Supacell: recensione della serie Netflix di Rapman
La recensione delle sorprendente serie superhero firmata dal rapper e regista britannico Rapman, disponibile su Netflix dal 27 giugno 2024.
Se siete stanchi dei soliti supereroi allora Supacell, la nuova serie superhero in sei episodi (da 50 minuti circa cadauno) targata Netflix, disponibile sulla piattaforma a stelle e strisce dal 27 giugno 2024, è quello che fa per voi. Attenzione con questo non vogliamo dire che lo show creato e diretto dal rapper e regista britannico Andrew Onwubolu, in arte Rapman, sia il meglio mai realizzato in un genere che più di altri, negli ultimi anni, ha catalizzato l’attenzione del pubblico perché non sarebbe vero, ma che rappresenti un’alternativa valida, originale e per certi versi inedita rispetto alle proposte e alla visioni solite, questo sì. L’autore prende in prestito i modelli pre-esistenti del passato e quelli di più recente concezione, ne fa propri gli stilemi, gli ingredienti chiave e persino i cliché, per poi mescolarli, plasmarmi e rielaborali a modo suo. Il risultato, a differenza dei pronostici che non giocavano di certo a favore, infatti offre allo spettatore di turno, in particolare agli abituali frequentatori e appassionati del filone in questione, un prodotto seriale in grado di riservare qualche sorpresa.
Il punto di forza di Supacell sta nell’ottimo lavoro fatto sulla caratterizzazione dei personaggi su e intorno al quale Rapman ha costruito una serie superhero che mischia efficacemente azione, dramma, gangster e fantascienza
Cominciamo con il sottolineare l’ottimo lavoro fatto sulla caratterizzazione dei personaggi su e intorno al quale l’autore, con la complicità in cabina di regia di Sebastian Henry Thiel, ha costruito uno show che mischia azione, dramma e fantascienza, per raccontare la storia di cinque londinesi come tanti che un giorno scoprono di avere dei superpoteri. Si tratta di un fattorino di nome Michael Lasaki (Tosin Cole) capace di manipolare e viaggiare nel tempo, del veloce spacciatore Rodney (Calvin Demba), dell’infermiera telecinetica Sabrina (Nadine Mills), del papà super forte Andre (Eric Kofi Abrefa) e del capobanda Tazer (Josh Tedeku). Sono tutte persone nere che abitano nella zona sud della capitale inglese, ma per il resto non hanno molto in comune. Quando man mano scoprono che le loro nuove abilità li hanno resi bersaglio di una potente entità, spetta proprio a Michael riunirli tutti per salvare il mondo e anche la donna che ama.
I protagonisti di Supacell si muovono sull’orlo del precipizio, quello che separa il bene dal male, la legalità dall’illegalità
Sulla carta Supacell potrebbe sembrare narrativamente e drammaturgicamente parlando della normale amministrazione, con la mente dei cultori della materia che potrebbe andare in prima battuta a Misfits, un titolo di successo del canale inglese E4 che la ricorda per molti aspetti perché rientra nel genere supereroistico ed è ambientata anch’essa nella periferia londinese. Così come impossibile è non ripensare di default agli X-Men o agli Avengers. Tutto legittimo e giusto se non fosse che creando la suddetta storia e scegliendo un cast di protagonisti afroamericani, Rapman ha voluto chiaramente dare spazio ai talenti del cinema e della tv che, in un mondo dello spettacolo ancora prevalentemente bianco, faticano ad avere ruoli di rilievo o non stereotipati. E allo stesso tempo affidare loro delle figure non perfettamente allineate e schierate, che prima di abbracciare la causa si muovono sull’orlo del precipizio, quello che separa il bene dal male, la legalità dall’illegalità, prendendo parte attivamente a dinamiche criminali nel pieno di una guerra tra bande per la conquista del potere e del controllo delle piazze di spaccio. Il quintetto, infatti, conduce un’esistenza all’insegna della resistenza rispetto ad un mondo complicato e poco accondiscendente, che rispecchia la dimensione periferica di una delle tante metropoli alle diverse latitudini. Realtà che a Rapman non sono sconosciute, raccontate più e più volte nei suoi brani e portate sullo schermo nella celebre webserie Shiro’s Story e nell’adattamento cinematografico Blue Story, in cui due giovani amici diventano rivali in una guerra di strada. Il ché consente ai personaggi che popolano Supacell, a cominciare da quelli principali, di stratificarsi e di acquisire una certa tridimensionalità nella caratterizzazione.
Supacell parla di tematiche universali e attuali come l’amicizia, l’inclusività e il rapporto con il diverso, unendo l’utile al dilettevole, l’intrattenimento a delle argomentazioni socialmente rilevanti
Sta qui la sostanziale differenza con quanto proposto sino ad oggi, salvo rare eccezioni, dal filone in termini di plot, dinamiche, one-lines e disegno dei personaggi. Ingredienti, questi, attraverso i quali Supacell può permettersi di parlare di tematiche universali e attuali come l’amicizia, l’inclusività e il rapporto con il diverso, unendo di fatto l’utile al dilettevole, l’intrattenimento a delle argomentazioni socialmente rilevanti. E non è da meno la confezione e la regia che garantiscono un contenitore episodico nel quale il tutto si sposa con una buona dose di spettacolo, azione ed effetti speciali. Ed è solo l’inizio…
Supacell: valutazione e conclusione
Andrew Onwubolu, in arte Rapman, mette da parte le barre e torna dietro la macchina da presa per affrontare dei temi socialmente consapevoli in una serie superhero che a sorpresa offre una visione e una costruzione non allineata e stereotipata rispetto a quelle proposte dal genere in questione. Supacell porta sullo schermo dei personaggi complessi e tridimensionali che prima di abbracciare la causa e salvare il mondo dalla minaccia di turno si muovono pericolosamente sul baratro che separa il bene dal male. Azione, fantascienza e gangster-movie sono gli ingredienti di uno show imprevedibile che ha nella regia e nella confezione i suoi punti di forza.