Angelis.
Passeggeri notturni: di cosa parla la serie Rai tratta dai libri di Gianrico Carofiglio
Enrico (Claudio Gioé) è uno speaker radiofonico che ha due grandi amori nella sua vita, la radio e sua figlia Matilde. Ogni notte conduce un programma radiofonico che accoglie i pensieri e le emozioni dei suoi ascoltatori partendo da un tema, a cui cerca di dare consigli e soluzioni da accompagnare ad una canzone. Durante una delle sue dirette lo chiama Sabrina (Marta Gastini), che gli confessa di vivere con la paura di non saper dire di no a nessuno, per un accadimento drammatico che ha vissuto in passato.
Enrico allora la rincuora, e la invita a prendere in mano la sua vita scegliendo, facendo solo ciò che la fa stare bene. Qualche giorno dopo però, il suo amico poliziotto (Gianmarco Tognazzi) gli racconta che il corpo di Sabrina è stato ritrovato senza vita nel suo appartamento, e che le indagini sospettano di un suicidio. Enrico per caso o per destino conosce Valeria (Nicole Grimaudo), la sorella di Sabrina, con cui nasce subito una forte intesa e che vede del torbido nella triste vicenda di sua sorella.
Le storie nella storia: una serie che è un curioso esperimento
Passeggeri notturni nasce chiaramente come un esperimento, motivo principale che ha visto come suo primo canale di trasmissione l’app Rai Play, destinata per l’appunto a programmi e prodotti d’intrattenimento sperimentali – come fu Viva Rai Play con Fiorello – o alle serie che dopo la prima visione sui canali Rai possono essere riviste episodio per episodio. Già Donne, che portava la firma di Andrea Camilleri seguiva una struttura simile e la stessa destinazione di fruizione, aprendo la strada al desiderio della Rai di portare la letteratura sul piccolo schermo.
E trattandosi di un esperimento è così che va trattato e analizzato, cogliendone pregi e difetti consci di questa premessa. Sicuramente l’esperienza televisiva che unisce tutte dieci gli episodi non offrirà la stessa sensazione antologica, e in questo l’omaggio all’atto dello sfogliare le pagine del libro è gradito e percepito, del visionare la serie su Rai Play.
Antologica però solo nella forma, perché per quanto ci siano tante storie che per temi, personaggi e sensazioni sono unite dall’ascolto della radio e dalle emozioni condivise, Enrico è il filo principale di tutte queste storie e l’asse portante che accoglie quanto viene raccontato. La percezione quindi è esattamente una storia che abbraccia molte altre storie, brevi e intense, che nella loro breve durata riescono nel complesso ad imprimersi nello spettatore.
La regia timida e la forma incompiuta dei Passeggeri Notturni
Pur se accompagnato da una certa attenzione alla narrazione musicale attraverso brani melodici d’ambiente particolarmente raffinati, una scelta in linea con l’atmosfera e con la narrazione, Passeggeri Notturni per la durata troppo breve degli episodi, sembra non riuscire ad esprimere pienamente tutti i suoi potenziali contenuti, espressi da una regia che prova ad allontanarsi dagli stilemi della fiction, ma senza riuscirci sempre in maniera efficace.
Riesce sicuramente in poco tempo a darci un ritratto preciso dei personaggi, ma soprattutto verso la fine per quanto riguarda le vicende narrative e il suo potenziale espressivo, si respira una costante sensazione di incompiuto. Lo stesso finale, ci appare quasi violento nel suo districarsi, che ci lascia nel dubbio se qualcosa debba continuare – magari in una prossima stagione – o se resti lasciato al caso.