Senna: recensione della serie TV Netflix
Senna, la recensione della miniserie Netflix sul leggendario pilota e campione di Formula 1, Ayrton Senna, disponibile dal 29 novembre 2024.
Ayrton Senna è considerato uno dei più grandi piloti di Formula 1 di tutti i tempi. Con tre titoli mondiali conquistati nel 1988, 1990 e 1991, il pilota brasiliano, completo in ogni aspetto, si è imposto nella classe regina del motorsport per il suo stile inconfondibile di guida, soprattutto sul bagnato (che padroneggiava) e la velocità in qualifica. Netflix gli dedica una miniserie di sei episodi, disponibili dal 29 novembre 2024, volta a raccontare – in maniera romanzata – gli esordi del campione del mondo di F1: dai suoi inizi con i kart, agli esordi in Formula Ford, l’approdo in Formula 1, per poi concludere con il tragico incidente nel Gran Premio di San Marino il 1° maggio 1994.
Senna: la creazione del mito di Ayrton
Senna segue il modello di Rush, film di Ron Howard del 2013, ma con uno stile meno hollywoodiano. Il cast è composto da attori semi sconosciuti, ed è stato scelto molto bene per interpretare fisicamente i piloti di Formula 1 dell’epoca. Gabriel Leone veste i panni di un Ayrton Senna dall’animo ribelle e battagliero, ma lo fa non svelando troppo del vero carattere del tre volte campione del mondo di Formula 1. Il brasiliano viene presentato come un sognatore che aspira a diventare un pilota per creare qualcosa di grande. Allo stesso tempo, il suo Paese lo supporta, e questo viene sottolineato spesso nel corso dei sei episodi: il Brasile ha bisogno di aggrapparsi a qualcosa per non pensare alla povertà che lo affligge. I brasiliani hanno bisogno di un eroe che li rappresenta, e chi meglio di Senna può incarnare quella figura? Arrogante, sfrontato, affascinante: Ayrton si fa strada nel mondo del motorsport, puntando sempre più in alto, e sacrificando spesso gli affetti personali.
La grande occasione arriva con la Toleman nel 1984. E’ un team minore, e Senna parte dalle retrovie, ma fin da subito dimostra fame di vincere. L’anno successivo gareggia con la Lotus, dove resterà per tre stagioni, poi l’exploit con la McLaren nel 1988. Impossibile citare le imprese su pista del brasiliano, quindi la miniserie si limita a focalizzarsi su alcune gare simbolo. Tra queste la bagnata Monaco ’88, dove ‘Magic’ (così veniva chiamato Senna, soprannome mai menzionato negli episodi) sfrutta le sue abilità sotto la pioggia per sbaragliare la concorrenza. Al di là dell’aspetto sportivo, Ayrton Senna aveva anche un legame speciale con Dio, particolare che la miniserie accenna velatamente e che era fondamentale per capire meglio il pilota come persona. Così come l’episodio in cui salvò la vita al collega Erik Comas sul circuito di Spa nel ’92.
Senna contro Prost: tra le rivalità più accese e più belle nella storia della Formula 1 a suon di adrenalina
Probabilmente le parti più interessanti di Senna riguardano la sua accesa rivalità con Alain Prost, il pilota francese soprannominato “professore” con cui corse in McLaren nelle stagioni 1988-1989 e anche successivamente. Gabriel Leone sfida Matt Mella a colpi di adrenalina: i due attori nei panni rispettivamente di Senna e Prost accendono fuoco e fiamme nel raccontare l’intensa competizione tra due campioni del mondo. Le riproduzioni di alcune delle gare più iconiche sono perfette, come la controversa Guerra della Tosa al GP di San Marino dell’89, che accentuò ancora di più la loro rivalità, raggiungendo poi il culmine in Giappone. Ovviamente, s’intende, la miniserie Senna cerca di sdrammatizzare gli eventi per rendere più appetibile gli scontri fuori dalla pista tra i due grandi rivali. La diatriba tra loro terminerà nel ’94, con Prost fuori dalle corse. Nonostante la competizione, tra i due c’era grande stima e ammirazione. E’ da brividi la frase che disse Senna al GP di San Marino di quell’anno – e che la miniserie non manca di riportare: “Un saluto speciale al mio… al nostro caro amico Alain. Ci manchi Alain…”
Senna: valutazione e conclusione
La miniserie Netflix punta sullo stile dell’hollywoodiano Rush per riportare al pubblico lo spettacolare mondo della Formula 1 d’epoca, ma lo fa con un tono meno altezzoso. Gabriel Leone interpreta un Ayrton Senna ribelle in pista, ma meno carismatico, in cui manca di svelare alcuni tratti della sua personalità. Il cast al completo, la fotografia vintage, le musiche e la riproduzione abbastanza fedele degli scontri di Formula 1 (specialmente nel dipingere la rivalità Senna/Prost) rendono la miniserie un prodotto coinvolgente, nonostante le sue piccole mancanze. Unica a stonare è Kaya Scodelario nei panni di Laura, giornalista di fantasia che diventa amica di Ayrton Senna. Il personaggio appare un po’ forzato all’interno della storia. Per gli amanti della Formula 1, Senna non è un documentario, quindi alcuni particolari saranno frutto di invenzione. Si apprezza però il tuffo negli anni ’80 e ’90 della Formula 1, tra piloti simbolo come Prost e Niki Lauda, per poi conclude con il tragico finale che ripercorre tutto il GP di San Marino ’94, ricordato come il weekend più buio nella storia della F1.