Studio Battaglia: recensione della prima puntata della fiction di Rai Uno con Lunetta Savino
Su Rai Uno torna il legal drama: protagoniste le tre avvocate dello Studio Battaglia che caso dopo caso, si ritrovano a riflettere ed indagare sulle relazioni affettive dei loro clienti e di riflesso anche sulle loro vicissitudini.
Dopo aver scommesso sul medical drama un anno fa con Doc, adesso Rai Uno punta sul legal drama. Come nel caso di Vostro Onore, anche per Studio Battaglia siamo di fronte ad un adattamento – quello della serie britannica The Split -, ma con la chiara intenzione di prenderne il soggetto e rielaborarlo nuovamente, alla ricerca di nuovi spunti e intuizioni. Studio Battaglia può essere definita una serie contemporanea dallo sguardo inedito, perché le esclusive protagoniste sono tre donne avvocatesse ed è attraverso le loro vite e i loro occhi che ci si addentra nello spaccato contemporaneo della famiglia e del rapporto uomo-donna e di come questi concetti si siano evoluti.
Prodotto da Palomar insieme a Tempesta, in collaborazione con Rai Fiction, Studio Battaglia va in onda dal 15 marzo 2022, ogni mercoledì alle 21.25 su Rai Uno per quattro serate, disponibile anche su RaiPlay dopo la messa in onda. La regia di Simone Spada punta sull’eleganza, avvalendosi di una scenografia moderna e una narrazione che cerca di mantenere sempre un certo distacco nel descrivere i personaggi: è infatti la sceneggiatura ben articolata a rendere gli interpreti estremamente vicini allo spettatore, il che provoca curiosità.
Studio Battaglia: la trama della fiction legal drama in onda su Rai Uno
Anna Battaglia (Barbara Bobulova) ha appena aperto un nuovo capitolo lavorativo, lasciando definitivamente lo Studio Battaglia, che condivideva con la madre Marina (Lunetta Savino) e la sorella Nina (Miriam Dalmazio). Tra loro le divergenze lavorative sono evidenti, pur se ad unirle è un forte legame: loro insieme a Viola (Marina Occhionero), la più piccola della famiglia, sono andate avanti senza il padre (Massimo Ghini), ora tornato per recuperare un dialogo con le figlie.
Anna, rispetto a sua madre e alla sorella Nina, ha un approccio al suo lavoro decisamente diverso: cerca sempre di accostarsi ai clienti con comprensione e umanità, dimostrandosi un avvocato decisamente fuori dal coro. Prende a cuore infatti il caso di Carla (Carla Signoris) che scopre in maniera poco delicata che il marito ha intenzione di chiederle il divorzio. Nel nuovo studio Anna intanto rincontra Massimo (Giorgio Marchesi), vecchio coinquilino di università che non ha perso interesse per lei, ma dal quale cerca di non farsi coinvolgere nonostante tra lei e suo marito (Thomas Trabacchi) qualcosa non sembri essere più come prima.
Una serie elegante e al femminile, dallo sguardo nuovo e intimista
Chi ricorderà qualche legal drama prodotto dalla Rai penserà certamente Lui e Lei negli anni ’90, Un Caso di Coscienza, la cui ultima stagione risale al 2013 oppure il più recente Non dirlo al mio capo, quest’ultimo forse più vicino degli altri ai toni della commedia. Studio Battaglia segna decisamente un confine da questo punto di vista, sia in termini di regia, molto intimista dalla fotografia moderna, sia in termini di scrittura. Non è infatti tanto la figura dell’avvocato alle prese con indagini e intrecci amorosi il soggetto di questa serie – che tra l’altro depura dal thriller questo genere, elemento quasi onnipresente nella nostra tradizione -, ma a farla da padrona è la vita di tre donne contemporanee, divise tra lavoro e famiglia, che hanno vissuto con forza e normalità l’abbandono del tetto coniugale da parte del padre/marito. Non che non abbiano strascichi, ma la serie mostra con normalità e senza drammi come le Battaglia siano sopravvissute ad un trauma di cui hanno prima dovuto prendere consapevolezza per andare avanti.
Un nuovo modo di stare al mondo e un nuovo concetto di famiglia, è questo il compito a cui sono chiamate queste donne tanto diverse tra loro ma unite dal fatto di essere tutte delle sopravvissute: c’è Anna, sposata e con due figli ma forse con qualche irrisolto amoroso da nascondere, c’è Nina che non vuole responsabilità, c’è Viola, la più piccola e non avvocato, che appare come la più accogliente di tutte e aperta al perdono, e poi c’è la madre Marina, il cui cinismo la salva da scomode manifestazioni eccessive d’affetto. Il tutto incrociato e in perfetto equilibrio con un caso orizzontale, quello di una donna che scopre da un giorno all’altro di essere sulla strada della separazione dal marito e che diventa il caso di Anna, a cui “dare il divorzio che merita”, e i casi che di volta in volta presentano necessità ed eventi che investono la nostra società nella sfera familiare.
Stando a quanto abbiamo visto nella prima puntata Studio Battaglia promette di essere una buona serie: innovativa, elegante e al femminile, con la giusta dose di curiosità e mistero che avvolge i personaggi e magnetizza lo spettatore verso di loro per cercarne di comprenderne anche le sfumature più nascoste.