Rapture: recensione della serie tv Netflix dedicata al mondo dell’hip hop
Musica, concerti live, tour ma non solo: Rapture è la nuova serie di Netflix dedicata al mondo del rap e dell'hip hop, raccontato dai suoi stessi i protagonisti, i rapper
Andare oltre le apparenze, portare alla luce una realtà completamente nuova e infine sfatare dei luoghi comuni: questo lo scopo di Rapture, la nuova serie targata Netflix, dedicata al mondo del rap e dell’hip hop. Una realtà spesso considerata negativamente, abitata nell’immaginario comune da delinquenti e criminali della peggior specie.
Eppure questo universo così malvisto, non è popolato solo da loschi individui, circondati da donne poco vestite, droga e alcol. I rapper fanno musica, anche se la maggior parte delle persone non vorrebbe definirla così: e facendo musica, sono degli artisti. Rapture vuole dimostrare proprio questo: portare alla luce tutti gli aspetti positivi e la vera realtà che circonda il mondo dell’hip hop. E lo fa attraverso il linguaggio più diretto possibile, quello dei suoi stessi protagonisti, i rapper, che tra uno “you know, man” e l’altro, si raccontano, aprendosi con il pubblico e esprimendo le proprie idee, ma soprattutto ricordando a tutti un messaggio fondamentale: la musica è veramente il linguaggio universale più potente al mondo.
Rapture porta sullo schermo l’altro lato dell’hip hop, quello vero
Dietro alle catene d’oro, ai pantaloni larghi e ai cappelli con visiera, si nascondono veri e propri artisti, che hanno fatto del rap il loro modo di comunicare e di aiutare gli altri. Composta da otto episodi, Rapture presenta in ogni puntata un rapper diverso. Partendo da Logic, per poi passare a Nas e Dave East, T.I, G-Eazy, fino ad arrivare a A Boogie wit da Hoodie, 2 Chainz, Rapsody e Just Blaze, ogni cantante racconta la propria esperienza e come la musica abbia cambiato profondamente la sua vita.
Attraverso le parole non solo dei rapper, ma anche delle persone che costantemente sono loro vicino, come assistenti, amici e famigliari, la serie di Netflix riesce a dare uno sguardo inedito su di un mondo che in realtà non si conosce per nulla. Un mondo fatto di fatica e sudore, di percorsi difficili che hanno portato questi artisti alla fama che adesso hanno raggiunto. Grazie ad un racconto asciutto e diretto, costruito quasi come flusso di coscienza dei protagonisti, il pubblico riesce ad entrare veramente per la prima volta in questo universo. Si scopre così che Logic soffre di attacchi di ansia, oppure che T.I. si batte quotidianamente per contrastare le violenze nei confronti di tutti gli uomini e le donne di colore. E ancora che Nas usa la musica per raccontare le storie del suo quartiere, della sua città, delle persone come lui, mantenendo sempre un legame stretto con le proprie origini, senza mai dimenticare da dove tutto ha avuto inizio.
Grazie a Rapture, i grandi nomi dell’hip hop del momento si presentano come persone normali, con i loro problemi e le loro paure, attaccati ai propri valori e alle proprie famiglie. La celebrità viene oscurata per un momento e davanti a quella telecamera troviamo uomini e donne come tutti gli altri, pronti a raccontare tutto di se stessi.
Il potere della musica e l’hip hop come cultura
Rapture utilizza nel corso degli episodi, linguaggi visivi molto differenti. Alle immagini delle prove o dei concerti live dei cantanti, vengono affiancate immagini di repertorio, spesso delle loro primissime esibizioni; oppure ricostruzioni di aneddoti delle vite private dei rapper attraverso disegni animati; o ancora immagini reali, come quelle prese dalle telecamere di sicurezza inserite nell’episodio dedicato a T.I., in cui il cantante ricorda tutte le vittime di colore uccise dalla polizia. Un linguaggio ricco, che conferisce ritmo alla narrazione, sempre guidata dalla voce dei protagonisti.
Tutte le immagini e i racconti si dirigono però verso una conclusione comune: ribadire il messaggio che la musica ha il potere di unire e che l’hip hop rappresenta una vera e propria cultura comune, capace di avvicinare persone diverse e lontane. Ma non solo. Il rap infatti è una vera e propria arma, che fa della verità la sua forza. Come afferma lo stesso Nas in uno degli episodi:
Con il rap si raccontano storie vere, quelle della realtà che ci circonda e per questo non bisogna essere per forza politically correct: l’hip hop si basa sulla verità e verità vuol dire essere onesti fino in fondo. Con il rap puoi dire quello che vuoi: rap vuol dire libertà e potere.
Ed è ecco che quindi non stupisce che Logic, con la sua canzone 1-800 sia riuscito a porre l’attenzione su un tema molto delicato, quello del suicidio. Il giovane rapper è riuscito infatti, attraverso la sua musica, a dare speranza a milioni di ragazzi, tanto che i centri per la prevenzione del suicidio hanno registrato un’aumento impressionante delle chiamate per richieste d’aiuto.
Rapture rappresenta un’inno alla cultura hip hop, una sorta di manifesto, in grado di portare finalmente alla luce tutta la realtà di un mondo spesso mal giudicato. Come il rap, anche la serie di Netflix si fa portatrice di verità, verità su universo ancora tutto da scoprire e capace di andare oltre le apparenze.
Rapture debutterà su Netflix, con tutti i suoi otto episodi, il prossimo 30 marzo.