Robo-fratelli super giganti: recensione della serie animata su Netflix
Se solo smettessero di litigare, Shiny e Thunder il mondo potrebbero anche salvarlo. Robo-fratelli super giganti è umorismo, fantascienza e animazione, su Netflix dal 4 agosto 2022.
L’ultima cosa di cui il mondo ha bisogno è la cosa che succede più spesso in Robo-fratelli super giganti, la serie animata creata da Víctor Maldonado e Alfredo Torres e disponibile su Netflix con 10 episodi della durata di venticinque minuti circa a partire dal 4 agosto 2022. Ora, sarete d’accordo anche voi che l’ultima cosa di cui il mondo ha bisogno, quando un’imperscrutabile minaccia aliena vomita sull’umanità inerme la sua razione giornaliera di kaiju (mostri), è che i mega robot incaricati della sua salvezza si mettano a litigare tra loro. Per futili motivi, oltretutto. Ma, ehi, è proprio questo che fanno i fratelli.
Litigano, fanno pace, poi litigano di nuovo, si fanno prendere da gelosie inutili che ovviamente tirano fuori nei momenti meno opportuni. Shiny e Thunder, li vedete qui sopra, i meccanici protagonisti di Robo-fratelli super giganti, hanno muscoli di lamiera e un cuore molto umano. Il modello narrativo di riferimento, mostri vs. robot, non è proprio l’ultima novità. L’idea è di rinfrescare gli angoli morti di una premessa fin troppo rodata concentrandosi sulle emozioni e i sentimenti. Di tutti, umani e meno umani.
Shiny e Thunder e Rose, lo strano trio di Robo-fratelli super giganti
Per dovere di cronaca Shiny è il robot colorato, mentre Thunder è quello un po’ più minaccioso. La scansione cromatica tradisce peculiarità caratteriali molto precise, come si vedrà poi. A partorirli ci pensa una mente niente male, la mente di Alex Rose, prodigio genetico di puro stampo einsteiniano con più lauree brevi che capelli in testa; addirittura il primo (Shiny) se lo inventa all’età di tre anni. Il punto è che un misterioso portale dimensionale/buco nero/qualunque cosa sia tiene la Terra sotto scacco. Una razza aliena e molto ostile, che potrebbe benissimo farsi gli affari suoi ma invece niente, ci prende di mira spedendoci contro mostri giganti assetati di sangue. I genitori di Alex, luminari anche loro, non ci sono più e non si sa dove siano finiti. Anche Shiny, per la bellezza di dieci anni, proprio combattendo con una di queste creature, sparisce nel nulla. Scoprire dove è stato e cosa gli sia successo è importante per Robo-fratelli super giganti. Quello che conta adesso è che al suo ritorno, Shiny scopre di avere un fratellino.
E che fratellino. Sembra La strana coppia, solo che invece di Neil Simon, New York e l’inossidabile coppia Lemmon-Matthau c’è una comica battaglia intergalattica per il futuro dell’umanità. Thunder è esattamente tutto quello che Shiny non è, non vorrebbe mai essere, ma aspira comunque a diventare. E viceversa. Shiny è colorato, imprevedibile, gesticola troppo, parla a voce alta, non si tiene un segreto neanche a fucilarlo, ha una scarsa propensione al lavoro di squadra. Ma è anche in perfetta sintonia con le sue emozioni e ha un cuore bello grosso. Thunder è implacabile, professionale, snob, grigio scuro e non si rilassa mai; al momento decisivo però sa sempre quello che bisogna fare e, sotto sotto, si taglia con un grissino. Le frizioni sono inevitabili. Fatti l’uno per l’altro, non possono evitare di respingersi e poi ritrovarsi. Tutto quello che sono, tutto quello che sanno, lo devono ad Alex.
Alex, che guida la riscossa scientifica del pianeta sorretta dal braccio armato del colonnello Creed, li crea in fasi diverse della sua vita. Come ogni artista che si rispetti, arte e scienza hanno molto da spartire, crea e nell’atto stesso della creazione non può evitare di svelarsi un po’. La fisionomia, il carattere e le abilità di Shiny e Thunder valgono come autobiografia non autorizzata dell’intimità una giovane donna. Il peso di una vita da sola, sola due volte, per il fardello di una mente enorme e per i genitori lontani, si fa sentire. Robo-fratelli super giganti ha interesse a raccontarci la fatica di crescere. Il mondo all’inizio è rotondo e rumoroso (Shiny), poi subentra la fatica, il senso del ridicolo (Thunder), si perde un po’ di magia e tutto è freddo e geometria. Ma anche, scatto ottimista, ragione e competenza, che il futuro non porta solo carbone. A conti fatti, suggerisce la serie, il modo più sensato per andare avanti è cercare quel tanto di armonia tra la spontaneità di ieri e l’autorevolezza di oggi. D’altronde è evidente che il mostro soccombe solo quando i due robot vanno d’accordo.
Mostri, robot, tecnologia all’avanguardia e buoni sentimenti
Per insaporire l’offerta Robo-fratelli super giganti recupera, senza approfondirla troppo, la tradizione kaiju. Il termine in Giappone ha un doppio significato e sta a designare sia l’insieme di film e prodotti seriali che al loro interno prevedono la presenza di mostri giganti, sia i mostri stessi. Letteralmente kaiju vuole dire “strana bestia”. Con Godzilla a fare da pepita d’oro di un filone sempre molto generoso. Su questo fondo la serie cerca di mediare tra impasto esotico (per occhi occidentali) e una morale della favola, sentimentale e familiare, universalmente valida. Cercando un po’ di significato tra una parentesi di spettacolo e l’altra, qui il pensiero va al retaggio kaiju, lì dove la creatura valeva spesso come metafora di qualcos’altro. Anche Godzilla in fondo, oltre la deformazione fantastica, scuoteva i fantasmi del Giappone post-bellico.
La serie non nutre ambizioni così elevate e si permette di oltrepassare l’azione pura ma solo (!) per parlarci di amore, famiglia e della fatica di crescere. Senza prendersi il rischio aggiungere chissà cosa a uno spartito che la sua storia ce l’ha, pescando l’umorismo e la malinconia lì dove è sicura di trovarli. Qualche accenno all’attualità (anche sanitaria) neanche troppo camuffato ma che non stona, anzi. Si balla sempre un po’, tra un episodio e l’altro, in termini di consistenza narrativa. Ci sono occasioni in cui regia e scrittura sembrano trovare la giusta chiave per rinvigorire una premessa che già in partenza sembra esaurire i suoi motivi di originalità. E occasioni in cui la storia semplicemente ristagna. Anche se la dinamica umoristico-sentimentale dei robot fratelli per caso regala un buon umorismo.
Chiaro che l’interesse di Víctor Maldonado, Alfredo Torres e collaboratori non si esaurisce con la storia. Robo-fratelli super giganti probabilmente farà parlare di sé soprattutto per le innovazioni tecnologiche, diciamo così, a monte. La serie per nascere sceglie di affidarsi ai miracoli digitali di Unreal Engine, motore grafico della Epic Games, prestigiosa casa di sviluppo di videogiochi. Come funziona il trucchetto? In sintesi, l’animazione si arricchisce e si perfeziona sulla base di scene girate sul set da professionisti in carne ed ossa (motion capture). L’esito è contrastato, un’attenzione al dettaglio estetico e plastico dei protagonisti veramente importante, ma anche una certa rigidità e piattezza nella definizione dell’ambiente circostante. Specialmente i paesaggi urbani, vagamente asettici.