Perché non hanno chiesto a Evans? – recensione della serie thriller di Hugh Laurie
Dal romanzo di Agatha Christie alle serie firmata da Hugh Laurie; un giallo classico che pecca in qualche aspetto.
Perché non hanno chiesto a Evans? è una miniserie britannica basata sull’omonimo romanzo thriller di Agatha Christie. Ad attirare l’attenzione del grande pubblico verso questo nuovo adattamento c’è il coinvolgimento di Hugh Laurie, noto soprattutto per il suo lavoro da attore e, in particolare, per avere interpretato il protagonista nella serie TV di enorme successo Dr. House.
Laurie ha ricoperto in questo caso il ruolo di sceneggiatore e regista e il suo lavoro è stato apprezzato dalla critica. Lo show può infatti vantare uno score del 100% su Rotten Tomatoes. Composto da 3 episodi, il serial ha esordito in Inghilterra lo scorso aprile, mentre esce in Italia il 25 giugno 2022 su Sky Investigation.
Perché non hanno chiesto a Evans? Una domanda senza risposta
I fatti narrati da Perché non hanno chiesto a Evans? hanno luogo in Galles nei primi anni del Novecento. Ad innescare la vicenda è la scoperta di un corpo in fondo alla scogliera da parte di Bobby Jones (interpretato da Will Poulter), che era sul posto insieme al dottor Alwyn Thomas (Conleth Hill) per giocare a golf. Quando Bobby riesce a raggiungere l’uomo scopre che è ancora vivo; prima di spirare, questo si rianima giusto il tempo di porgli la fatidica domanda: “perché non lo hanno chiesto a Evans?”.
Il mistero della morte dell’uomo, che secondo le autorità si è tolto la vita, continua a ossessionare il giovane Bobby, che si sente legato al defunto in quanto suo ultimo contatto sulla Terra. Quando anche la sua amica d’infanzia Frankie Derwent (Lucy Boynton), di recente tornata da Londra, si dimostrerà interessata alla faccenda, i due avvieranno una vera e propria indagine. I giovani non si rendono però conto di stare entrando in una storia ben più grande di loro e che le loro azioni li stanno mettendo in serio pericolo.
Un giallo classico
L’adattamento proposto da Hugh Laurie si mostra fin dal principio molto rispettoso del materiale da cui trae ispirazione. Perché Non hanno chiesto a Evans? è infatti un thriller di stampo decisamente classico, già a partire dalla struttura narrativa. La vicenda inizia con la scoperta del delitto e l’avvio dell’indagine, prosegue con la presentazione di un ampio numero di personaggi, tutti in qualche maniera coinvolti nel mistero, e termina con una risoluzione dialogata, durante la quale tutti i segreti vengono alla luce.
L’autore mostra di conoscere bene questa formula classica e di comprendere il meccanismo da cui deriva il suo fascino. Questo è particolarmente evidente nel sapiente equilibrio tra i momenti di tensione e i passaggi leggeri, che nelle storie di Agatha Christie non sono mai secondari. Anche la scelta di limitare l’azione al minimo necessario è in linea con questo tipo di narrazione e, in questo specifico caso, è utile a garantire la centralità dell’indagine.
A garantire la riuscita di questo impianto narrativo sono gli attori, che contribuiscono in maniera determinante alla riuscita dell’opera. Degno di nota è sicuramente il lavoro svolto dalla coppia dei protagonisti, composta da Will Poulter (Midsommar) e Lucy Boynton (Bohemian Rhapsody). I giovani interpreti appaiono perfettamente a proprio agio con i personaggi a loro affidati e, mostrando una chimica notevole, finiscono per elevarsi a vicenda tramite le proprie performance. Infine, la partecipazione in ruoli secondari di attori di esperienza come Emma Thompson e Jim Broadbent non può che essere un’ulteriore ricchezza.
Un passato anonimo
Perché non hanno chiesto a Evans? convince molto di meno se lo si analizza nelle sue componenti tecniche ed estetiche. In particolare, l’aspetto visivo della serie risulta piuttosto anonimo; questo dipende innanzi tutto da una fotografia cupa e poco ispirata, che non riesce a rendere memorabili la bellissima ambientazione. Priva di particolari guizzi è anche la messa in scena, che nella maggior parte dei casi si limita a essere scolastica. Da questo punto di vista l’inesperienza con il ruolo di Hugh Laurie appare evidente.
Infine, senza infamia e senza lode sono anche i costumi e la scenografia. Si potrebbe pensare che si tratti di un aspetto secondario, ma in un prodotto di questo genere – che fa del richiamo al giallo classico la sua principale forza – si tratta di una mancanza importante. Il fascino di questo tipo di prodotto risiede in parte nella sua capacità di portare lo spettatore all’interno di un’epoca diversa e Perché non hanno chiesto a Evans? non è in grado di farlo.