Star Trek: Discovery – Stagione 2: recensione della serie tv

Con Un dolore così dolce si conclude l'ottima seconda stagione di Star Trek: Discovery. La nostra recensione dell'esplosivo finale.

Esiste un’espressione famosa che dice: “Fare pace col mondo“. Si immagina che sia stato questo il sentimento comune scaturito dopo la visione del finale di stagione di Star Trek: Discovery. La seconda stagione, qualitativamente parlando ottima, è riuscita in un duplice intento: ricollegarsi al franchise matrice, la serie canonica di Star Trek, e, parallelamente aprirsi la strada verso un florido ed inesplorato futuro. In questa sede cercheremo di raccontare in che modo la stagione ha vinto la propria scommessa, tralasciando, anche per coloro i quali ancora non ne hanno concluso la visione, i dettagli più accurati della trama.

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Star Trek: Discovery, la seconda stagione vince e convince

Certamente non si può fare un discorso approfondito senza nemmeno contestualizzare la storia e il palcoscenico che vede impegnati i protagonisti. La seconda stagione di Star Trek: Discovery si può dire divisa in due parti. La prima racconta la ricerca di Michael Burnham (Sonequa Martin-Green)per un fratello perduto; si tratta del fratellastro Spock, personaggio fondamentale di tutto il franchise – televisivo e cinematografico – interpretato da Ethan Peck. La seconda parte, invece, è focalizzata sulla ricerca dell’Angelo Rosso e sull’obiettivo di eliminare Controllo, un’intelligenza artificiale infiltratasi nella Sezione 31 – unità indipendente della Flotta Stellare che si occupa di spionaggio – con lo scopo di appropriarsi di dati fondamentali e divenire finalmente una forma senziente. Il doppio finale di stagione intitolato Un dolore così dolce raccoglie e conclude in maniera convincente un viaggio iniziato tredici episodi prima.

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Passato e futuro si interfacciano continuamente in Star Trek: Discovery

Star Trek: Discovery cinematographe.it

Il secondo elemento, oltre a Spock, che ricollega questa serie tv al suo franchise madre è la presenza del Capitano Christopher Pike, ottimamente interpretato, questa volta, da Anson Mount che molto ricorda di Jeffrey Hunter, primo volto del personaggio. Si respira quasi costantemente un’aria riccamente dal sapore vintage, in particolare nelle scene che mostrano l’equipaggio e gli interni della mitica U.S.S. Enterprise. Dai colori, al trucco, tutto rimanda ad un passato (televisivo) mai dimenticato e che sempre aiuta il presente a mantenere la propria identità. Al contempo, v’è da dire che Star Trek: Discovery ammalia con la tecnologia, il futurismo – forse non poi così lontano – delle attrezzature tecniche, gli oggetti, le navicelle spaziali. Passato e futuro si fondono continuamente plasmando e riplasmando un prodotto televisivo nato per i fan più longevi e per chiamare a se una nuova generazione di spettatori.

Progresso scientifico e tematiche familiari

Cinematographe Star Strek Discovery

In una seconda stagione densa di azione, ha trovato spazio una ben ampia tematica familiare che volge lo sguardo non solo al passato della protagonista Michael prima della sua vita con la famiglia Spock, ma anche alla sua adolescenza con un fratello molto diverso e apparentemente distante. Messi in scena con parsimonia e delicatezza, i segmenti più intimi raccontati in Star Trek: Discovery hanno la facoltà di umanizzare un contesto che a primo impatto risulterebbe fin troppo distaccato. Si scopre, guardando l’intera stagione, che tutti i personaggi vengono accolti da racconti personali che ne approfondiscono i singolari aspetti. Qui troviamo uno dei tanti punti di forza di questa serie tv: seppur vi sia un protagonista principale, Michael in questo caso, esso è accompagnato dai suoi co-protagonisti portando un mosaico omogeneo ed equo. Che sia il Comandante Saru (Doug Jones), o il cadetto Tilly (Mary Wiseman), o Ash Tyler (Shazad Latif), tutti i personaggi di Star Trek: Discovery brillano di luce propria non lasciandosi affossare da una protagonista certamente convincente. La scrittura è esaltata da una recitazione sempre sul pezzo.

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La bellezza dello Spazio profondo

star trek discovery cinematographe

Non c’è Star Trek senza viaggi interstellari e in Discovery l’occhio dello spettatore resta estasiato dai colori e dalle ferventi luci emanate nelle scene in cui l’azione la fa da padrone. La fotografia, eccellente, richiama il cinema di genere e strizza l’occhio alle grandi produzioni cinematografiche ambientate nello spazio profondo. Un valore aggiunto per una serie tv fantascientifica, e molto più se legata al decennale franchise di Star Trek. Discovery, questa volta più che mai, dimostra di essere degna erede e dimostra di esser capace di poter, ora, correre con le proprie gambe. A fronte di un finale che lo pone come perfetto incastro in un grande puzzle è lecito porsi innumerevoli domande. Non ci resta che attendere una nuova – e già annunciata – stagione di Star Trek: Discovery.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 4
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.7