Studio Battaglia: recensione finale della fiction di Rai Uno
Un legal drama elegante e al femminile dalla scrittura convincente dove il family drama si insinua in maniera originale e mai banale. Studio Battaglia si chiude con un finale sospeso, rimandando ad una seconda stagione.
Prodotta da Palomar e Tempesta in collaborazione con Rai Fiction e diretta da Simone Spada su sceneggiatura di Lisa Nur Sultan (che si è liberamente ispirata alla serie The Split), Studio Battaglia si è fatta immediatamente notare sin dai primi episodi come una serie nuova sulla rete ammiraglia. Una novità data dal genere legal che da un po’ mancava in casa Rai ma anche dall’estetica raffinata della serie, che complice una Milano dabbene che si muove tra grattacieli di vetro, palazzi antichi e case contemporanee e di lusso, appare in perfetta sintonia con la delicatezza delle sue protagoniste.
Se Vostro Onore, la fiction con Stefano Accorsi, ha saputo portare su Rai Uno una nuova maniera di raccontare thriller e crime sotto le vesti del legal duro e crudo, Studio Battaglia ne è la controparte femminile che si concentra su un family drama dallo sguardo moderno.
Studio Battaglia: la trama dell’ultima puntata della fiction in onda su Rai Uno
Anna (Barbara Bobulova) è a un passo dall’udienza che dovrebbe chiudere la vicenda di Carla Parmigiani (Carla Signoris) la quale, che in vista delle ultime pratiche, la invita a seguirla in una gita fuori porta. Massimo (Giorgio Marchesi), che sta affiancando Anna in alcuni passaggi data la loro forte intesa lavorativa, vede in questa occasione quella giusta per provare a farsi avanti, ma Anna prova a resistergli con tutte le sue forze nonostante la delusione e il timore che il suo matrimonio sia giunto alla fine.
Intanto Marina (Lunetta Savino) spera che sia lei a vincere la causa Parmegiani, così da trovare i soldi per poter salvare lo Studio Battaglia che rischia di chiudere, assistita da Nina (Miriam Dalmazio) che intanto ha deciso di dare una chance ad una possibile storia d’amore all’orizzonte. Viola (Marina Occhionero), la più piccola delle sorelle Battaglia, inizia ad accettare a malincuore l’idea di non poter sposare più Alessandro ma il padre Giorgio (Massimo Ghini) prova ad intercedere per lei.
Una scrittura convincente, una regia raffinata e dialoghi arguti: un riuscitissimo legal-family drama
La prima puntata di Studio Battaglia si era presentata con un ritmo lento, facendo pensare ad uno stile che avrebbe caratterizzato tutta la serie, ma in realtà la cifra stilistica di questa fiction al femminile è la sua imprevedibilità. Tutta la serie infatti è costruita su un climax ascendente, che in questa prima stagione si chiude con la crisi del personaggio più irrisolto di tutti, Anna, a cui Barbara Bobulova dona lo sguardo di chi come un personaggio cechoviano vorrebbe essere sempre altrove quando si parla d’amore. Il finale sospeso suggerisce che proprio Anna nella seconda stagione sarà focus della serie.
Con Studio Battaglia infatti, grazie al sottotesto del “chissà cosa può succedere” che caratterizza ogni episodio avviene un salto importante: lo spettatore non viene più trattato come un bambino a cui deve essere spiegato tutto, ma al pubblico generalista si lascia la possibilità di restare spiazzato, interrogarsi, generare dei dubbi di natura sentimentale e familiare condivisi con i personaggi, la cui empatia arriva forte e dirompente grazie ad un cast che si orchestra e si lascia orchestrare con naturalezza.
Nulla in questa serie viene lasciato al caso, dalla scrittura che cura ogni personaggio – persino quello che appare nello spazio di un’udienza – ai dialoghi mai banali e alle tematiche, attuali, moderne, che raccontano il presente ma anche gli stessi protagonisti, di cui proprio grazie al caso giudiziario di turno scopriamo sempre qualcosa in più, passando anche per le musiche di Stefano Lentini, che lascia dialogare naturalmente hit degli anni ’70-’80 con il tema strumentale che caratterizza la serie. Il contenuto e la forma in Studio Battaglia si abbracciano e dialogano vivacemente, grazie anche ad una regia che si affida al sentire dei personaggi.
Le donne sono le meravigliose protagoniste di questa serie, raccontate in maniera sincera, sospese tra vittorie e fallimenti, capaci sempre di trovare una soluzione per stare al mondo e sopravvivervi nel tentativo di equilibrarsi tra i loro molteplici ruoli, a volte scelti arbitrariamente e a volte ricevuti dal caso.
Studio Battaglia è attualmente disponibile sulla piattaforma RaiPlay: la serie è composta da otto episodi della durata di circa 50 minuti ciascuno.