Queste Oscure Materie – Stagione 2: la recensione della serie TV HBO
Uscita l'8 Novembre nel Regno Unito e il 16 Novembre negli Stati Uniti, la seconda stagione di Queste Oscure Materie porta l'avventura di Lyra e compagni nel nostro mondo.
A un anno di distanza dall’uscita della prima stagione, che cercava di riesumare le ceneri dell’inatteso, e ancora inspiegabile, mancato successo di quel piccolo gioiello visivo che era La Bussola d’oro, la serie Queste Oscure Materie torna stavolta con una storia molto più fedele alla saga letteraria di Phillip Pullman.
Se la prima stagione si era dimostrata come un immenso riepilogo eccessivamente allungato, e a tratti monotono, rispetto al film precedentemente uscito al cinema, con variazioni maggiormente fedeli al romanzo di partenza ma poco sensati dal punto di vista della narrazione complessiva, la seconda stagione risulta molto più asciugata e intenta ad analizzare più da vicino le fondamentali sottotrame che compongono il racconto. La serie risulta cambiata nei toni e negli intenti, con un preciso obiettivo finale di esplorare le basi della nostra società attraverso un’opera di fantasia che rispecchia verosimilmente la realtà e i conflitti culturali che aleggiano su di essa.
Rilasciata nel Regno Unito a partire dall’8 Novembre attraverso il canale della BBC e, successivamente, il 16 Novembre negli Stati Uniti tramite la piattaforma della HBO, la serie sarà proposta in Italia su Sky Atlantic dal prossimo 21 Dicembre. Nel frattempo ecco la nostra recensione dei primi cinque episodi (su sette totali) che compongono questa seconda stagione di Queste Oscure Materie.
Queste Oscure Materie – Stagione 2: una seconda stagione più filosofica
Tratte dal secondo volume della trilogia di Pullman intitolato La lama sottile, queste nuove puntate si avventurano in un mondo totalmente inesplorato rispetto a quello che avevamo conosciuto finora, con il tentativo di trovare un punto d’incontro tra le due diverse realtà che ci sono state presentate nel corso della stagione precedente. Un luogo dagli oscuri segreti e dalle misteriose scomparse, di cui nulla ci viene veramente svelato nella sua interezza e in cui si avverte costantemente, in un misto di suspense e curiosità, il pericolo che aleggia sui capi dei protagonisti e di coloro che gli sono vicini. Nelle atmosfere luminose di queste strade stranamente isolate, che perfettamente si sposano con i misteri che impregnano il luogo, si instaura un ritmo più rilassato in confronto al passato, in cui gli eventi emergono con un repentino impatto ad effetto sorpresa.
Ogni puntata appare meno densa di avvenimenti rispetto al solito, per lasciare spazio ai dubbi e alle insicurezze dei protagonisti ma, soprattutto, per garantirci la possibilità di conoscere più a fondo il personaggio di Will, il quale, nella prima stagione, era stato ritratto alla stregua di una comparsa dalla superflua storyline. In questo senso, il confronto diretto che avviene con Lyra risulta essere disarmante, con la ragazza che, sempre di più, perde il controllo della scena che aveva saldamente mantenuto fino ad ora, in favore sia di nuovi personaggi di contorno, sia per permettere a Will di brillare per le sue capacità e la sua acutezza nel risolvere le prove che gli vengono puntualmente presentate. Lyra non riesce mai a essere all’altezza della posizione di primo piano in cui è stata originariamente collocata, troppo naive e preda dei sentimenti che dettano le sue azioni, sebbene sia costantemente consigliata dal suo personale daimon, al contrario di Will che, con le sue sole forze e pur essendo attanagliato dalle incertezze sul suo passato, trova con lucidità la strada da perseguire.
Queste Oscure Materie – Stagione 2: il conflitto tra religione e scienza come aspetto centrale della seconda stagione
Ma il cambiamento a cui è andata incontro questa seconda stagione non si limita solamente all’andatura della narrazione e ai dilemmi dei suoi protagonisti bensì riguarda il significato stesso della serie. Il conflitto tra teologia e fisica, religione e scienza, empirismo e fede, non è mai stato così marcato e significativo, delineandosi come la vera storia di fondo e innalzandosi sopra il mondo magico che sembrava essere l’elemento portante delle vicende. Ciò che appariva come un vago sottotesto, completamente eviscerato nel film e vagamente richiamato nella stagione precedente, si dimostra come il vero focus narrativo dell’intera saga, il suo scopo principale e il motivo fondante della storia, rappresentando una sorta di significato nascosto che emerge nella luce, fino a soppiantare totalmente l’evolversi degli eventi. La sigla stessa della serie trova finalmente un senso, presentando dei dettagli che fungono contemporaneamente da inquietante presagio e intelligente indizio, che saranno diramati puntata dopo puntata in una sorta di sinistra epifania.
La seconda stagione decide così di proseguire su un terreno ripido e abbastanza pericoloso, inserendo elementi filosofici e religiosi in netto contrasto con le scoperte scientifiche che ci vengono presentate, rischiando in alcuni momenti di operare delle scelte fin troppo forzate e disegnando un cerchio che non sempre si chiude perfettamente su se stesso. Come nella prima stagione, puntualmente manca quel punto di congiunzione, quella spiegazione ad hoc, che dovrebbero unire le differenti e numerose storyline presenti nel racconto ma che le lascia a sé stanti su due binari diversi. Lyra, Will, la signora Coulter, Lee Scoresby, il Magysterium e la congrega di streghe sono uniti insieme da un filo che non si intreccia sempre in maniera solida, ma che riesce a supportare dei risvolti più elevati della semplice constatazione delle differenze poste in essere tra la magia del loro mondo e la razionalità del nostro. La portata filosofica, gli intrighi del potere e l’imminente scontro tra due culture totalmente contrapposte e inconciliabili sostengono la curiosità e spingono ulteriormente le basi della narrazione verso un finale di stagione che potrebbe rivelarsi sorprendente se giocato a carte scoperte sull’alternanza del binomio di scienza e fede.
Queste Oscure Materie – Stagione 2: un salto di qualità per l’impianto visivo
A livello visivo, la serie compie un esorbitante salto in avanti in termini di qualità e di resa stilistica, lasciandosi alle spalle i toni dark e gotici che avevano caratterizzato la prima stagione e preferendo uno stile più acceso che meglio si adatta ai nuovi mondi in cui si sono trasferite le vicende in simbiosi di Lyra e Will. La fotografia si illumina di nuove tinte e perde quelle sfumature tetre che non aveva saputo sfruttare pienamente, accogliendo su di sé colori che donano alla regia un impatto più deciso e sofisticato. Sebbene l’impianto visivo abbia ottenuto una nuova veste più attenta ai dettagli e alla bellezza scenica, gli effetti speciali si dimostrano ancora carenti limitatamente alla rappresentazione dei daimon, a cui manca quel realismo che dovrebbe apparire quasi scontato dati gli alti budget di produzione della serie. Rispetto al panorama televisivo odierno, questa seconda stagione riesce a rimettersi in corsa ma non riesce neanche lontanamente a primeggiare sugli effetti speciali che siamo soliti vedere e che ci ha abituati a standard visivi decisamente più elevati.
Se da una parte si è potuta notare una maggiore attenzione al mero lato scenico puntando alla maestosità e grandezza e una narrazione che osserva l’interiorità dei personaggi, dall’altra si perde tutto ciò che c’era nella precedente stagione in termini di magia e oscurità, aspetto che potrebbe rivelarsi una lama a doppio a taglio per gli amanti del genere, ma che conferisce alla serie un carattere sicuramente più maturo e contemporaneo. In Queste Oscure Materie non si tratta più del classico mondo fantastico, al contempo simile e dissimile al nostro, di streghe e magia, di animali parlanti e battaglie tra gli orsi, ma si indaga nelle basi della società mettendo in risalto l’antico, e pur sempre attuale, scontro tra due aspetti che sembrano incapaci di coesistere all’interno di qualsiasi universo. Si parla della dualità che ha scosso, ostracizzato, distrutto e ridotto in pezzi il mondo, creando due fazioni ben distinte che si inneggiano guerra a vicenda per soppiantare l’altro, generando una dualità di pensiero che non sembra trovare uno spazio comune nemmeno nelle profondità dell’animo umano e che insinua il dubbio in tutto ciò in cui crediamo. In questi primi cinque episodi, la seconda stagione di Queste Oscure Materie innalza quindi l’importanza delle sue tematiche per avvicinarle al mondo che ci circonda e a delle lotte che conosciamo fin troppo bene, abbinandole a una migliorata resa visiva e promettendo così delle alte aspettative per un finale che, seppur monco dell’ottavo episodio mai girato, dovrebbe riuscire a superare la conclusione della stagione precedente.