Red Rose: recensione della serie TV britannica Netflix
Horror e thriller si mescolano senza soluzione di continuità nella serie britannica creata dai The Clarkson Twins, rilasciata su Netflix il 15 febbraio 2023.
I The Clarkson Twins, all’anagrafe Michael e Paul Clarkson, tornano a regalare brividi freddi e tensione tagliente agli appassionati di horror e thriller che puntuali come orologi svizzeri versano la quota mensile di abbonamento a Netflix. Quest’ultima a sua volta cerca di contraccambiare il contributo economico offrendo serie che possano in qualche modo ripagarlo e soddisfare le aspettative dei fruitori del servizio. Per fare in modo che ciò avvenga il colosso delle streaming a stelle e strisce ha deciso di rivolgersi ancora una volta agli autori della miniserie di successo The Haunting of Bly Manor di Mike Flanagan, acquisendo i diritti di trasmissione dalla BBC della nuova serie creata dai gemelli britannici dal titolo Red Rose, per poi rilasciarla sulla propria piattaforma a partire dal 15 febbraio 2023.
Chi c’è dietro l’app di Red Rose: un’entità soprannaturale o il potere occulto del dark web?
Negli otto episodi da 45 minuti circa cadauno che la vanno a comporre, affidati al terzetto di registi formato da Ramón Salazar, Henry Blake e Lisa Siwe, si racconta di un gruppo di adolescenti di Bolton, piccolo centro urbano situato a nord-ovest da Manchester, alle prese con un’app per smartphone che minaccia orrende conseguenze se chi la scarica non soddisfa tutte le sue richieste. Ed è proprio quello che accade ai malcapitati di turno, costretti ad affrontare alcune sfide mortali per fronteggiare una misteriosa e pericolosa entità. La domanda di rito può essere una e una soltanto: chi c’è dietro la fantomatica app dal nome rassicurante di Red Rose? Visti i precedenti nei generi nei quali la serie in questione va a collocarsi, vale a dire l’horror dalle venature thriller, le strade da percorrere per scoprire chi o cosa si nasconde dietro quella malefica tecnologia sono due: da una parte troviamo un’entità apparentemente soprannaturale, dall’altra il potere occulto e seduttivo del dark web. La risposta ovviamente la lasciamo all’ultimo episodio, ma una cosa è certa: al termine della visione chi è solito scaricare app senza verificarne provenienza e funzionamento non lo farà più con così tanta leggerezza.
Nelle righe della trama di Red Rose è possibile rintracciare corrispondenze con ciò che si è verificato e si verifica oltre lo schermo, nella vita reale
La lezione in tal senso però sembra non essere bastata, con film e serie che in più di un’occasione hanno mostrato quali possono essere le conseguenze nefaste di un uso distorto della rete. Sia che si tratti di forze demoniache ultraterrene o ectoplasmatiche (vedi Kairo di Kyoshi Kurosawa o The Call di Takashi Miike), piuttosto che dell’uso illegale del web e delle tecnologie (da Countdown a Bedevil, passando per You Die o Manny), il fine ultimo di show come Red Rose non va oltre il mero intrattenimento. Prodotti come questi restano confinati a tale scopo, eppure bisognerebbe iniziare a prenderli un po’ più seriamente, andando a cogliere quel messaggio di fondo che scorre nelle vene narrative e drammaturgiche del plot. La cronaca nera del resto e i tantissimi casi accaduti alle diverse latitudini ci vengono in aiuto, dimostrando quanto storie e dinamiche come quelli mostrate dai fratelli Clarkson non siano poi così lontane dalla realtà dei fatti.
Al di là dell’immaginazione degli autori, delle divagazioni pseudo-fantascientifiche, alle quali sono legate a doppia mandata dei tentativi di depistaggio per ingolosire e coinvolgere il fruitore, l’incubo ad occhi aperti nel quale vengono scaraventati i giovani protagonisti di Red Rose rimanda direttamente a vicende realmente accadute sotto altre forme e dinamiche. Nelle righe della trama tessuta dai gemelli britannici è possibile rintracciare corrispondenze con ciò che si è verificato e si verifica oltre lo schermo, nella vita reale. Giornali e web sono pieni di storie simili. Ecco perché la serie che porta incisa sui suoi frame la grande N non va vista con superficialità, ma fruita con la giusta attenzione per via del messaggio ammonitore del quale si fa portatrice.
In Red Rose si assisterà a una mutazione genetica in corsa che vedrà l’horror soprannaturale cedere il testimone al thriller
Detto questo l’app che si fa veicolo di morte, dolore e sventure è in grado di sondare e portare a galla le paure più profonde di Wren e dei suoi amici più stretti, rendendole reali e soprattutto letali. Quella che doveva essere una lunga e calda estate post liceo, all’insegna dell’amore, dell’amicizia e del divertimento, si tramuta in un inferno per il gruppetto di adolescenti protagonista. Una semplice app e chi vi è dietro guasta la festa ai ragazzi e cambia i connotati a quello che alla base sembra il classico teen-drama, con relativi temi chiave al seguito. Quello del cambiamento di pelle sarà una costante di Red Rose, con un ulteriore mutazione genetica in corsa che vedrà l’horror soprannaturale cedere il testimone a una linea mistery che finirà con il prendere del tutto il sopravvento. Mutazione, questa, prevedibile e già vista in altri prodotti audiovisivi e cinematografici analoghi, ma che nel caso della serie in questione porta non pochi benefici.
Se fino al sesto episodio si era andati avanti a tentoni, con gli autori e i registi che hanno fatto di tutto per mescolare le carte in tavola, dal settimo in poi si assiste a un crescendo di tensione che sfocia in un finale incandescente dal livello ansiogeno estremamente alto. Gli ultimi due capitoli alzano l’asticella, mettono a segno dei colpi inaspettati che portano il risultato a un’efficenza mistery che fino a poco tempo prima sembrava un’illusione. Ecco perché vi consigliamo di non gettare la spugna e avere la pazienza di attendere il giro di boa.