Silo – stagione 2: recensione della serie Apple TV+ con Rebecca Ferguson

Su Apple TV+ dal 15 novembre, Silo 2 ci riporta nell'asfissiante futuro distopico e mondo invivibile in cui i potenti nascondono la verità.

Serie Apple TV+ prodotta dal 2023, ambientata in un futuro distopico e alla sua seconda stagione, Silo ci racconta la storia di diecimila persone – apparentemente le ultime sulla Terra – la cui casa è un Silo sotterraneo, per l’appunto, che protegge tutti da un mondo esterno ormai tossico. La cosa particolare è, però, che nessuno sa quando sia stato costruito il Silo di 144 piani, perché e da chi e chiunque provi anche solo a scoprirlo deve fare i conti con delle gravi conseguenze.

Silo - Cinematographe.it

Protagonista è un’eccezionale Rebecca Ferguson, nel ruolo dell’ingegnere e sceriffo Juliette Nichols. Juliette è alla ricerca di risposte sull’omicidio di una persona che amava. Durante le sue indagini, però, scopre un mistero ben più grande che la conduce nel mondo esterno. Basata sui romanzi di Hugh Howey e creata da Graham Yost, la serie ci ricorda che chi ha il potere fa di tutto per mantenerlo. La seconda stagione di Silo è disponibile in streaming, su Apple TV+, dal 15 novembre 2024.

Silo 2: il mondo all’esterno, il coraggio e la forza di Juliette

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Ormai, è chiaro che chi sta al potere ha sempre mentito a chi vive nel Silo. Avevamo lasciato Juliette che, costretta a uscire dal boss dell’IT e sindaco Bernard Holland (Tim Robbins) e da Robert Sims (Common), si avventurava nel mondo esterno. Questo era accaduto dopo che aveva visionato l’hard disk di George Wilkins (Ferdinand Kingsley) e aveva accettato di uscire per proteggere suo padre e i suoi amici. Grazie all’aiuto di Martha Walker (Harriet Walter) e Carla (Clare Perkins), Juliette utilizza, però, un nastro isolante non difettoso – come quello che, solitamente, viene fornito a chi esce – e resta così in vita. Una volta fuori, Juliette vede un bellissimo paesaggio – il verde e gli uccelli che volano nel cielo azzurro – ma capisce, ben presto, che si tratta del risultato di un simulatore olografico.

Per questo motivo, la ragazza decide di non pulire la telecamera esterna – come hanno fatto tutti finora – e sparisce oltre la collina, creando malcontento tra i residenti e accendendo la miccia che porta alla ribellione. Juliette, quindi, vede finalmente il mondo com’è realmente: devastazione e rovine ovunque, anche di una città a chilometri di distanza senza segni di vita. Attorno al Silo, è presente un cratere e non può non notare che sono presenti molti altri crateri attorno a lei, oltre a una distesa di cadaveri

Juliette raggiunge il Silo più vicino: il Silo numero 17. Apparentemente disabitato, il Silo 17 porta con sé un’incredibile new entry: Solo (Steve Zahn) che, insieme a Juliette, formerà un duo molto interessante. Durante la seconda stagione, scopriamo di più del passato di Juliette e anche di quello di Solo, comprendendo meglio i traumi che entrambi hanno dovuto subire e che li hanno resi ciò che sono oggi. Il personaggio di Solo non può non ricordare – per alcuni aspetti – quello di Desmond Hume (Henry Ian Cusick) in Lost: rinchiuso da solo a spingere un bottone, cercando di non diventare pazzo con la propria solitudine. Fortunatamente, in Silo 2 vengono date risposte ad alcune domande, ma a spiccare più di tutti sono – senza alcun dubbio – il coraggio, la determinazione e la forza di Juliette, vera eroina della serie.

Silo 17, Silo 18, i segreti, la rivoluzione e la metafora della nostra società

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La scoperta di Juliette dell’esistenza degli altri Silo – lei proviene dal Silo 18 – garantisce un enorme potenziale per la serie. La seconda stagione si sviluppa su due linee: quella di Juliette e Solo nel Silo 17, per l’appunto e quella della vita nel Silo 18 da quando Juliette se n’è andata e tutti pensano che sia morta. Questa seconda stagione, infatti, è dedicata all’esplorazione del “nuovo” Silo, di un passato di cui Solo sembra sapere molto e dell’alba di una rivoluzione che, inevitabilmente, sta prendendo campo. Fuori, regna la natura selvaggia post-apocalittica (una realtà causata da che cosa ancora non si sa).

Dentro, però, la paura è dovuta ai potenti che cercano di controllare tutto e tutti attraverso la manipolazione della verità. Senza alcun dubbio, una distopia che potrebbe non essere così lontana dalla nostra realtà. Chi è che non si è mai chiesto se ciò che ci viene raccontato, che vediamo sui nostri schermi, sia la realtà o meno? Nel Silo “originale”, Juliette è diventata simbolo di speranza, di forza, un punto di riferimento per tutti quelli che si trovano ai piani bassi e, di conseguenza, un pericolo per chi, invece, è ai piani alti. La vita sottoterra è ancora asfissiante come nella prima stagione, ma fuori sembra non esserci speranza di sopravvivenza in un mondo distrutto dall’essere umano che tende a commettere sempre gli stessi errori, non imparando mai dalla storia (che ora, addirittura, nasconde).

Silo 2: valutazione e conclusione

Composta da dieci episodi – che usciranno con cadenza di uno a settimana dal 15 novembre – la seconda stagione di Silo ci porta nel bel mezzo di una tensione narrativa che cresce – soprattutto in alcune scene – con domande che trovano risposta e altre che fanno capolino. Questo nuovo ciclo di episodi rappresenta una straordinaria esplorazione di quello che sono isolamento e sopravvivenza. Al centro, ovviamente, Rebecca Ferguson e la sua Juliette Nichols che, con forza e determinazione, non si arrende mai – davvero mai – mettendo continuamente a rischio la propria vita, pur di salvare quella degli altri. Rebecca Ferguson – anche produttrice – tiene sulle proprie spalle l’intera serie e, certamente, le lunghe scene che la vedono protagonista in silenzio totale. Tim Robbins interpreta il villain per eccellenza che – come ricordato dallo stesso attore – crede, come ogni cattivo, di fare qualcosa di importante e che questo giustifichi tutto. Episodio dopo episodio, respiriamo aria di solitudine, oppressione e fame di ossigeno e libertà, ma anche di speranza e coraggio che non vengono mai meno in chi cerca di sopravvivere a questa realtà feroce. Realtà feroce che dovremmo ricordarci di tenere il più lontano possibile, perché – non dimentichiamoci – la distopia delinea tratti di una società spaventosa che non vorremmo mai vivere, ma che potrebbe non essere lontanissima da noi.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 5

4

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