Soulmates: recensione della serie antologica disponibile su Amazon Prime
Una scoperta scientifica in grado di trovare, una volta e per sempre, la propria anima gemella. Nella nuova serie antologica Soulmates (dall’8 febbraio su Amazon Prime), gli autori William Bridges (Black Mirror) e Brett Goldstein (Ted Lasso) immaginano un futuro di affinità elettive tecnologicamente preordinate che speriamo non arrivi mai.
Pur nella sua visione ideologicamente contemplativa e inafferrabile, il concetto di anima gemella ha basi di forte pragmatismo. Che possa simbolicamente raffigurarsi come l’incastro assoluto di due pezzi di un puzzle, o come il perfetto combaciarsi della metà di una mela secondo il mito platonico, l’anima gemella è, nella concezione dell’amore romantico, la persona più affine al nostro vivere e sentire il mondo; quella impeccabile aderenza ad un singolare temperamento che garantirebbe una felicità e un appagamento eterno. E in una quotidianità che lentamente muta i nostri rapporti, tra crisi dell’ uomo moderno inevitabilmente riversata in crisi dei rapporti, la tecnologia assume un ruolo determinante sia nella ricerca del partner, tramite app e sodalizi nati sul web e sia nel declino del rapporto stesso con relazioni e legami tragicamente finiti per tradimenti 2.0 o infedeltà da navigazione sui social. Parte proprio da questa riflessione sul presente che la nuova serie antologica Soulmates, disponibile dall’8 febbraio su Amazon Prime e già confermata per una seconda stagione, getta i presupposti per un ipotetico sguardo sull’amore di un domani che, francamente, speriamo non superi mai la soglia dell’immaginazione.
In Soulmates l’immaginaria scoperta della particella dell’anima consentirà di trovare la propria perfetta metà
Secondo i creatori di Soulmates, William Bridges già autore di Black Mirror e Brett Goldstein una delle menti dietro il fortunato Ted Lasso, tra circa quindici anni la scienza progredirà a tal punto che la scoperta di una speciale particella dell’anima consentirà ad oltre 15 milioni di fortunati esseri umani di tutto il mondo di trovare la propria anima gemella e dirsi finalmente, sentimentalmente appagati. L’azienda Soul Connex, dunque, grazie a questo speciale brevetto, si espanderà a macchia d’olio in tutto il mondo disseminando cliniche il cui scopo principale sarà quello di trovare il match perfetto a chiunque si sottoponga volontariamente ad un test clinico indolore per un risultato che automaticamente combacerà con la sua perfetta controparte. Un soggetto decisamente intrigante dal punto di vista dei possibili snodi narrativi di un potenziale audio-visivo, quando inquietante dal punto di vista umano. Ed è esattamente su questa doppiezza tra immaginazione e vita reale che la serie gioca la sua arma meno rassicurante.
Può la scienza sostituirsi all’amore?
Soulmates si pone l’obiettivo di indagare i possibili risvolti concreti di un’idea romanticamente allettante, riflettendo su come questa scoperta riesca a modificare le fasi dell’innamoramento e sconvolgere l’imperfetta quando realistica routine di coppia. Ogni puntata, autoconclusiva e con un cast di volti noti o meno (Sarah Snook, Laia Costa, Charlie Heaton, Bill Skarsgård), inscena una società ipertecnologica con smartphone e computer trasparenti senza retro quasi a voler accennare ad una privacy non più necessaria, tra enormi schermi proiettati sulle pareti domestiche e icone da touch screen trascinate tramite speciali guanti robotici. Un divenire androide dunque sia nella concretizzazione materiale quanto in quella sentimentale. Perché quella scoperta scientifica ha un prezzo e Soulmates ipotizza diversi scenari ponendosi alcune domande: può la scienza sostituirsi all’amore? Cosa accadrebbe se in un matrimonio felice, un partner decidesse di fare il test? Come cambierebbe la nostra idea di perdita della persona amata, se pur sapendo che è esistita, non l’abbiamo conosciuta?.E in ultima istanza: l’amore è un destino oppure una scelta?
Soulmates è uno sci-fi romantico molto più intrigante nella sua utopica immaginazione che nel suo concreto svolgimento
Un gioco delle coppie ricalcato su affinità predestinate da test clinici e calcoli tecnologici, dal tentennamento del voler fare il test e la consapevole felicità del proprio rapporto nato da un consueto incontro e innamoramento alla vecchia maniera, quella che secondo Soulmates rischia l’estinzione. Dubbi da matrimoni imperfetti e coppie che si aprono al ménage a trois; dal tradimento alle accuse di molestie; dal significato di relazioni violente ai precetti religiosi. La serie in sei episodi (il plot della seconda è di certo il più interessante) declina lo stesso immaginario in sei microcosmi diegetici e amorosi ma riesce meglio nel suo immaginare che nel suo concreto svolgimento, esattamente come lo è la sua idea di partenza. Un sci-fi da cautionary tale con episodi che talvolta rischiano di scivolare nella prevedibilità, proprio lì in cui l’imprevedibilità necessita gioco forza di essere elemento di rottura da rom-com o melò già rodati su modelli pronosticabili.
Più che indagare davvero le relazioni amorose Soulmates è un cautionary tale su scienza e tecnologia
C’è più l’esperimento romantico da reality sociale come Matrimonio a Prima Vista, che l’elemento assurdo e minatorio di una solitudine rovesciata alla relazione obbligata del The Lobster di Lanthimos. Che la serie pretenda di raccontarci profondamente qualcosa sulle relazioni umane e sull’impedimento contemporaneo alla felicità di coppia farebbe un torto a film o autori che – prima di esso – sono davvero stati in grado di maneggiare il tema amoroso o quello di un sentimento assegnato e non affine, codificato e non sbocciato naturalmente. Piuttosto, Soulmates, ci avverte su un futuro in cui la tecnologia e i sentimenti umani varcherebbero la fatidica soglia e i confini tra scienza e relazione mischierebbero le carte, probabilmente verso l’infelicità. A noi forse, finchè siamo in tempo, rimane solo di fare un passo indietro.