Star Wars: Tales of the Jedi – recensione della serie TV
L'universo di Star Wars è vivo e lo dimostra ancora.
Chi è cresciuto a pane e trilogia prequel di Star Wars – cioè chi ha avuto la fortuna di essere pre-adolescente al momento dell’uscita al cinema di Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith – ha subito un certo imprinting. Il risultato è che non riesce a disaffezionarsi alla oltremodo vituperata trilogia e, anzi, ogni volta che rivede quei personaggi, in un altro film o in una serie tv, esulta tornando bambino. Tutto questo per dire che le persone nate intorno alla metà degli anni Novanta – cioè quelle che nel 2005 hanno visto al cinema all’età di circa dieci anni La vendetta dei Sith – probabilmente ameranno la serie televisiva animata ambientata nell’universo di Guerre Stellari. Stiamo parlando di Star Wars: Tales of the Jedi, sei cortometraggi usciti il 26 ottobre su Disney+. La ameranno perché ha tutti gli ingredienti giusti: i personaggi, l’uso della Forza, gli Jedi, i combattimenti spericolati e acrobatici con le spade laser.
Star Wars: Tales of the Jedi, Dave Filoni è la mente dietro al progetto
Ragionando un po’ più a mente fredda, e non da fan sfegatato che ha avuto l’adolescenza plagiata da un film, Star Wars: Tales of the Jedi funziona per gli stessi motivi grazie ai quali hanno finora funzionato le serie televisive starwarsiane (Star Wars: The Clone Wars e Star Wars: Rebels su tutte). Questi motivi sono essenzialmente riconducibili a un solo nome, quello di Dave Filoni. Filoni è il creatore e supervisore, oltre che spesse volte anche sceneggiatore, del mondo animato creato dalla LucasFilm. A lui si deve la coerenza di quel mondo e una certa impronta che rende immediatamente riconoscibili (e funzionanti) tutte le serie tv d’animazione. Dave Filoni ha scritto i sei cortometraggi che formano Star Wars: Tales of the Jedi. Non poteva essere diversamente visto che protagonista di alcuni di questi episodi è Ahsoka Tano, che proprio Filoni ha introdotto nel mondo starwarsiano grazie a Star Wars: The Clone Wars.
Star Wars: Tales of the Jedi, una struttura bipartita e dicotomica
I sei cortometraggi sono chiaramente divisibili in due parti, ognuna delle quali si concentra quasi unicamente attorno a un personaggio chiave dell’universo di Star Wars. Il primo, quinto e sesto episodio hanno per protagonista proprio Ahsoka Tano, mentre i rimanenti cortometraggi raccontano la discesa al Lato Oscuro della Forza del Conte Dooku. Attorno a questi due protagonisti si muovono altri personaggi, alcuni noti (Qui-Gon Jinn, Anakin Skywalker, Mace Windu), altri meno conosciuti (Yaddle). Questa duplicità è presente in ogni cortometraggio ed è costruita sul primo episodio, il cui titolo – Life and Death – modella l’intera serie: dalla nascita di Ahsoka Tano e dalla sua prima apertura alla Forza si passa ai ‘metodi particolari’ del Conte Dooku e al suo asservimento a Darth Sidious. L’ultimo episodio – intitolato significativamente Resolve – risolve appunto la dicotomia. Il Lato Oscuro si scontra con Ahsoka Tano e dalla morte, trionfante fino a quel momento, sboccia nuovamente la vita e la speranza.
Questo ondeggiare climatico – dalla Luce all’Oscurità e di nuovo alla Luce – è evidenziato dalla fotografia (e dalla colonna sonora), che si spegne e diventa tetra quando Star Wars: Tales of the Jedi ha per protagonista il Conte Dooku, mentre è più accesa e luminosa quando in scena c’è Ahsoka Tano. Non è ancora chiaro se i sei cortometraggi avranno un seguito. L’universo di Star Wars è sterminato e le storie da raccontare sono potenzialmente infinite. Sicuramente Star Wars: Tales of the Jedi ci spinge a volerle conoscere tutte.