Riviera: la recensione della serie tv con Julia Stiles
Intrighi, potere e lusso sfrenato sono gli ingredienti alla base di Riviera, la serie di Sky Atlantic scritta da Neil Jordan con protagonista Julia Stiles.
Ha debuttato ieri sera con i primi due episodi, Riviera, la serie tv con Julia Stiles, un TV drama in dieci puntate prodotta da Sky Atlantic, che poggia su un cast accattivante, di volti noti e sceneggiatori dai nomi importanti, a cui si aggiungono le splendide vedute della Costa Azzurra, macchine sportive, yacht e opere d’arte da milioni di dollari.
Eppure quello che resta dopo la visione dei primi due episodi è la delusione delle aspettative disattese e la percezione che qualcosa non abbia funzionato fino in fondo. Si ha anzi l’impressione che dietro la patina dorata del glamour, delle auto da capogiro, degli elicotteri, delle ville che trasudano un lusso sfrenato, alla fin fine resti ben poca sostanza.
La stessa Costa Azzurra, al centro delle vicende di Riviera, in questo senso appare come una vetrina: il luogo ideale in cui fare sfoggio di quanto si possiede davanti agli occhi del mondo, che sia la ricchezza in senso lato, il potere, gli yacht o le belle donne. Al centro di questa fiera della vanità si colloca, in un’enorme villa dal gusto rinascimentale, la famiglia Clios.
Riviera: una location da urlo per una storia intricata ma con qualche tassello fuori posto
Quando il capofamiglia, il miliardario Constantine Clios (Anthony LaPaglia), muore improvvisamente in uno strano incidente che fin da subito puzza di bruciato, la giovane moglie Georgina (Julia Stiles) abbandona i panni di curatrice d’arte per conto del marito per assumere quelli di detective deciso a indagare sulla sua morte. A quel punto per lei inizia un’affannosa ricerca nel passato di un uomo, che, com’è prevedibile, nascondeva più di qualche segreto, al punto da attirare su di sé l’attenzione della polizia.
A tutto questo si aggiunge la difficile convivenza con la famiglia del marito defunto: la glaciale ex moglie di Constantine, Irina, ben interpretata da Lena Olin (Chocolat), il figlio maggiore, Christos (Dimitri Leonidas), perso dietro ai soldi e alla droga, il riflessivo Adam di Iwan Rheor (Il Trono di Spade) e la fragile figlia minore, Adriana, interpretata da Roxane Duran.
Nato da un’idea di Paul McGuinness, l’ex manager degli U2, e scritto dal premio Oscar Neil Jordan (Intervista col vampiro, The Crying Game) insieme allo sceneggiatore e scrittore John Banville (già vincitore del Man Book Prize nel 2005), lo show si presenta come un thriller ma manca decisamente di spessore. Nonostante l’enorme budget, che la rende una serie progettata per attirare il grande pubblico, Riviera rischia di perdere spettatori strada facendo proprio per alcune evidenti lacune.
Lo stesso Neil Jordan ha avuto da ridire sul prodotto finale, sollevandosi da ogni responsabilità e anzi lamentando, nel corso di un’intervista per il “Business Post”, un intervento da parte dei producers che avrebbe completamente stravolto i primi due episodi.
Il patinato risultato finale di Riviera sarebbe quindi una versione completamente epurata da scene di nudo e dialoghi descrittivi utili a inquadrare certi personaggi o situazioni.
Certo è che lo show, seppure ricorda sotto certi aspetti gli ambienti privilegiati di The Night Manager o Big Little Lies, è molto lontano dalla complessità di queste serie, a partire proprio dai suoi personaggi, che non riescono mai veramente a prendere vita: nonostante un cast di tutto rispetto, i membri della famiglia Clios appaiono come sfocati, fermi alla superficie e incapaci di far scattare veramente l’empatia, o anche solo la repulsione, nel pubblico.
La semplicità dei caratteri, unita agli intrighi legati a un ambiente in cui dominano i ricchi e i potenti, fanno di Riviera un prodotto da soap opera vecchio stile che, se pure intrattiene, alla lunga rischia di essere ridondante.
Il rischio è che il pubblico di oggi, abituato a ben altri prodotti televisivi, difficilmente riuscirà ad arrivare in fondo ai dieci episodi, tra dialoghi che finiscono per prendersi troppo sul serio, mancando spesso e volentieri di plausibilità. La stessa idea centrale alla base di Riviera, il fatto che la ricchezza e il lusso sfrenato nascondano spesso e volentieri qualcosa di marcio, è di per sé qualcosa di già sentito che se sposato a personaggi bidimensionali e intrighi di cui è fin troppo facile vedere la soluzione non potrà che dare come risultato un prodotto di intrattenimento mediocre e assolutamente dimenticabile.
Non resta che sperare in un improvviso cambio di rotta strada facendo, che possa riesumare aspetti finora rimasti sullo sfondo, sommersi da quelli che sembrano essere al momento le sole caratteristiche della serie: i bellissimi scorci della Costa Azzurra, uniti all’agiatezza di una classe privilegiata.