Quella notte infinita: recensione della serie spagnola Netflix

Dalla Spagna una serie carceraria che promette adrenalina e tensione, diretta da Óscar Pedraza e interpretata tra gli altri da Luis Callejo e Alberto Ammann. Disponibile su Netflix dall'8 luglio 2022.

Non tutte le ciambelle si sa escono con il buco, ma non è detto che al momento dell’assaggio il risultato finale sia tutto da buttare. È un po’ come accade con un film o una serie televisiva, che anche se non perfettamente riusciti nella loro interezza sono comunque capaci di riservare qualche piacevole sorpresa. Se la Spagna è stata in grado di regalare cinque entusiasmanti stagioni di La casa di carta, non è detto che la cosa si debba ripetere necessariamente con tutti gli altri prodotti seriali concepiti in terra iberica. Lo dimostra una delle ultime arrivate in casa Netflix, ossia Quella notte infinita, rilasciata dalla piattaforma a stelle e strisce l’8 luglio 2022.

Quella notte infinita presenta delle imperfezioni legate non tanto alla confezione quanto alla scrittura

Quella notte infinita cinematographe.it

Divisa in sei episodi da una quarantina di minuti cadauno, la serie creata da Xosé Morais e Victor Sierra, affidata alla regia di Óscar Pedraza, è tutto tranne che perfetta. E sono proprio queste imperfezioni legate non tanto alla confezione quanto alla scrittura a depotenzializzare uno show che avrebbe potuto raggiungere vette molto più alte, invece di doversi accontentare – e con essa lo spettatore – di navigare a vista sulla soglia di una striminzita sufficienza. Ma facciamo un passo indietro per tornare al plot, che sulla carta alimentava non poche aspettative, per poi rivelarsi solo una base di promesse solo in parte mantenute. Il tutto si svolge in una sola notte, per la precisione in quella del 24 dicembre di un anno non meglio identificato. Una vigilia di Natale che i protagonisti difficilmente dimenticheranno per il resto delle loro vite. In questa notte che il titolo della serie in questione anticipa essere infinita, un gruppo di criminali circonda la prigione psichiatrica di Monte Baruca, interrompendo le comunicazioni con l’esterno al fine di catturare un pericoloso serial killer di nome Simón Lago che è stato momentaneamente parcheggiato nella struttura in attesa di trasferimento. Se le guardie lo consegnano, l’attacco sarà veloce e indolore, ma il direttore del carcere, Hugo, si rifiuta di cedere al ricatto e si prepara a combattere.

Una battaglia a tutto campo che si consuma in un’unità spazio temporale con i conflitti a fuoco che si alternano tra i blocchi e gli spazi comuni del carcere

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Le regole d’ingaggio sono dunque chiare, ma le parti chiamate in causa hanno serie difficoltà a rispettarle, motivo per cui si scatena una battaglia a tutto campo che si consuma in un’unità spazio temporale con i conflitti a fuoco che si alternano tra i blocchi e gli spazi comuni del carcere. La linearità del racconto, che si alimenta e si sviluppa nel corso di una notte, viene interrotta solo per delle parentesi che ci consentono di conoscere meglio alcuni dei protagonisti. E qui il primo problema, ossia l’assenza di un numero sufficiente di flashback in grado di presentare meglio tutti i personaggi. Ma forse tale pigrizia è dovuta al progetto di ampliare tale meccanismo a future stagioni. In tal caso, tale assenza sarebbe in parte giustificata. In effetti, gli autori di Quella notte infinita al termine del sesto episodio ci lasceranno sul più bello, rinviando la chiusura delle ostilità a un nuovo capitolo, che a giudicare dalle notizie che circolano in rete è prossima alla messa in cantiere. Staremo a vedere.

Quella notte infinita si rifà ai modelli del prison movie e dell’home invasion, che qui si fondono per dare vita a una storia che di originale ha ben poco

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Nel frattempo la prima stagione getta delle basi che, pur se interessanti, sembrano piuttosto altalenanti sul piano narrativo e drammaturgico. La serie si rifà spudoratamente ai modelli del prison movie e dell’home invasion, che qui si fondono per dare vita a una storia che di originale ha ben poco. La mente infatti non fa fatica a trovare delle analogie con film e serie come Nido di vespe, Il Re o S.W.A.T. – Squadra speciale anticrimine o Distretto 13 – Le brigate della morte, nei quali più forze si fronteggiano per conquistare il potere o per mettere le mani su un prigioniero “speciale”. In questo caso il soggetto del contendere è un serial killer sul quale si concentrano le attenzioni e gli interessi di molti. Quali, non tutti, saranno la visione a rivelarlo, ma una cosa è certa il villain di turno a quanto pare è una pedina importante, tale da scoperchiare un vaso di Pandora se dovesse decidere di parlare.

Il villain di turno interpretato da Luis Callejo delude le attese

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Ecco allora che diventa l’oggetto del contendere tra gli assalitori del carcere, le guardie del penitenziario e anche degli altri “ospiti”, con questi ultimi che si trovano a fare fronte comune. Peccato che il personaggio di Simón Lago sia la copia mal riuscita dell’Hannibal Lecter de Il silenzio degli innocenti. Il problema è che la performance di Luis Callejo nei suoi panni non è neanche lontanamente paragonabile a quella di Anthony Hopkins, sebbene i due personaggi siano fin troppo simili sotto molti punti di vista, a cominciare dai movimenti, dal modo di parlare e soprattuto dalla capacità di manipolare le persone con cui interagiscono. La figura è un clone del suo illustre predecessore che non rende quanto dovrebbe, motivo per cui il racconto e la contesa sanguinaria che ne deriva non possono contare su un elemento determinante. Più convincenti invece quelle di Alberto Ammann e Daniel Albaladejo, rispettivamente nei panni del direttore del carcere e del prigioniero e capo della rivolta Cherokee.

Sono la tensione e l’adrenalina crescenti a garantire ossigeno allo show

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Semmai sono la tensione e l’adrenalina, che dal quarto episodio iniziano a salire di temperatura dopo essere state troppo a lungo in ghiacciaia, a garantire ossigeno allo show. La fuga verso il blocco rosso con la quale si apre il quarto episodio è il vero spartiacque per la serie, che qui ha una decisa accelerato che porta il fruitore verso un finale di stagione che lascia ancora molti interrogativi. Non ci resta che attendere la sua uscita per capire se Quella notte infinita può salire di livello, oppure restare su quelli non esaltanti raggiunti sino ad oggi.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2
Sonoro - 2.5
Emozione - 2

2.4

Tags: Netflix