Rebelde: recensione della serie TV Netflix
Rebelde, la serie teen drama che racconta le vicende di un gruppo di adolescenti che cercano il successo attraverso la musica, esce su Netflix a partire dal 5 gennaio 2022.
Rebelde, uscita su Netflix il 5 gennaio 2022, racconta le vicende di un gruppo di adolescenti “ribelli”, musicisti e cantanti, che vogliono diventare famosi. Si tratta di un piccolo cult sudamericano che nacque prima come Rebelde Way (telenovela creata dall’argentino Cris Morena) e poi divenne una soap messicana di successo fra il 2004 e il 2006. Questa serie ne sarebbe l’ideale prosecuzione con nuovi personaggi.
La storia narra la vita di un gruppo di giovani fra i 16 e i 25 anni che frequentano l’Elite Way School, la scuola per musicisti d’élite frequentata dai figli dell’alta borghesia di Città del Messico. All’interno di questa scuola esiste un programma per musicisti Excellence Program, nel quale gli allievi possono mettere alla prova il proprio talento e prepararsi per Battle of the Bands, il contest (tipo X Factor tanto per intenderci) che mette in competizione le varie band che si sono formate fra i ragazzi. Il successo in questa esibizione può sancire l’inizio di una luminosa carriera perché hanno la possibilità di incidere un disco con una prestigiosa etichetta. I giovanissimi protagonisti formano dunque il gruppo dei RBD e la loro band inizia ad avere successo ma una misteriosa loggia di personaggi travestiti con maschere, però, farà di tutto per ostacolare questa competizione e distruggere i sogni e le aspirazioni delle giovani promesse in gara in modo da fare vincere i propri favoriti.
Rebelde: una trama debole e scontata
Già dalla elementarità della sinossi esposta si comprende la scarsezza di profondità della sceneggiatura che prevede dinamiche narrative deboli e prevedibili. In pratica ci troviamo di fronte ad una classica storyline da teen drama con temi già affrontati (e meglio) milioni di volte: la scuola per adolescenti benestanti in cui ci sono i poveri che sono potuti entrare perché hanno vinto la borsa di studio e sono snobbati ed emarginati ma in realtà sono i più talentuosi, la ragazza ricca che sembra superficiale e viziata e invece è buona e profonda, il gay sensibile ed esibizionista, i ragazzi più popolari (come si dice in gergo adolescenziale) e quelli freaks, insomma una sequela di cliché stereotipati alla Saranno famosi che rende i personaggi noiosi e poco credibili. E poi ci sono “i cattivi” che sono invidiosi. La sceneggiatura dunque è sciatta e piatta, con una struttura narrativa che arranca in una serie infinita di sottotrame (da telenovela) poco efficaci e la storia spesso retorica e prevedibile prosegue con fatica e noia.
Uno stile patinato da telenovela e personaggi fin troppo stereotipati
Diretta da Santiago Limón e prodotta da Woo Films e Propagate, lo stile di Rebelde è quello patinato della telenovela con profusione stucchevole di patetismo sentimentale ad alto tasso diabetico. Il cast è costituito da giovanissimi protagonisti che, alle prese con personaggi incasellati in stereotipi e dialoghi poco incisivi e superficiali, non possono aggiungere molto al risultato finale: fra i migliori protagonisti senz’altro ci sono Franco Masini nei panni di Luka, il figlio gay di un miliardario che non lo vorrebbe artista ma studente di economia, Azul Guaita nel ruolo di Jana, la ragazza ricca e già famosa che vuole essere una vera artista e Sergio Mayer Mori nel ruolo di Esteban, un ragazzo povero e di provincia ma con un grande talento.
Anche l’aspetto musicale che dovrebbe essere centrale nella storia non viene rappresentato con veridicità e realismo: non viene raccontato il percorso di formazione degli artisti e la loro evoluzione. Siamo insomma lontanissimi dalla verità e profondità di altri teen drama di maggiore successo come Sex education, The end of fuc**ing world o Euphoria.