Regina Cleopatra: recensione della docu-serie Netflix

La celebre sovrana egiziana rivive sullo schermo nella contestatissima docu-serie prodotta da Jada Pinkett Smith e diretta da Tina Gharavi. Su Netflix dal 10 maggio 2023.

La dimostrazione della volontà di Netflix di stare editorialmente sul pezzo e in sincronia con l’attualità sta nella scelta di rilasciare film e serie incentrati su storie di Re, Regine, Principi, Principesse e famiglie Reali, proprio nella settimana che ha portato alla salita al trono del Regno Unito e degli altri reami del Commonwealth di Carlo III e della moglie, Camilla, avvenuta il 6 maggio 2023 nell’abbazia di Westminster, a Londra. Individuare l’incoronazione come leitmotiv per disegnare il palinsesto di una programmazione a tema è solo una delle strategie messe in atto dal colosso dello streaming per ingolosire i suoi abbonati e magari attirarne di nuovi. Ecco allora fare la comparsa sulla piattaforma a stelle e strisce in contemporanea, nei giorni precedente o immediatamente successi al suddetto evento epocale, di prodotti audiovisivi come il film Royalteen: La principessa Margrethe oppure le serie La Regina Carlotta: Una storia di Bridgerton e Regina Cleopatra. Proprio quest’ultima ha sollevato un gigantesco polverone per via di una tempesta di polemiche che si è abbattuta su di essa ancora prima dell’uscita lo scorso 10 maggio 2023. Polemiche che si sono protratte anche nei giorni a seguire e che non sembrano destinate a placarsi nell’immediato, ma a finire addirittura nelle aule di tribunale.   

Regina Cleopatra: una docu-serie che divide

Regina Cleopatra cinematographe.it

Sulla docu-serie voluta da Jada Pinkett Smith, produttrice esecutiva del progetto nonché moglie di Will Smith, come secondo capitolo di un ciclo dedicato alle Regine Africane dopo Njianga, si è scatenato un autentico putiferio e una spaccatura nel pubblico a causa della scelta degli autori di rappresentare Cleopatra come una donna dai lineamenti africani e dalla pelle scura, quando invece testimonianze storiche, immaginario e iconografia affermano da secoli il contrario, ossia che la celebre Regina d’Egitto avesse pelle chiara e lineamenti ellenici. Ipotesi, questa, avvalorata dalla Settima Arte che nei precedenti in cui tale figura è stata chiamata in causa ha visto attrici come Elizabeth Taylor, Monica Bellucci e Sophia Loren, calarsi nei suoi panni. La stessa ipotesi per il quale si stanno battendo a spada tratta studiosi (tra cui l’archeologo e divulgatore Zahi Hawass) e influenti personalità istituzionali egiziane, che hanno accusato la serie in questione di revisionismo storico e di “afrocentrismo”, quel tanto da aver falsificato eccessivamente la storia della sovrana e del loro Paese.  La decisione di affidare il personaggio all’attrice britannica di origine africana Adele James non è proprio andata giù all’Egitto, che è sceso in campo contro Regina Cleopatra, denunciando la serie e facendo causa a Netflix al fine di ottenere il ritiro dalla piattaforma. Del resto, non è la prima volta che si innesca una bufera mediatica in merito a questioni etniche e razziali legate all’indimenticabile Sovrana quando si è trattato di dare vita a progetti sulle sue gesta e sulla sua esistenza. Basti pensare a quella piovuta di recente sulla decisione di affidare il ruolo a Gal Gadot nel futuro Cleopatra di Denis Villeneuve, per via delle origini israeliane dell’attrice.

La qualità bassa tanto nella recitazione quanto nella scrittura e nella confezione sono alla base della mancata riuscita del prodotto

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Staremo a vedere come andrà a finire. Nel frattempo la docu-serie, oltre a stare al nell’occhio del ciclone, continua a sostare stabilmente nella top ten dei titoli più visti del broadcaster statunitense, probabilmente proprio a seguito delle vicende legali e del grandissimo battage che ha scatenato, finendo con l’attirare l’attenzione del pubblico. Il ché ha giocato a favore di Regina Cleopatra, che ha così raggiunto molti più spettatori rispetto a quelli pronosticati all’inizio. Questi però si sono trovati al cospetto di un progetto audiovisivo per il quale il colore della pelle della protagonista è, credeteci, l’ultimissimo dei problemi, anche se tale non sarebbe mai dovuto essere. La serie in quattro episodi (da quaranta minuti circa cadauno) diretta da Tina Gharavi ha infatti ben altre crepe a minarne la stabilità e la riuscita. La performance della James e dell’intero casting non funziona in generale e nulla a che fare con il colore della pelle. Le performance attoriali di quello che è a tutti gli effetti un docu-drama costruito a tavolino attraverso ricostruzioni di fiction innestate in brani di interviste a studiosi ed esperti, ha nella componente recitativa il tallone d’Achille. La qualità piuttosto bassa rispetto alle reali esigenze e agli standard richiesti in termini di performance dei singoli, tanto da arrivare a preferire quelle che si vedono nelle scene dei programmi diretti da Roberto Giacobbo o Alberto Angela, è un ostacolo insormontabile per lo show.

Una docu-serie che mira ad approfondire aspetti poco conosciuti di Cleopatra, al di là delle gesta, delle dinamiche di potere, degli intrighi, delle alleanze e delle cospirazioni che ne hanno caratterizzato l’esistenza terrena

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C’è poi da fare i conti con una scrittura farraginosa e incerta, nonostante sia guidata da buoni propositi, ossia quelli di approfondire aspetti che molti ignorano della figura di Cleopatra, al di là delle gesta, delle dinamiche di potere, degli intrighi, delle alleanze e delle cospirazioni che ne hanno caratterizzato l’esistenza terrena, intrecciando il proprio destino con quello di altri personaggi storici come Giulio Cesare, Marco Antonio e Ottaviano. Limiti, questi, che si riversano anche nella messinscena e nella messa in quadro di un prodotto audiovisivo che ha richiesto ingenti capitali per dare forma a un period-drama, con tutto ciò che ne consegue dal punto di vista della confezione e della rievocazione dell’epoca in cui i fatti si sono svolti. Anche qui la resa è barcollante, discontinua e non sempre curata a dovere. Tutto ciò per sottolineare nuovamente che la polemica sterile nata sul colore della pelle della protagonista è l’ultimo dei problemi.    

Regina Cleopatra: conclusione e valutazione

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Polemiche a parte, la docu-serie diretta da Tina Gharavi ha diversi punti di debole che ne minano la confezione e la scrittura. Nonostante sia guidata da buoni propositi, ossia quelli di approfondire aspetti che molti ignorano della figura di Cleopatra, Regina Cleopatra deve fare i conti con un impianto drammaturgico che assomiglia sempre di più a un bignami biografico. Problemi anche e soprattutto arrivano alla regia didascalica e dalle performance attoriali, a cominciare da quella di Adele James nei panni della sovrana egiziana, che risulta bassa rispetto alle reali esigenze e agli standard richiesti in termini di performance dei singoli.

Regia - 1.5
Sceneggiatura - 1.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 1.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 1

1.8

Tags: Netflix