Supersex: recensione della serie su Rocco Siffredi

Liberamente ispirata alla vita del famoso pornodivo la serie Netflix interpretata da Alessandro Borghi ne racconta in maniera irriverente e profonda i successi, i dolori, gli eccessi e gli amori

Ogni bambino ha un supereroe, il mio si chiamava Supersex e aveva il potere del sesso”, così Rocco Siffredi, al secolo Rocco Tano, spiega l’origine della sua passione, quella che segnerà la sua vita e lo renderà una delle icone indiscusse del porno mondiale. Supersex, serie in 7 episodi disponibile dal 6 marzo su Netflix, è liberamente ispirata alla vita del famoso pornodivo interpretato da Alessandro Borghi, e ne racconta origini, dolori, amori e … orgasmi. La serie creata e scritta da Francesca Manieri è diretta da Matteo Rovere (episodi 1,4,6), Francesco Carrozzini (ep. 3,7) e Francesca Mazzoleni (ep. 2,5), e vede nel cast Jasmine Trinca, Adriano Giannini, Enrico Borello, Saul Nanni, Tania Garribba, Vincenzo Nemolato, Gaia Messerklinger, Jade Pedri e Linda Caridi. Prodotta da Lorenzo Mieli per The Apartment, una società del gruppo Fremantle, e Matteo Rovere per Groenlandia, società del gruppo Banijay.

Un semplice ragazzo di Ortona, cresciuto in una provincia soffocante e perbenista, legato visceralmente al fratello maggiore, Tommaso (Giannini), e alla madre Carmela (Garribba), diventerà la pornostar più famosa del mondo. Ossessionato dal protagonista di un fumetto pornografico, Supersex appunto, Rocco crescerà con il sogno di diventare come il suo supereroe, sentendo crescere negli anni in lui un desiderio bruciante, come un’energia elettrica piena di vita, un “superpotere” che dovrà imparare a domare.

Supersex – Il prezzo di essere liberi

Supersex, cinematographe.it

Ogni esistenza vissuta fino in fondo ha sempre un prezzo da pagare”, e quella di Rocco Siffredi votata al porno, al desiderio più estremo è stata un vortice di emozioni, di sofferenze, di errori fatti sempre nel nome della libertà in cui il confine tra vita reale e porno è sempre stato labile. In Supersex tra flashback e flashforward vediamo le diverse fasi della vita di Rocco, nel 1974 bambino vivace che cerca le attenzioni della madre, presa completamente ad accudire Claudio, uno dei suoi fratelli, diventato disabile a causa di una sprangata in testa datagli da un gruppo di ragazzini. Le sue evasioni sono i momenti trascorsi con l’adorato fratello Tommaso, guardare Lucia, la bella del paese, desiderata da tutti, e sfogliare in continuazione il fumetto Supersex, raccattato per caso sul ciglio di una strada. Dieci anni dopo a Parigi viene accolto da Tommaso dove inizia a fare il cameriere e scopre una vita notturna che lo attira, che lo inebria, tra le strade di Pigalle e i locali di scambisti dove avrà modo di conoscere il suo mito, l’attore hard Gabriel Pontello, l’interprete di Supersex, che lo introdurrà nel mondo del porno, scoprendo in lui un grande talento vedendolo “esibirsi” in un night: “Nascevo davanti agli occhi di Supersex”. Poi gli anni ’90, quelli dell’agenzia Diva Futura di Riccardo Schicchi (Nemolato) accanto a star come Moana Pozzi (Messerklinger), e del successo mondiale, in cui diventa il simbolo dello “stallone italiano”, fino agli anni 2000 quando medita di lasciare il porno.

Supersex non è però una serie che indaga in maniera pruriginosa nel mondo dell’hard volta a mostrarci in maniera furba e morbosa i segreti e gli eccessi, ma un racconto intimista in cui è la stessa voce di Siffredi a narrarci anche gli aspetti più forti e non sempre edificanti della sua vita e carriera. Entrambe mosse da una forza implacabile, un potere che vuole usare a tutti i costi e che lo “costringe” a essere sé stesso, un uomo libero e senza limiti in una società perbenista e repressa, pagando con la solitudine, con la mancanza di amore che lui riesce solo a distruggere perché “il desiderio che avevo in corpo voleva solo sé stesso”. Si sa, ogni supereroe ha la sua “kryptonite”.

Supersex – L’importanza di essere guardati

Supersex, cinematographe.it

Adesso conto fino a 10 e mamma mi guarderà”, pensa il piccolo Rocco, ma mamma Carmela ha occhi solo per Claudio, bisognoso di continue cure e di attenzioni. Una mancanza che lo accompagnerà per tutta la vita e che sarà proprio il fulcro del suo lavoro, quando Rocco Tano diventa Rocco Siffredi (in omaggio al personaggio interpretato da Alain Delon nel film del 1970 Borsalino) finalmente viene guardato, desiderato, ammirato, si abbandona a quegli sguardi che lo eccitano, gli danno linfa vitale e lui negli occhi di chi possiede per piacere o per lavoro legge quello che vogliono, e come lo vogliono. “Io mantengo il contatto con gli occhi”, dice Rocco a Lucia (Trinca) che, dopo averlo visto girare una disturbante scena di sesso, gli chiede se è sicuro che le donne con cui lavora vogliano andare dove lui le porta durante scene violente e senza limiti, “Adesso tu conosci gli occhi delle donne”, gli risponde ironicamente, “E se voleva fermarsi un secondo prima?”. Un momento molto importante che fa riflettere sulle infinite polemiche sul porno e le sue influenze nella vita reale, sul tema del consenso dentro e fuori il set. Ma il mondo del porno parla una lingua diversa, un mondo che non giudica, votato al desiderio anche più estremo, un mondo di persone libere dagli sguardi che ingabbiano, come Rocco, come Moana Pozzi, un mondo a parte. Una serie, quindi, fatta di sguardi, che parla di superpotere, “non puoi levare il potere dal sesso”, e libertà di essere sé stessi a ogni costo, di carne, di corpi vogliosi di essere posseduti, della forza rivoluzionaria dell’eros da cui tutti, chi più chi meno, veniamo catturati.

Supersex – La resurrezione dei corpi

Supersex, cinematographe.it

Alessandro Borghi si mette letteralmente a nudo e diventa Rocco Siffredi con il suo modo peculiare di ridere, nelle movenze fuori e dentro al set, nel modo animalesco in cui fa sesso, grondante di sudore, violento e furente, fino all’orgasmo: “Il sesso è così forte che sembra che muori”, gli spiegava Tommaso quando era piccolo, e Rocco muore ogni volta, per poi rinascere, una voglia inarrestabile e dolorosa che lo fa soffrire ma che non sa frenare nemmeno di fronte a un lutto, alla perdita più grande. Borghi interpreta in maniera convincente la spregiudicatezza di Siffredi ma anche il lato più intimo e sensibile, quello che lo porta sempre dal problematico fratello Tommaso nonostante lo “torturi” in tutti i modi possibili, quello accudente verso la madre, quello dell’amore che non riesce a vivere fino in fondo. La scrittura accattivante di Francesca Manieri racconta nel profondo la psicologia dell’uomo dietro al pornodivo, ma il confine è sottile, non c’è Rocco senza porno, e mostra cosa significa essere totalmente sé stessi, senza filtri. La sceneggiatura però perde enfasi e risulta un po’ ridondante nel racconto delle vicende di Tommaso e Lucia che arrestano una narrazione coinvolgente e in certi momenti struggente. La regia è dinamica, il montaggio serrato, le vicende sono commentate da una puntuale colonna sonora che spazia dalla disco degli anni’70, alla new wave degli anni ‘80 fino alla dance dei ’90.

Supersex: valutazione e conclusione

Supersex, cinematographe.it

Che lo si ami o che lo si odi Rocco Siffredi riesce sempre ad attirare l’attenzione su di sé, Supersex non ne fa “un’agiografia” ma il ritratto di un uomo e delle sue contraddizioni, con i suoi errori, le debolezze ma anche i lati più umani e irriverenti, sostenuto dall’ottima interpretazione di Alessandro Borghi e in particolare dalle prove di Adriano Giannini nei panni del tormentato Tommaso, Tania Garribba in quelli della madre Carmela, Jasmine Trinca, e Vincenzo Nemolato nel breve ma graffiante ruolo di Riccardo Schicchi.

Guarda Alessandro Borghi che si trasforma in Rocco Siffredi nel trailer di Supersex

Regia - 4
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 4

3.9

Tags: Netflix