Scissor Seven – Stagione 2: recensione della serie animata cinese di Netflix
Uno dei cartoni animati più sorprendente degli ultimi anni, animato in maniera superba e ricco di colpi di scena.
Scissor Seven è un pesce raro perso nella marea di contenuti disponibile sulla piattaforma streaming di Netflix. Arrivato in sordina all’inizio del 2020 con una prima stagione composta da 10 episodi regolari e 4 OAV, lo scorso 7 maggio la storia di Seven e compagni si è arricchita di altre 10 puntate che vanno a comporre la seconda stagione dello show.
La stagione 2 riprende proprio da dove ci aveva lasciato quella precedente, potenziando però la continuity e portando lo spettatore ad approfondire quell’universo di sette segrete, armi leggendarie, assassini, polli e altre follie che la prima serie aveva solo accennato.
Scissor Seven – Stagione 2: la trama principale si fonde alla narrativa secondaria e sfocia in un grande racconto corale
La location principale è sempre l’isola dei Polli dove Seven sta pian piano riacquistando i ricordi del suo passato. L’avvenimento però ha messo sulle sue tracce gli assassini più pericolosi del mondo, i Killer Ombra, che vogliono la testa di Seven e quella di altri abitanti dell’isola. Seven nel mentre continua a lavorare come parrucchiere nel salone di Dai Bo, ignaro di quello che sta per succedere. Alla sua storia si lega quella dell’assassina Thirteen, della giovane Coca affetta da un male incurabile, del principe della tecnologica società di Stan, dell’amore infelice di Miao Kitty, dell’invincibile guardia del corpo Dachun He e di tanti altri carismatici personaggi che vanno oltre i limiti che gli aveva assegnato la prima serie. In questa seconda stagione si giunge infatti ad una piena maturazione: tutti i personaggi dello show vengono dotati di un profondo background, che li fa andare oltre al semplice ruolo di comparsa e li rende veri e propri protagonisti.
Spesso, una situazione del genere, è difficile da raggiungere anche per una serie di 15 episodi da un’ora ciascuno e il fatto che Scissor Seven riesca a dare a tutti il proprio spazio, nonostante i 16 minuti di durata di ogni episodio, ha dell’incredibile. Lo show fa della brevità la sua forza, ma nonostante la durata esigua non smette mai di aprire nuove linee narrative – una più interessante e divertente dell’altra – svelando solo i retroscena indispensabili e lasciando il resto alla fantasia dello spettatore. Non c’è il dislivello visibile in molte produzioni tra trama principale e storyline secondarie, fa tutto parte di una grande narrazione corale dove ogni storia va man mano al suo posto come fosse il pezzo di un puzzle più grande.
Scissor Seven – Stagione 2: uno spettacolo di suoni e colori che ha come unico comune denominatore l’ironia
I punti di forza di Scissor Seven però non si fermano alla storia ma anche la sua realizzazione è dotata di uno charme pazzesco. In un mondo dove la computer grafica ha ormai sostituito l’animazione tradizionale è bello vedere che ci sono prodotti che riescono ancora ad offrire qualcosa di nuovo partendo dal disegno e non dall’animazione poligonale. Il tratto di Scissor Seven è fresco e colorato, quasi una versione caricaturale delle opere dello Studio Ghibli (in particolare I miei vicini Yamada) di cui riesce a mantenere la dolcezza e l’eleganza. Un tratto malleabile, capace di passare da dettagliati disegni a semplici “scarabocchi” senza mai stonare, innovando con idee che vanno a prendere in prestito altri medium (come i videogiochi). Il tutto accompagnato da una colonna sonora di grande impatto, ricca di canzoni che non servono solo a fare colore ma anche a sottolineare lo stato emotivo dei personaggi e a tratteggiare il loro carattere. Il nuovo spasimante di Miao Kitty che vediamo nei primi episodi ne è un esempio lampante, un personaggio che usa proprio la musica per combattere, uno struggente racconto del suo amore infranto che genera una melodia con cui abbattere qualsiasi avversario.
Animazione e musica trovano l’unione perfetta nell’ironia che permea tutta la serie. Scissor Seven è un prodotto divertente e, anche se questa seconda stagione sacrifica leggermente qualche sketch comico in favore di una narrazione più incalzante, è capace di regalare momenti comici indimenticabili. Dalle gaffe alle trasformazioni più disparate di Seven, dai buffi killer che tentano di ucciderlo (come la lucertola invisibile) alle assurde scene tagliate, dal nonsense allo slapstick. Lo show realizzato da Sharefun Studio e ideato da Xiaofeng He fa dell’ironia un contenitore dentro il quale sperimentare su ogni fronte, riuscendo nel proporre una delle migliori serie animate degli ultimi tempi.
Scissor Seven – Stagione 2: una grande opera d’animazione
Scissor Seven non è un prodotto per tutti. È folle all’inverosimile a tratti duro e crudo e a tratti estremamente delicato, proprio come la spada del protagonista, un’arma dalla potenza devastante ma che va in pezzi al minimo colpo. Si ispira al Wuxia, il genere “cappa e spada” orientale e ai Battle Shonen in stile Onepiece, rielaborando il tutto per creare qualcosa di nuovo a metà tra una striscia umoristica e un’antica leggenda cinese. Anche se non è facile inquadrare il genere di appartenenza di Seven, quello che però risulta chiaro è che non si tratta di un prodotto per bambini. Le tematiche affrontate sono infatti molto adulte, dalla malattia alla morte, dal cambiamento alla crescita, dall’amicizia all’amore. Il tutto in un puzzle di colori e musiche dove niente, nemmeno il personaggio più a margine sembra messo lì per caso. È una serie strana e che grazie al minutaggio ridotto va giù tutta d’un fiato, lasciando lo spettatore con una disperata sete di nuovi episodi.
Le stagione 1 e 2 della serie sono già disponibili in streaming su Netflix, speriamo solo che una stagione 3 di Scissor Seven non tardi ad arrivare.