Snabba Cash: recensione della serie crime svedese di Netflix
La recensione della miniserie diretta da Jesper Gansland e Måns Månsson, che riporta sullo schermo, riattandole, le pagine dei romanzi di Jens Lapidus. Dopo la trilogia cinematografica, ecco approdare su Netflix dal 7 aprile l’adrenalinica versione per il piccolo schermo di Snabba Cash.
Tutto ha un inizio e quello della nuova serie svedese targata Netflix dal titolo Snabba Cash, rilasciata sulla piattaforma a stelle e strisce il 7 aprile, risale al 2006, anno in cui sugli scaffali delle librerie di mezzo mondo faceva la sua comparsa il primo dei tre volumi della Trilogia di Stoccolma di Jens Lapidus, la stessa che ha ispirato la fortunata saga cinematografica inaugurata da Daniél Espinosa nel 2010. Da quel momento due sequel affidati rispettivamente alla coppia Najafi-Argeadson e Jens Jonsson hanno portato sul grande schermo l’epopea malavitosa di Johan “JW” Westlund, un promettente studente di economia della provincia trasferitosi nella capitale in cerca di fortuna, dove comincia a frequentare l’élite cittadina millantando una ricchezza e un background che in realtà non possiede, finendo per vendere droga per due gangster di origini slave e sudamericane che si contendono il mercato locale e le piazze di spaccio.
Snabba Cash: un riadattamento in chiave seriale che introduce tre personaggi nuovi di zecca
Ora quelle stesse pagine firmate dall’avvocato penalista e scrittore scandinavo prendono una nuova forma audiovisiva ispirando un prodotto destinato allo streaming, che muta nella forma ma non nella sostanza e nei contenuti. Nella miniserie in sei episodi (da 50’ cadauno) scritta da Oskar Söderlund e co-diretta da Jesper Gansland e Måns Månsson, Stoccolma continua a fare da cornice ai capitoli di un romanzo criminale che ci porta a dieci anni di distanza dai fatti narrati nella trilogia letteraria e nei film. Al centro della lotta per il potere, la bella vita e i soldi facili, stavolta ci sono le gesta malavitose di un gruppo di personaggi che ruota intorno ai destini fatalmente incrociati di tre figure nuove di zecca: Leya (Evin Ahmad), una giovane madre single che cerca di sbarcare il lunario nel mondo delle startup, un sicario di nome Salim (Alexander Abdallah) e Tim (Ali Alarik), un quindicenne runner in cerca di guadagni e fama. Tutti inseguono la scalata, ma finiranno in un’escalation di violenza dalla quale sarà impossibile uscirne sani e salvi.
Snabba Cash: quando il crimine organizzato si mescola con quello 2.0
Gli ingredienti alla base della ricetta sono pressoché gli stessi se non fosse per il fatto che la pedina fondamentale dello scacchiere non è più un uomo, bensì una donna e che le gang che si fanno la guerra non sono più slave ma di origini africane. Varianti, queste, significative ma che a conti fatti non spostano gli equilibri del plot in maniera così sostanziale da stravolgerlo. Motivo per cui la serie replica sulla lunga distanza quanto già visto al cinema e letto sulle pagine della matrice originale, di suo legato a doppia mandata a dinamiche crime ampiamente codificate da un potenziale fruitore che ritroverà nella versione televisiva di Snabba Cash tanto la trilogia di Pusher di Nicolas Winding Refn quanto gli intrecci tra criminalità organizzata e criminalità 2.0 visti nelle ultime stagioni di Gomorra. Riprova che gli interessi e gli “affari” si consumano e maturano tanto tra le strade, quanto ai piani alti dei quartieri ricchi, nei sobborghi quanto nel jet set imprenditoriale di facoltosi investitori. E la serie in questione ci mostra come questi due mondi finiscono giocoforza per mescolarsi senza soluzione di continuità fino a entrare in rotta di collisione quando i patti, le regole d’ingaggio e le alleanze vengono meno. E a quel punto non c’è fratellanza, legame di sangue e affettivo o contratto che regga e che non possa essere strappato, dando origine a una faida nella quale non si contano i cadaveri e non si fanno prigionieri.
Alla base di Snabba Cash ci sono coordinate narrative e drammaturgiche pericolose e spettacolari
Non c’è nulla del genere che sulla falsariga non sia stato già raccontato e mostrato sul piccolo e grande schermo, ciononostante la messa in quadro realistica, la capacità della scrittura di creare momenti di forte tensione e le efficaci interpretazioni davanti la macchina da presa, contribuiscono a generare delle coordinate narrative e drammaturgiche pericolose e spettacolari in grado di coinvolgere lo spettatore di turno con un’accelerazione fortissima nei due episodi conclusivi (il quinto in particolare è una scarica di adrenalina continua sin dai primi minuti, con un conflitto a fuoco che tiene incollati allo schermo). In tal senso Snabba Cash, nel suo allinearsi a prodotti audiovisivi del passato con il tradizionale carico di temi-stilemi del crime al seguito, non lascia spazio a clamorosi colpi di coda, ciononostante offre al pubblico più di un motivo per conservarne un buon ricordo, sperando magari in una seconda stagione.