Sulla scena del delitto: Il killer di Times Square – recensione della docuserie Netflix
Chiusura d’anno all’insegna del true crime per Netflix con il rilascio il 29 dicembre 2021 della miniserie in tre episodi che Joe Berlinger ha realizzato sulla storia del serial killer e stupratore Richard Cottingham, meglio conosciuto come “Lo squartatore di New York”.
Il true crime è senza dubbio uno tra i generi più amati dal pubblico televisivo. La riprova è nel successo crescente che sta riscuotendo alle diverse latitudini da qualche anno a questa parte, vuoi per la nascita di canali interamente dedicatogli, vuoi per il proliferare di piattaforme streaming chiamate a fare fronte alle numerose richieste degli abbonati. Tra queste una delle più attive è sicuramente Netflix, che ogni mese arricchisce il proprio catalogo con documentari e docuserie che raccontano di crimini realmente accaduti (da Making a Murderer a Night Stalker e I figli di Sam) , rievocando le storie di serial killer o di oscuri personaggi macchiatisi delle più indicibili violenze come nel caso di Richard Cottingham, passato alle cronache nere con il soprannome di “The Torso Killer” perché il più delle volte mutilava il corpo delle sue vittime, perlopiù prostitute, lasciando intatto solo il loro busto. Dietro la “maschera” da uomo qualunque, padre di famiglia, di professione operatore informatico presso la Blue Cross Blue Shield Association, un’azienda del settore con sede nella Grande Mela, si celava invece uno stupratore e assassino seriale particolarmente crudele, che negli anni ’70 usava le strade di New York e del New Jersey come terreno di caccia.
In Sulla scena del delitto: Il killer di Times Square le lancette dell’orologio vanno avanti e indietro nel quadrante per rimettere insieme i tasselli dell’epopea criminale di Richard Cottingham
Ed è sulla sua storia e sulle macabre gesta da lui compiute, costate la vita a un numero ancora imprecisato di donne (ufficialmente ha ucciso 11 persone, ma sostiene di aver commesso tra 85 e 100 omicidi), per le cui violenze e morti è stato condannato a oltre duecento anni di reclusione, che Joe Berlinger ha realizzato la docuserie dal titolo Sulla scena del delitto: Il killer di Times Square, rilasciata dal broadcaster a stelle e strisce lo scorso 29 dicembre. Esperto del genere per avere già firmato tra le altre le miniserie Sulla scena del delitto: Il caso del Cecil Hotel e Conversazioni con un Killer: The Bundy Tapes, il regista e produttore americano torna sulle tracce di Cottingham per rievocarne l’epopea criminale dai primi omicidi compiuti negli anni Sessanta a lui non accreditati sino all’arresto avvenuto nel 1980 e alla successiva condanna. Il tutto nell’arco di tre episodi (da 50 minuti circa cadauno) nei quali le lancette dell’orologio vanno avanti e indietro nel quadrante per rimettere insieme i tasselli della vicenda.
Una vicenda complessa che l’autore ha ricostruito filologicamente, affidandosi a un ricco repertorio e a una raccolta di interviste
Ma è a una ventina di minuti circa dalla fine del capitolo conclusivo, quando tutte le carte sono state scoperte, che il regista premio Emmy candidato agli Oscar getta la bomba, accompagnandoci nella prigione statale di Trenton, laddove Cottingham davanti la macchina da presa rompe un silenzio durato trent’anni, attribuendosi altri delitti fino a quel momento rimasti insoluti. Un epilogo, questo, che getta nuova luce su una vicenda assai complessa e che l’autore ha ricostruito filologicamente, affidandosi ai documenti, ai giornali e a un ricco repertorio audio, video e fotografico, oltre a una raccolta di interviste a ex poliziotti e detective di New York ora in pensione, periti forensi esperti in omicidi, scrittori, giornalisti, fotografi, politici, ex pornostar e sex workers attive nella zona all’epoca dei fatti. Con e attraverso le loro testimonianze si compone un ritratto polifonico che approfondisce al contempo gli eventi, la biografia criminale del protagonista e il suo modus operandi, partendo dalla cronaca dei singoli delitti e dal contesto nel quale questi si sono consumati.
Sulla scena del delitto: Il killer di Times Square è una polaroid vintage, dalla quale trasuda il marcio e il malato di una cloaca infetta nel cuore di Manhattan
Nel mentre, infatti, l’autore ne approfitta, anche per accumulare minutaggio utile a infarcire i capitoli che vanno a comporre la serie, per riscattare un’istantanea della New York dell’epoca, scegliendo ovviamente come baricentro le strade e i vicoli di Times Square, territorio di caccia di Cottingham e di chi come lui frequentava assiduamente quello che per decenni è stato l’epicentro del commercio sessuale, luogo di perdizione, pieno zeppo di locali e cinema a luci rosse, sexy shop e peep show. Il risultato è un’interessante e dettagliata analisi sull’ambiente socio-culturale in cui l’omicida cercava le sue vittime, quello di una Times Square diversa dalla mecca del turismo di oggi, scintillante e ammaliante per le sue luci e attrattive. Non è un caso che la puntata pilota si apra proprio sul presente per poi teletrasportare lo spettatore 45 anni prima, quando nella 42esima strada l’illegalità prosperava e il quartiere appariva una mostruosità, permeata da una forte carica sessuale, con uomini che si aggiravano per la zona come dei veri predatori. Ne viene fuori una polaroid vintage, dalla quale trasuda il marcio e il malato di una cloaca infetta nel cuore di Manhattan, resa mescolando senza soluzione di continuità materiali d’archivio e brani di fiction dalla messa in scena credibile e curata.