Suburra – Stagione 2: recensione dei primi episodi della serie tv Netflix
A Roma sta per nascere un nuovo impero. Sono la rabbia e la maturazione a segnare il ritorno di Suburra 2, aspettando di vedere chi conquiestrà la Capitale.
Alle soglie di un nuovo impero, Roma aspetta il suo nuovo re. Era l’incertezza ad aver chiuso la prima stagione di Suburra: la morte, inevitabile e sofferta, la crescita, che sopraggiunge quando il gioco muta in lotta. E il potere, che ancora una volta è desiderio di tutti, ma conquista per pochi. La giovinezza di Aureliano, Spadino e Lele sembra scomparsa nell’arco dei tre mesi che separano gli eventi della serie rilasciata per la prima volta su Netflix nel 2017, per far sopraggiungere al suo posto una maturità pesante, pregna di tutte le conseguenze disastrose che i terreni di Ostia, il Vaticano e il giro della droga hanno comportato. Ed è da lì che Suburra 2 riparte, da quella ferita il cui sangue alimenta la rabbia dei suoi protagonisti, in una nuova corsa ai destini della Capitale.
Aureliano (Alessandro Borghi) è a capo degli Adami adesso, ma Samurai (Francesco Acquaroli) non ha intenzione di lasciarlo legiferare finché non avrà ottenuto la firma che gli serve. Anche Spadino (Giacomo Ferrara) ha assunto una posizione di comando nella propria famiglia, ostile nei suoi confronti e ignara dell’esplorazione sessuale che il giovane ha intrapreso. Lele (Eduardo Valdarnini), invece, è già vice ispettore di polizia, acquisita la carica per staccarsi definitivamente dal circolo di omicidi che gravitano intorno a Samurai, ma ritrovatosi invece più coinvolto di prima. Di nuovo separati, ma pronti a tornare insieme: è l’unico modo per l’indipendenza, è l’unico modo per conquistare Roma.
Suburra 2 – Una stagione che potrebbe esplodere
Già dalle sue prime puntate, è un’atmosfera diversa quella che instaura le dinamiche di forza di Suburra 2. L’essersi spinti su territori da cui è impossibile scappare, presa coscienza delle implicazioni e del costo che la rincorsa al predominio sulla città ha richiesto, quello che aspetta Aureliano, Spadino e Lele sembra essere un percorso ancora più dentro la propria natura e, ancora di più, nelle alleanze dell’egemonia.
Tutto è ancora grigio, congelato in una fotografia metallizzata che cambia i suoi toni soltanto nella casa e nei contesti della famiglia zingara degli Anacleti. Ma, quella patina tesa in superficie, sembra essere pronta a scoppiare nel proseguire della serie. Ogni passo in avanti, ogni svolta – poderosa, fin proprio dall’inizio – che svela a mano a mano la strada per la presa di potenza su Roma e Ostia, rivela che ci sarà un avvenire ancora più esplosivo, più drammatico. Conseguenze che ribollono in sottofondo per fuoriuscire con violenza e che spingono lo spettatore a chiedersi cosa, di maggiormente grande, potrà ancora accadere.
Suburra 2 – Criminalità e presente: l’immigrazione d’oggi
Rimane, comunque, indubbia una certa ripetitività. Non tanto negli scambi di relazioni, che restano i medesimi della prima stagione, quanto nei temi della serie, che mostrano di non sapersi spingere più in là, continuando con delle variazioni legate, però, ad un nucleo immutato. Una possibilità di cambiamento è, però, nell’aria: l’immigrazione, argomento che andava concludendo la stagione due anni fa, sembra diventare sempre più centrale nelle vicende di Suburra e potrebbe ampliare lo spettro di interesse non più, soltanto, su questioni che sono già state sufficientemente toccate da film e serialità – corruzione, Stato, Chiesa, malavita -, e fornire così uno spettro che possa piuttosto confrontarsi con la realtà.
Una stagione che potrebbe segnare le sorti della serie: rimanere incastrata nelle regole, ormai note, della criminalità o diventare centro per un discorso che lega finzione e presente. Una sfida per il trio di protagonisti e i personaggi che gravitano attorno, che potrebbe segnare i destini della Capitale.