Rick and Morty – stagione 6: recensione della serie TV Netflix
Se lo spara-porte è distrutto e non più ricaricabile, come farà a salvarsi Rick? La sesta stagione riprende le fila delle questioni in sospeso, sorprendendo in più modi...
Rick And Morty è una serie creata da Justin Roiland e Dan Hammond per Adult Swim, iniziata nel 2013 (nel primo e nel quarto anni la serie è stata spezzata in due parti a cavallo di due anni) e arrivata alla sesta stagione, disponibile con i dieci nuovi episodi su Netflix dal 4 dicembre 2022.
Più volte rimandata, attesa per settembre 2023 per essere poi rimandata di ben tre mesi: la sesta stagione di Rick And Morty torna e dimostra come, se un prodotto è pensato e scritto con intelligenza e passione, conserva la sua carica anche dopo ben nove anni dall’inizio.
La longevità è un fattore da non sottovalutare assolutamente, visto che parliamo di una serie d’animazione: poche si sono spinte così in là, ancora di meno sono riuscite a mantenersi fresche come la creatura di Roiland e Harmon.
Rick and Morty 6 parte col botto!
La stagione sei parte col botto: finalmente viene messo un punto fermo alla sottotrama riguardante le tante, differenti e diverse versioni dei due protagonisti provenienti da universi paralleli, facendo un po’ di ordine (seppure alla maniera sbrigativa e cinica di Rick); e nell’episodio 8 torna anche uno dei villain più vincenti e convincenti direttamente dalla stagione cinque, ovvero Mr. Nimbus.
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In particolare: se l’ultimo episodio della stagione 5 aveva lasciato a bocca aperta parlando del vero passato di Rick e raccontando della morte di sua moglie Diane e della giovane Beth (nonché dell’invenzione dello spara-porte, della ricerca del Rick che aveva causato quel dolore immenso e della distruzione dello spara-porte e di ogni suo fluido in tutto l’universo), il primo episodio di Rick and Morty 6 parte proprio da lì, con incursioni aliene, mostri orribili e letali e una caratterizzazione sempre centrate.
Ecco allora Rick che tenta di aggiustare lo spara-porte, ma che accidentalmente rispedisce i membri della famiglia nei loro universi originali, costretti ad affrontare quello che è adesso la loro vera realtà.
Coerenza e continuità
Questi fatti, sebbene non centrali nei rispettivi episodi in cui avvengono, sono la dimostrazione di una delle carte vincenti della scrittura dell’intero show: la convinzione e la coerenza con cui viene gestita la continuity in una serie che si svolge principalmente nelle trame orizzontali, mentre quelle verticali servono a tenere insieme gli episodi e quindi a far brillare il proprio svolgimento sul lungo percorso in maniera felice.
L’originalità della trovata iniziale di Harmond e Roiland, infatti, sta proprio nell’unione perfetta tra fantascienza, horror e umorismo, con la famiglia Sanchez al centro di vicende multidimensionali; e nella gestione perfetta delle citazioni.
La verosimiglianza è bandita dalla sceneggiatura: quello che residua è una potenza anarcoide che non mette freni alle trovate di puntata, senza dover temere neanche l’alternanza di dramma e comicità. Un’alternanza che dà come risultato un mood emotivo totalmente ed assolutamente personale: ad esempio, difficile rimanere impassibili davanti il rapporto di Rick con la voce di sua moglie Diane (nome legato solo ad un audio che ci riporta improvvisamente a Twin Peaks…), così come i battibecchi di Rick stesso con suo genero, o ancora i diverbi tra le versioni alternative di Beth, sono splastick di fattura mirabile.
Su tutto, quindi, sembra emergere ancora una volta il perno attorno a cui ruota il progredire emotivo della serie: la famiglia.
Legami disfunzionali, sentimenti mai espressi, frustrazioni, cambi di prospettiva: Rick è solo la leva che aziona il meccanismo, e ogni episodio di Rick And Morty sembra essere un minuscolo tassello che racconta la difficoltà di volersi bene, e di voler bene a chi ci sta intorno mentre tutto si sfalda.
Netflix non ha ancora reso noto quando arriveranno gli ultimi quattro episodi in Italia.