Super ladri: recensione della serie anime Netflix
Super Ladri - nuova serie anime targata Netflix - sarà rilasciata sulla piattaforma il 25 novembre.
Cosa succede quando un adolescente scopre improvvisamente di avere dei superpoteri che non è affatto in grado di controllare? Sceglierà la via del male, diventando un supercriminale, mestiere nel quale i “danni collaterali” sono contemplati. O, perlomeno, è questa la risposta che Johnny Fulmine decide di dare alla domanda. Johnny, infatti, altri non è che il protagonista di Super ladri, la nuova serie anime targata Netflix in uscita il 25 novembre 2021. Il progetto – suddiviso in 13 episodi da circa 25 minuti l’uno – è tratto in realtà da un’omonima saga a fumetti americana, ideata da Mark Millar e Leinil Yu e distribuita nel 2012 dalla casa editrice Marvel tramite l’etichetta Icon Comics. Protagonista della storia è appunto Johnny il quale, insieme ad un gruppo di super ladri come lui, metterà a segno una serie di colpi non sempre riusciti. Fino all’ultima grande rapina, che permetterà loro di condurre una vita agiata e finalmente lontana dal giro.
Super ladri – Parola d’ordine: esagerazione
Il passaggio da un fumetto della Marvel Comics ad un anime Netflix si riflette in ogni singolo aspetto della serie. A cominciare dalla trama, che diviene un mero pretesto per mettere in scena tutto ciò che da una produzione di questo genere ci si aspetta: esplosioni, combattimenti, belle ragazze e tantissimo sangue. E ciò è evidente sin dal primo episodio: Johnny è un ragazzino solo e poco socievole, preso di mira a scuola e figlio di una madre dedita solo ad incontri con gli uomini. Quando scopre – in maniera casuale e totalmente improvvisa – di poter controllare l’elettricità, decide di usare il suo potere per fare del bene. Insieme al suo migliore amico – fan tanto quanto lui dei supereroi – mette in piedi un piano per “svelarsi” ai suoi concittadini, ma finisce con il provocare una strage in piscina. Una sorta di distorta origin story, che cala perfettamente la trama nello stile che intende adottare.
Ritroviamo poi Johnny adulto, il giorno del suo rilascio da SuperMax – prigione per supercriminali che ricorda molto quella di The Suicide Squad. Per i primi quattro episodi della serie è lui il protagonista indiscusso, leader di una banda di super spiantati come lui e fidanzato di Casey, bellissima ragazza con il potere di creare allucinazioni nella mente delle persone. Dal sesto episodio vengono poi introdotti gli altri personaggi, una banda di supercriminali poco noti messi insieme dal leggendario Calore – ladro privo di poteri ma che si crede sia capace di produrre il fuoco – scomparso dalla circolazione dopo una serie di colpi incredibili. Da qui in poi la trama procede seguendo le vicende della squadra. Uno dei pochi punti di forza della serie, infatti, è quello di creare un team solido, composto da personaggi con un dono ben caratterizzato. Molti di loro, però, hanno un potere che sembra essere il pretesto per inserire ancora più spargimenti di sangue, con derive decisamente splatter – primi fra tutti i fratelli Sammy e Roddy Diesel, capaci di curarsi le ferite e di rigenerare parti del proprio corpo anche quando vengono fatti in mille pezzi.
In questo quadro spesso confuso e accelerato la parola d’ordine rimane sempre una: esagerazione. Esagerazione che spesso si traduce in esasperazione tanto dello stile e della grafica quanto dei toni e del linguaggio. Gli stilemi degli anime pensati ad uso e consumo di ragazzini annoiati ci sono tutti. Il prodotto, però, rimane saldamente ancorato al proprio genere di riferimento risultando irritante, volgare e persino sessista agli occhi di chiunque non sia un adolescente. Fra combattimenti da videogame, personaggi stereotipati – tanto nel concept quanto nella scrittura – e villain capaci solamente di far esplodere – letteralmente – la testa agli avversari non c’è nulla a cui ci si possa appigliare per guardare la serie se si è al di fuori del preciso target di riferimento.
Super ladri – La struttura della narrazione
Super Ladri, però, non dimentica completamente da dove proviene. Del fumetto, infatti, conserva lo stile narrativo. La trama, non a caso, può essere divisa in tre blocchi distinti e funzionali allo sviluppo della storia. La prima parte – composta dai quattro episodi iniziali – serve ad introdurre il protagonista e il suo complesso rapporto con i suoi poteri, con gli altri e con il proprio personale senso di giustizia. La seconda contiene il cuore pulsante della vicenda: la creazione della squadra – con la presentazione dei singoli membri – la preparazione e la conseguente messa in atto del piano ideato da Calore e il suo successivo fallimento. Il terzo ed ultimo atto, invece, narra di come i protagonisti sono andati avanti, fino al momento in cui è necessario mettere di nuovo insieme il team per salvare il loro mentore e procurargli i soldi necessari a saldare i suoi debiti di gioco. Capitolo che si conclude con il racconto di come i protagonisti vivono dopo che la seconda rapina è andata invece a segno. Una trama apparentemente complessa, ma che riesce invece ad incastrare i singoli pezzi attraverso episodi brevi, fino al plot twist della tredicesima puntata che dà vita ad un finale forse troppo accelerato ed approssimato.
Altro elemento tipico dei fumetti è la natura fortemente citazionista della serie. A cominciare dagli ovvi riferimenti al mondo dei supereroi: la squadra – la Lega della Giustizia – con un leader carismatico e forte, un quartier generale ed eroi sempre pronti ad intervenire in ogni angolo della Terra, ripresi dai media e dai social. In alcuni momenti sembra quasi di essere catapultati nel mondo distorto di The Boys, dove al posto di supereroi cattivi abbiamo dei supercriminali che non hanno mai bisogno di nascondere ciò che sono. Ma citazioni vi sono anche al mondo del cinema – emblematica la scena della coppia attaccata dagli zombie in un cimitero, con ovvio riferimento a Romero e al suo La notte dei morti viventi – e all’arte, con dialoghi sulla natura dei quadri astratti che fanno da contraltare a momenti in cui il livello linguistico della serie scende fin troppo in basso. Nonostante questo ricco gioco di rimandi e una trama ben strutturata, Super ladri non riesce però a superare il divario generazionale e rimane confinato nella sua confort zone. Del resto, la serie è scritta e diretta da artisti il cui nome è legato al mondo degli anime. La regia è infatti affidata a Motonobu Hori (Carole & Tuesday) mentre la sceneggiatura è curata da Dai Sato (Eureka Seven, Cowboy Bebop, Ghost in the Shell: Stand Alone Complex).
Super ladri, quindi, si presenta come il classico prodotto d’intrattenimento Netflix, il cui catalogo – soprattutto in questi ultimi tempi – cerca disperatamente di ampliarsi con prodotti che possano andare incontro ai gusti di qualunque tipo di pubblico. Un prodotto da cui tenersi ben lontani se si sono superati i vent’anni, ma che accontenterà sicuramente i fan a cui la serie è dichiaratamente dedicata.