Segni: recensione della serie polacca Netflix

Andata in onda per la prima volta nel 2018 sulla tv polacca nella sua interezza (vale a dire entrambe le stagioni che la compongono) Segni ha fatto il suo ingresso da fine luglio 2020 anche nel catalogo Netflix, almeno con la sua prima stagione. La serie prodotta interamente in Polonia è una crime fiction dalle forti venature thriller, che segue le indagini di un poliziotto appena arrivato in una nuova cittadina.

Il commissario Michał Trela si trova subito a indagare sulla sparizione di una giovane donna, evento che lo porterà a familiarizzare con i nuovi colleghi e con la nuova città nonostante le sue ritrosie e il suo carattere burbero che lo contraddistinguono. Con il passare dei giorni e approfondendo le ricerche su quanto accaduto, il nuovo commissario porta alla luce alcune somiglianze tra questo caso e uno rimasto irrisolto risalente a diverso tempo prima. Grazie ai nuovi elementi raccolti, anche la vecchia scomparsa può sperare di trovare una risoluzione. Intorno a queste indagini, segreti sepolti da tempo iniziano a riemergere mettendo a repentaglio le tranquille vite degli abitanti del paese.

Segni - Cinematographe.it

Segni propone una trama sulla carta coinvolgente e avvincente, giocando su temi classici del genere e dei racconti polizieschi. A partire dal personaggio del commissario Trela e dai suoi problemi a relazionarsi con gli altri, fino a quello di Ada, sua collega, che si pone come suo opposto e al contempo come innesco per molte riflessioni che l’uomo si rifiuta da tempo di affrontare. Ancora: il luogo comune del poliziotto nuovo arrivato in un piccolo paese lontano dalla forte urbanizzazione delle capitali ripercorre molte storie già viste, anche nel momento in cui il temperamento del protagonista lo porta ad allontanarsi dal caso per vie ufficiali, ma non per queste smette di ricercare disperatamente la verità.

Un buon esercizio di stile per buona parte degli otto episodi che compongono la prima stagione di Segni senza però lasciarsi andare a grandi sorprese, attenendosi a un percorso già scalfito da altri nel tempo e grazie a cui andare sul sicuro. In Segni la catarsi finale della comunità avviene attraverso quella dei singoli individui, che hanno dovuto nel frattempo fare i conti con peccati e vergogne rinvenute dal corso degli eventi, spesso e volentieri senza la loro volontà.

Segni: protagonisti di spessore

Segni - Cinematographe.it

In questo panorama diegetico i tre registi che si alternano nei vari episodi (Jakub Miszczak, Marcin Ziębiński e Monika Filipowicz) fanno in modo di scomparire, non lasciando traccia del loro apporto artistico, sia nel dirigere il comparto attoriale che quello artistico; fotografia, sceneggiatura e accompagnamento musicale rimangono involuti, senza far valere il proprio apporto emotivo. La parte più rilevante, in questo senso, la giocano gli attori protagonisti che portano avanti performance centrate e riuscite, tali da mettere in risalto le diverse sfaccettature dei loro personaggi, ognuno dei quali è coinvolto in prima persona in faide intestine e contrasti interiori. Andrzej Konopka nei panni del Commissario Trela e Helena Sujecka in quelli di Ada riescono ad animare uno spazio filmico altrimenti un po’ appiattito dalle sovrastrutture della sceneggiatura, dando un’anima agli eventi che si susseguono e colorando le reazioni dei loro protagonisti giocando sul sicuro, ma donando loro carattere e unicità, soprattutto in confronto alle altre personalità che li circondano. In attesa di sapere se anche la seconda stagione sarà messa a disposizione sulla piattaforma streaming, la speranza è che tale scheletro diegetico possa essere circondato da più sostanza emozionale.

Regia - 3
Fotografia - 2
Sonoro - 2
Sceneggiatura - 3
Recitazione - 4
Emozione - 2

2.7

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