Roma FF17 – Sono Lillo: recensione della serie TV di Eros Puglielli
L'opera, tra i titoli Freestyle della Festa del Cinema di Roma 2022, celebra il mito di una delle maschere comiche più divertenti degli ultimi anni. Nei primi tre episodi vediamo un Lillo mattatore con una coralità della storia affascinante, ma limitante nei confronti del protagonista.
Sono Lillo è la nuova miniserie ideata da Pasquale Petrolo (in arte Lillo del celebre duo Lillo e Greg) e da Matteo Menduni (Non Uccidere, Con chi Viaggi) e Tommaso Renzoni (Altrimenti ci arrabbiamo, Margini). La realizzazione, affidata registicamente ad Eros Puglielli (Gli idoli delle donne, Copperman), ripercorre lo straordinario successo di uno dei personaggi più acclamati del comico sopracitato, il mitico Posaman lanciato all’interno del game show LOL – Chi ride è fuori. Una figura semplice, ma eversiva, un supereroe sui generis che un’abilità strabiliante: mettersi in posa in modo ridicolo e surreale.
Sono Lillo, in arrivo nel 2023 su Prime Video, ruota interamente su questa maschera comica, inventando una storia originale che gioca con il conflitto identitario tra Posaman e il reale Lillo, ispirandosi dichiaratamente a Birdman di Iñárritu dandogli ovviamente un taglio più comico e umoristico. Le prime tre puntate, presentate durante la Festa del Cinema di Roma 2022, hanno una dimensione corale che amplia il background del personaggio principale, ma lo limita non sono con meno spazio su schermo, ma appesantendo la narrazione di elementi accessori. Un Lillo mattatore dimostra il suo talento per la risata, ma nonostante ciò non garantisce la sostenibilità e l’efficacia di un prodotto che in altri 5 episodi deve dimostrare il proprio valore.
Sono Lillo: citazionismo, risate e coralità
Sono Lillo parte nel modo più tragico possibile per il nostro protagonista: dopo l’ennesimo bislacco spettacolo organizzato dal suo agente (Pietro Sermonti) nelle vesti di Posaman, Lillo scopre una terrificante realtà: la moglie (Sara Lazzaro) lo vuole lasciare a causa del suo atteggiamento infantile. L’uomo decide quindi di fare una scelta molto razionale e specifica: dar fuoco al costume da supereroe che gli ha consegnato così tanto successo, per dedicarsi all’azienda vinicola di famiglia. Peccato che, a quanto pare, non sarà così semplice abbandonare la tuta…
La serie, già dalle prime battute del pilot, introduce al pubblico un vero e proprio universo dove Lillo è solo la punta di diamante: in altre parole, nonostante l’intero show verte sulle gag, sketch e avventure del simpatico comico romano, c’è un mondo alle spalle che lo supporta donando freschezza alla trama. Tra la narrativa principale che vede per l’appunto il protagonista andare a patti con la propria identità segreta e diverse storylines secondarie che si incastrano con la storia verticale, il background dell’opera ha la complessità giusta per andare a costruire un intreccio di comicità e risate dove però l’umorismo non nasce più dall’improvvisazione come LOL, ma dai problemi della vita reale.
In Sono Lillo, la macchina del divertimento sfrutta elementi classici della comedy tradizionale ovviamente ibridando il tutto con lo spirito folle e un po’ surreale di Lillo che aggiunge quella fisicità e pazzia che rendono il risultato finale efficace. Per quanto il protagonista sia la vera e propria anima e corpo della serie, proprio la dimensione corale di cui stavamo parlando poc’anzi non è solo un elemento che espande la narrazione, ma dà man forte al personaggio principale in maniera tale che il tutto non diventi un Lillo one man show, primo fattore di rischio in un prodotto che si basa interamente su una maschera comica.
Detto questo, registicamente parlando, Eros Puglielli, che tra l’altro ha lavorato recentemente con Lillo & Greg ne Gli idoli delle donne, utilizza una struttura flessibile, ma al tempo stesso solida. Nella sua varietà di stili e citazionismo, infatti, lo show regala sempre una sorpresa diversa allo spettatore (come l’episodio 3 interamente ispirato all’opera televisiva 24, con il classico split delle immagini che mette pressione e ansia al pubblico), mentre il punto fermo lo ritrova nella riproposizione di uno schema d’immagine e situazioni che sembrano siano fisse in ogni episodio.
Sono Lillo: una formula leggera promossa con qualche riserva
Un’idea che in realtà possiamo giudicare parzialmente: non sappiamo, infatti, se nelle rimanenti puntate di Sono Lillo questa linea registica è riproposta allo stesso modo, ma per ora tale scelta se fornisce da un lato un gancio fisso al quale appigliarsi per non andare troppo fuori dagli schemi, dall’altro ciò sembra precludere dello sperimentalismo che, in uno show dedicato proprio a Lillo, sembra tarpare un po’ troppo le ali al personaggio. Proprio quest’ultimo, in effetti, risente della presenza di altre figure a fargli da spalla.
Ciò non vuol dire certo che il personaggio principale sia oscurato dai comprimari, perché l’attenzione è sempre riposta su di lui in ogni situazione, ma le varie storie parallele che secondariamente vanno a comporre l’affresco della serie rischiano di far perdere troppo il focus sul conflitto fondamentale dello show. Per quanto sia un’opera comica, infatti, ha un centro più drammatico e introspettivo: la lotta tra Lillo e Posaman, una sfida psicologica che sta divorando lentamente il celebre comico. C’è inoltre un altro elemento che stona un po’ all’interno dell’opera.
Ci stiamo riferendo nello specifico alla costruzione di alcune gag, in particolare quelle ambientate nel locale dedito alla stand up comedy. Un luogo che, in realtà, per ora ha assorbito tutte le guest star presenti, da Valerio Lundini ad Emanuela Fanelli. Un’idea sicuramente apprezzabile, ma per ora è l’anello più debole della trama, che tra l’altro non ha nessuna ripercussione nello sviluppo della storia principale. Per quanto riguarda il cast scelto, se Pasquale Petrolo è il vero mattatore dello show, la vera sorpresa sono gli attori a supporto, in particolare quel Pietro Sermonti nella parte del manager di Lillo, che sembra espandere il suo personaggio di Stannis in Boris anche in quest’altro universo televisivo, con ottimi risultati.
Sono Lillo è un progetto sicuramente simpatico pensato per cavalcare l’onda del grande successo del personaggio di Posaman, vero e proprio simbolo della serie LOL. Nei primi 3 di 8 episodi dello show, in arrivo il prossimo anno su Prime Video, abbiamo scoperto inaspettatamente che l’istrionico protagonista è circondato da un mondo affascinante che pullula di personaggi che gli dà modo di esprimersi, ma che al contempo limita la sua eccentricità. La regia di Puglielli, citazionista, ma fin troppo ferma, si ancora ad un tipo di comicità che non sempre riesce a centrare il bersaglio, mentre c’è poco da dire su Lillo: è lui l’anima della festa. Ma riuscirà a resistere per altre cinque puntate?