Safe: recensione delle serie tv Netflix con Michael C. Hall
Michael C. Hall torna ad essere protagonista nella serie disponibile nel catalogo italiano Netflix.
Il 10 Maggio è finalmente sbarcato sul catalogo italiano di Netflix uno dei prodotti con più aspettative degli ultimi mesi. Parliamo naturalmente del thriller corale Safe, la serie originale Netflix di 8 episodi, che segna l’inaspettato ritorno sul piccolo schermo (aveva dichiarato in tempi non sospetti di voler abbandonare la serialità televisiva) del veterano Michael C. Hall, celebre volto dell’ematologo serial killer protagonista di Dexter e prima ancora del becchino omosessuale Dave Fisher in Six Feet Under (per la cui interpretazione ricevette anche una candidatura agli Emmy). Ulteriore carne al fuoco è data dall’autore dietro l’ideazione della serie, Harlan Cober, uno degli autori di bestseller più popolari al mondo. Più di 70 milioni di copie vendute nel globo e 30 romanzi stabilmente al primo posto nelle classifiche letterarie del New York Times, tra l’altro unico scrittore in dieci anni a scrivere pagine per il giornale stesso e primo autore al mondo ad aver vinto l’Edgar Award, lo Shamus Award e l’Anthony Award. Il fatto che sia lui a rappresentare la vera essenza dello sceneggiato è già di per sé una garanzia di qualità.
Safe: il pericolo chiuso a doppia mandata
La storia narrata in Safe ha luogo all’interno di una comunità selezionata, trasparente, chiusa (letteralmente) e separata dal mondo esterno da una recinzione perimetrale sorvegliata 24 ore 24 da videocamere a circuito chiuso. Si tratta di una sorta di zona franca, una microsocietà borghese nella quale tutti si conoscono, tutti fanno tutto alla luce del sole, tutte le famiglie sono esemplari e tutti si controllano a vicenda. Cosa potrebbe mai accadere? Tom Delaney (Michael C. Hall) è un chirurgo, vedovo e padre di due adolescenti. Non ha ancora superato il lutto della morte della moglie Rachel, ma fa quello che può ed è molto attaccato alle sue due figlie. La vita comunque va avanti più o meno come sempre fino alla sera della festa a casa di Sia, una delle ragazze più popolari e ricche della comunità, in cui la figlia maggiore di Tom scomparirà in circostanze macabre e misteriose.
La serie racconta l’indagine disperata di un padre che non esiterà ad indagare nella vita di chiunque, dai suoi vicini di casa fino alle persone che vivono dall’altra parte delle mura della comunità per trovare la figlia scomparsa. Il tutto causerà una violenta scossa per le tranquille famiglie e per la storia stessa del paesino. Sarà piano piano chiaro allo spettatore come il male e i segreti possano albergare anche in una sorta di Eden moderno in cui dovrebbe aleggiare solo serenità e senso civico.
Safe: l’illusoria utopia del bene
Rifugiarsi dietro un’alta recinzione, tenere fuori i pericoli del mondo esterno, cercare di sentirsi al sicuro selezionando chi tenere dalla parte giusta del cancello e controllare chi entra e chi esce sono le basi da cui nasce il contesto nel quale Harlan Cober crea la sua storia. L’autore vuole ribaltare la sensazione dello spettatore di sicurezza interna e pericolosità esterna, ricordando a tutti come il male sia dentro gli uomini e non dentro o fuori le mura. Tom capirà presto di non potersi fidare di nessuno e non conoscere nessuno fino in fondo, persino la moglie che tanto ha amato e che ancora gli capita di vedere in mezzo alle persone durante le sue giornate. Il tutto rivelerà la vera natura della rete sociale che vive la piccola comunità e porterà tutti i suoi abitanti a fare i conti con le proprie meschinità e nefandezze.
Una storia classica, con un inizio di grande impatto, ma con uno svolgimento a tratti banale e che non mantiene le promesse dei primi episodi. Un thriller corale variopinto, con tanti personaggi e tante situazioni diverse, ma che ha il suo perno nel personaggio interpretato da Michael C. Hall, crea il vortice nel quale finiranno tutti gli abitanti. La conclusione sposta la narrazione su un piano leggermente diverso rispetto a quello che muove la serie per la maggior parte, arrivando comunque a toccare tematiche importanti come la redenzione e la coscienza, elementi nuovi e che giovano al bagaglio dello sceneggiato. La regia è pulita, la presenza di numerosi flashback aiuta la narrazione a non perdersi e non far perdere il filo degli eventi allo spettatore, anche se a livello di montaggio non aggiunge nulla di così originale rispetto alle soluzioni classiche già usate.
Nell’insieme la serie si presenta come di buona qualità e molto avvincente fino a deludere un po’ nel finale, a causa di qualche scelta di scrittura non proprio convincente e ad uno scioglimento che smonta qualche intreccio narrativo spostando la soluzione da un’altra parte. Si segnale comunque un pericolo di bingewatching!