Rebel: recensione della serie sulla vita di Erin Brockovich
La serie originale Star racconta la vita attuale della celebre attivista che si batte per i deboli e l’ambiente.
In principio fu Julia Roberts che con la sua straordinaria interpretazione di Erin Brockovich, caparbia attivista per i diritti civili e per l’ambiente, diretta da Steven Soderbergh nell’omonimo film, conquistò il premio Oscar come migliore attrice protagonista nel 2001. 20 anni dopo la serie ABC Rebel di Krista Vernoff (Grey’s Anatomy, Station 19), dal 28 maggio su Disney+ in 10 puntate, ci mostra come la sua vita non sia per niente cambiata, sempre pronta a difendere i più deboli dalle ingiustizie dei potenti senza scrupoli.
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La serie ispirata a Erin Brockovich vede protagonista Katey Sagal (Sons of Anarchy) nei panni di Anne Bello, forte, imprevedibile e brillante, soprannominata non a caso “Rebel” difensore legale dei colletti blu senza una laurea in legge. Una vita privata complicata, tra diversi divorzi, i figli non sempre entusiasti della sua travolgente personalità e un marito non proprio sincero, non la distraggono dalle sue cause.
Rebel – Dalla parte dei deboli e della giustizia
Nelle prime scene del pilota di Rebel vediamo Anne scatenare un putiferio durante un evento esclusivo della Stonemore Medical, un’azienda medica colpevole di produrre delle valvole cardiache tossiche che creano dei sintomi autoimmuni nelle persone nelle quali vengono impiantate. Rebel invita giornalisti e contestatori sollevando in questo modo il caso e cominciando una battaglia contro la multinazionale che sta facendo morire molte persone, tra i quali amici e conoscenti. I suoi metodi non certo diplomatici spesso le costano delle notti in cella e non trovano l’appoggio del suo “capo”, il potente avvocato Julian Cruz (Andy Garcia), del marito Grady (John Corbett) che si sente trascurato, e dei figli Ziggie (Ariela Barer), adolescente ribelle, Cassidy (Lex Scott Davis), un’avvocatessa acuta e caparbia e Nate (Kevin Zegers) un medico che tenta invano di non farsi coinvolgere nelle battaglie della madre.
La scorza dura di Rebel dovuta al fatto che non può sopportare le ingiustizie e i crimini dei quali si macchiano spesso i potenti, scompare quando si trova di fronte ai malati per i quali si batte o a chi le chiede aiuto perché indifeso. Come una donna vittima di un fidanzato violento che Rebel si offre di aiutare coinvolgendo la figlia Cassidy. È uno dei casi raccontati parallelamente alla vicenda principale della Stonemore Medical che si dipanerà per tutti i 10 episodi della prima stagione.
Rebel – Un racconto non all’altezza della sua protagonista
“Erin lavora instancabilmente per la giustizia sociale, legale e ambientale, nonostante la mancanza di una laurea ufficiale – ha spiegato Krista Vernoff – ispira tutte le persone che incontra a diventare gli eroi di sé stessi”. “Forte come la verità”, recitava proprio per questi motivi il sottotitolo del film con Julia Roberts sulla sua vita, ma stavolta il racconto di questa donna straordinaria appare debole, nonostante gli ottimi presupposti e una protagonista, Katey Sagal, totalmente in parte. I casi “secondari”, per esempio, come quello della donna vittima di violenza domestica, vengono risolti in maniera troppo frettolosa e inverosimile: purtroppo nella realtà non basta un discorso ispirato seppur pronunciato da un’importante attivista per impietosire un uomo violento e persuaderlo a non tormentare più la sua compagna.
Il film di Soderbergh – i paragoni sono inevitabili – mostrava tutta la fatica, il dolore, le difficoltà e i sacrifici personali di una donna che con pochi mezzi ma tanta passione e ingegno affrontava con coraggio multinazionali e potenti, raccontando con grande impatto emotivo tragedie personali e ingiustizia sociale. Nella serie Rebel non si riesce a percepire tutto questo nonostante sia normale, e umano, provare empatia verso le vittime, ma è difficile appassionarsi alle vicende dei protagonisti.