Senza confini: recensione della serie storica di Prime Video
La miniserie convince dal punto di vista della realizzazione tecnica, ma non riesce a risultare memorabile.
Senza confini (titolo originale: Sin límites) è una miniserie di produzione spagnola, distribuita in Italia tramite Prime Video a partire dal 7 luglio 2022. Diviso in sei episodi, lo show racconta l’impresa di Ferdinando Magellano che, insieme alla sua ciurma, ha compiuto nel 1521 la prima circumnavigazione del globo.
Il creatore della serie è il produttore Miguel Menéndez de Zubillaga, già coinvolto in diversi progetti di caratura internazionale, come i film I mercenari 2 e Escobar – Il fascino del male. Oltre a Zubillaga, la stesura della sceneggiatura è accreditata anche l’esperto autore televisivo Patxi Amezcua. Il protagonista è interpretato da Rodrigo Santoro (300, Westworld).
Senza confini: il racconto di una straordinaria avventura
Pur senza l’inserimento di elementi esplicitamente sovrannaturali o fantastici, Senza confini si discosta in maniera evidente dalla rappresentazione realistica dei fatti. Il tono della narrazione per cui la serie opta è evidentemente ispirato ai classici della letteratura di avventura e, di fatti, riporta alla mente romanzi come I tre moschettieri di Dumas e Il corsaro nero di Salgari. In questa particolare branca della narrativa, ampliamente adattata sia al cinema che in televisione, gli autori trovano le basi per la costruzione dei personaggi e dei principali snodi della trama.
Tutti i protagonisti, ad iniziare proprio da Magellano, sono caratterizzati dall’aura tipica dei caratteri di questo genere: sono audaci e fieri, sicuri di sé e delle proprie idee; i loro principali difetti, che contribuiscono non poco a renderli irresistibili, sono l’orgoglio e l’ingenuità. I villain, invece, sono astuti e subdoli, avvezzi al tradimento e all’intrigo; all’occorrenza, quando ogni diabolico piano è fallito, si rivelano formidabili spadaccini, pronti a vendere cara la propria pelle.
Per quanto riguarda la vicenda, essa è ovviamente condizionata dalla necessaria attinenza agli accadimenti storici. L’influenza della letteratura di avventura è evidente nella misura in cui si predilige portare sullo schermo i passaggi più spettacolari della storia. Quella che si vuole mettere in scena è una impresa eroica e gli aspetti del racconto che meglio trasmettono questa idea sono quelli che attirano l’attenzione della macchina da presa.
Guidata da mani esperte
Uno dei principali rischi che Senza confini corre scegliendo di puntare sulla spettacolarità è quello di non essere competitiva dal punto di vista produttivo. Il pubblico, oramai abituato allo sfarzo delle produzioni milionarie, è estremamente veloce a posizionare nella serie B prodotti non al passo con questi elevati standard. Fortunatamente, la serie è da questo punto di vista in grado di competere con i prodotti di prima fascia attualmente presenti sul mercato, non solo perché ha potuto contare su di un budget adeguato al progetto, ma anche perché guidata da dei professionisti di comprovata esperienza.
Per curare la regia di tutte le puntate della serie è stato infatti chiamato Simon West (I mercenari 2), mestierante che ha mostrato in più di un’occasione di essere a suo agio con l’azione. Inoltre, è affidato alla sua direzione un cast composto da attori di spessore internazionale, all’interno del quale il nome che maggiormente risalta è quello di Álvaro Morte: il Professore de La casa di carta.
Contribuisce infine alla generale riuscita del prodotto anche la relativa brevità degli episodi che, fatta eccezione per il primo, si attestano intorno ai 40 minuti. Vista la scelta di privilegiare l’azione, puntate eccessivamente lunghe sarebbero potute risultate pesanti e ripetitive.
Navigando su rotte già esplorate
Come abbiamo visto nei precedenti paragrafi, Senza confini può contare su di una solida struttura produttiva e su una efficace idea narrativa. Sono elementi che garantiscono la realizzazione di uno sceneggiato di indubbia qualità, che però pecca dal punto di vista dell’identità e dell’originalità.
Con il proseguire della visione, si ha l’impressione che gli addetti ai lavori siano così concentrati dagli aspetti tecnici della realizzazione da scordarsi di occuparsi di quelli più prettamente artistici. In questo senso, l’aver scelto di affidarsi a professionisti come West e Amezcua si è rivelata un’arma a doppio taglio: per quanto sicuramente capaci, non sono in grado di imprimere autorialità al progetto, che risulta di conseguenza anonimo e generico.
La miniserie resta un prodotto godibile, che soddisferà chi è alla ricerca di un prodotto leggero e intrattenitivo ma, allo stesso tempo, difficilmente resterà nella memoria dello spettatore. Considerata l’enorme quantità di nuovi prodotti seriali che ogni settimana raggiungono il mercato, non è improbabile che Senza confini, a differenza dell’impresa di Magellano, sia quindi destinato a essere dimenticato in poco tempo.