Pulse: recensione della serie TV Netflix

La recensione del primo medical drama in lingua inglese di Netflix, creato da Zoe Robyn e interpretato tra i tanti da Willa Fitzgerald. Disponibile dal 3 aprile 2025.

Il medical drama continua ad appassionare gli spettatori di tutto il mondo, motivo per cui è diventato dagli anni Novanta in poi una sorta di “evergreen” del piccolo schermo e di conseguenza delle piattaforme in epoca più recente. Del resto, la capacità di questo genere di coinvolgere il pubblico con una fruizione a base di tensione, adrenalina ed emozioni forti, è risaputa. Sarà per questo che dal fenomeno planetario di E.R. fino ai titoli dei giorni nostri (Respiro, DOC – Nelle tue mani con relativo remake a stelle e strisce, The Trauma Code e The Good Doctor), passando per i successi dei primi anni Duemila come Dr. House, Grey’s Anatomy, Scrubs e Nip/Tuck, la popolarità e il gradimento degli show appartenenti al suddetto filone sono andati via via crescendo. Il ché avrà convinto sicuramente convinto i vertici dei principali colossi dello streaming a puntare sul genere in questione, incrementandone la produzione. Ecco allora spuntarne come funghi anche su Netflix, a cominciare da Pulse, il primo medical drama originale in lingua inglese del broadcaster a stelle e strisce, al quale siamo sicuri ne seguiranno altri da qui alle prossime stagioni. Lo show, distribuito a partire dal 3 aprile 2025, vanta un team creativo di altissimo livello guidato dal creatore Zoe Robyn, già nota per il suo lavoro in Hawaii Five-0, che ricopre anche il ruolo di showrunner insieme al produttore esecutivo Carlton Cuse, che per chi non lo sapesse è il deus ex machina dietro successi come Lost e Locke & Key. Delle vere e proprie garanzie, alle quali si va ad aggiungere un quartetto di registi davvero eterogeneo e di qualità formato da Kate Dennis, Sarah Boyd, S.J. Main Muñoz e Wendey Stanzler, oltre al già citato Cuse, impegnato anche dietro la macchina a dirigere con i colleghi i dieci episodi (della durata variabile che va dai 45 ai 53 minuti) che compongono quella che ipotizziamo possa essere la prima di diverse stagioni.   

Pulse è ambientata nel pronto soccorso di un ospedale di Miami alla vigilia di un devastante uragano

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Pulse è ambientata nel pronto soccorso del Maguire Hospital di Miami alla vigilia di un devastante uragano destinato ad abbattersi sulla zona, creando non pochi problemi e incidenti che metteranno a dura prova la struttura e la sua equipe costretta a fare fronte a una vera e propria emergenza. Qui lavora Danny Simms, una giovane specializzanda che si trova improvvisamente catapultata in una situazione estrema e a dover gestire non solo l’emergenza medica, ma anche il caos all’interno dell’ospedale. Il suo compito diventa ancora più complicato quando viene sospeso dal servizio a causa di una denuncia Xander Phillips, un brillante medico che fino a quel momento era stato il punto di riferimento per gli specializzandi. Danny e Xander (rispettivamente interpretati da Willa Fitzgerald e Colin Woodell), sono però legati da un rapporto sentimentale tanto intenso quanto problematico, che li vedrà costretti tornare nonostante tutto a collaborare fianco a fianco in una situazione in cui ogni scelta può fare la differenza tra la vita e la morte. Ma le complicazioni non finiscono qui: il resto dello staff è consapevole della loro relazione e ciò potrebbe compromettere non solo la loro reputazione, ma anche la capacità dell’ospedale di affrontare la crisi.

Pulse al contempo porta sullo schermo questioni personali e la lotta quotidiana dei medici in prima linea

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Il tutto va ad alimentare il corposo racconto di un serie che segue alla lettera quelle che sono le regole non scritte e basilari del genere di riferimento, con tutto il campionario di temi, stilemi e modus operandi che lo caratterizzano dal punto di vista narrativo e drammaturgico. Si assiste infatti all’immancabile combinazione tra dramma medico e relazioni complesse, con Pulse che al contempo porta sullo schermo questioni personali e la lotta quotidiana dei medici in prima linea, tra emergenze, sacrifici e persino le conseguenze di un uragano, in un palleggio insistito tra dimensione pubblica e privata, professione e sentimenti. Queste “colate di magma incandescente” però spesso diventano una cosa sola, azzerando quella che è la linea invisibile che le separa. Lo show infatti, come quelli che lo hanno preceduto, non si limita a raccontare la vita in un ospedale e a esplorare il lato umano della professione medica in un ambiente dove lo stress e le emozioni forti sono all’ordine del giorno, ma si avventura anche nelle vite dei protagonisti, rendendo così il confine tra la dedizione al lavoro e il rischio di perdere se stessi ancora più sottile.

Pulse è un medical drama che resta fedele ai dettami del genere a cui appartiene, mettendo però al centro della storia dei dottori che non si comportano come supereroi, ma sono esseri umani fallibili

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Ciò che rende questa serie un medical drama interessante ed efficace è proprio il suo restare fedele ai dettami del genere a cui appartiene, ma mettendo al centro della storia dei dottori che non si comportano come supereroi, bensì come umani fallibili che subiscono pressioni e sollecitazioni sia esterne che da parte di un lavoro nel quale è impossibile pensare a se stessi. Vengono di riflesso a galla fragilità e paure di uomini e donne che possono sbagliare, che commettono errori anche fatali in sala operatoria quanto tra le mura domestiche. Ogni personaggio, chi più chi meno, avrà dunque il suo arco narrativo, che ha consentito agli autori di mostrare non solo il lato eroico della professione medica, con le sue contraddizioni, le difficoltà e i momenti di crisi che rendono questa realtà così affascinante e complessa, ma anche quello intimo e privato della sfera affettiva e familiare. Si assiste di fatto a un concatenarsi di racconti di formazione che spaziano tra intrighi amorosi, competizione tra colleghi e crescite personali. Il tutto nel mezzo di un quadro metereologico in peggioramento che finisce con l’isolare l’ospedale e di un’ondata di emergenze mediche (tra cui esplosioni di night club, operazioni in pieno black-out e parti in condizioni estreme) che mettono a dura prova il personale sanitario. La mente torna alla seconda stagione di DOC – Nelle tue mani ambientata durante la crisi pandemica.

Pulse viaggia a ritmo serrato con scene cariche di tensione

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Pulse ha come baricentro e fil rouge che attraversa l’intera narrazione il percorso di crescita personale e professionale della dottoressa Simms, chiamata a misurarsi lungo il percorso con le proprie insicurezze, a superarle e a diventare la donna forte, affidabile e in grado di prendere decisioni difficili sul campo, ma si allarga a ventaglio anche sulle altre esistenze che la circondano. In particolare segnaliamo la figura della sorella Harper Simms, interpretata in maniera molto convincente e intensa da Jessy Yates, anch’essa dottoressa nella stessa struttura, ma costretta da un incidente in gioventù sulla sedia a rotella. Un handicap che non le impedisce però di operare e di risolvere casi estremamente complessi. Il suo personaggio, come tanti altri presenti nella serie, dimostrano di avere un enorme potenziale derivante dal proprio vissuto, che potrebbe essere sviluppato in eventuali sequel. Staremo a vedere. Nel frattempo lo spettatore può immergersi in una visione che, come da tradizione delle serie ospedaliere, viaggia a ritmo serrato con scene cariche di tensione. Queste si susseguono in un continuo gioco di flashback che, mano a mano, svelano dettagli sulle vite dei personaggi, i loro legami e il loro passato. Un fluire non cronologico che crea un mosaico fatto di tanti tasselli che una volta messi insieme restituiscono il quadro generale.

Pulse: valutazione e conclusione

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Il medical-drama sbarca anche su Netflix con Pulse, la prima serie ospedaliera in lingua inglese prodotta e distribuita dal broadcaster a stelle e strisce. A firmala Zoe Robyn che mette insieme un cast e una crew di tutto rispetto. Il risultato è il classico intreccio di quotidianità fuori e soprattutto dentro un pronto soccorso messo a dura prova da un uragano e da un’ondata di emergenze, tra black-out e interventi disperati. Lo show in questo segue alla lettera il manuale e le procedure del genere di riferimento, ma incrementando ulteriormente la componente sentimentale. Il valore aggiunto di Pulse sta nel non mostrare i dottori come dei supereroi, ma come degli esseri umani fallibili. Il ché conferisce verità tanto alla storia quanto ai personaggi che la popolana, ai quali è concesso il lusso di avere un proprio arco narrativo a disposizione e un potenziale in deposito da sfruttare in caso di stagioni future. La scrittura ha il merito di creare una struttura non lineare e non scontata, che rende la fruizione avvincente ed emotivamente incalzante, anche grazie alla tensione e al ritmo serrato delle scene.    

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.7

Tags: Netflix