Ted Lasso – stagione 3: recensione del primo episodio della serie Apple TV+
Ted Lasso 3 lascerà il segno, ne siamo certi!
Un cuore di panna, uno che non finge mai di essere qualcosa che non è, un uomo a tratti imbarazzante ma in modo tanto tenero da volerlo solo abbracciare, questo è il protagonista (Jason Sudeikis) di Ted Lasso, la serie che racconta le funamboliche avventure di uno che non sa nulla di calcio e che nonostante tutto fa l’allenatore del Richmond e riesce in qualche modo a cavarsela, sempre. Torna, su Apple TV+. il 15 febbraio 2023 con il primo episodio della terza stagione, ideata e scritta da Brendan Hunt, Joe Kelly e Bill Lawrence, un finale di partita che non avremmo voluto vedere ancora, il lungo addio ai ragazzi del Richmond e al suo meraviglioso allenatore.
Ted Lasso 3: Ted è proprio Ted
Rebecca: “Tutti quanti ridono di noi. Ridono di te, della nostra squadra e di me. Rupert sta ridendo di me e io ti sto implorando, ti prego, reagisci”
Il primo episodio serve a riprendere posizione, si scopre a che punto sono i personaggi. Il neopromosso AFC Richmond prova a reggere la pressione dei media che danno la squadra come fanalino di coda della Premier League, mentre il West Ham di Rupert guidato da Nate (Nick Mohammed) è il possibile vincitore. Roy Kent, dopo aver chiuso la relazione con Keeley, è stato promosso assistente allenatore insieme al coach Beard, Rebecca impiega tutte le sue forze per fare meglio degli Hammers e vendicarsi dell’ex-marito, Keeley ha avviato una società di pubbliche relazioni e Ted deve riuscire a trovare il perfetto equilibrio tra lavoro, salute mentale e affetti, sempre più lontani.
Ted: “Le aspettative su di noi sono basse come l’ombelico di un serpente ma abbiamo 38 possibilità di dimostrare che si sbagliano, le mie speranze sono alte come un cappello su una giraffa”
Ted è sempre Ted, lo è dal primo giorno, lo è stato durante tutto il “viaggio” e continuerà ad esserlo per sempre. Questo è sicuramente uno dei punti forti della serie: il suo protagonista si mostra per ciò che è, con tutte le sue enormi fragilità di cui non fa mai mistero – parla dei suoi attacchi di panico in conferenza stampa facendoli diventare una battuta su cui ridere -, con tutta la sua empatia che fa venire voglia di abbracciarlo e di averlo come amico. Questo calcio non è lo sport macho e virile, in cui i vincenti sono al top e il fallimento non è contemplato, quello che amano raccontare su giornali e alla tv, Ted insegna che può capitare di sbagliare, può capitare di non essere sempre all’altezza ma l’importante è dare il meglio. Quell’uomo che sembra “un cosplayer di Ned Flanders” non ha nemici e quando qualcuno lo attacca ne soffre perché lui nei rapporti ci crede, fino in fondo, nonostante tutto.
Rebecca: “Ci danno tutti per ultimi in questo campionato ogni singolo giornale, ogni opinionista televisivo, ogni singolo sfigato solitario di mezza età che scrive online”
L’allenatore del Richmond insegna a tutti noi che dell’opinione degli altri deve interessare poco, o meglio deve scivolare addosso, i suoi consigli, le sue regole di gioco scavalcano la rete e penetrano nella vita delle persone: i suoi allenamenti centrano poco forse, almeno all’apparenza, con il calcio e hanno a che fare con tutto il resto. Per spiegare ai suoi ragazzi che non devono pensare ai pronostici che li vedono ultimi porta il team nelle fogne: il parallelismo è chiaro, lì sotto, con quel puzzo orribile, alla fine è come lì sopra. Si viene ugualmente travolti dalla melma, dai rifiuti ciò che importa è avere una “sistema fognario all’interno di voi stessi” che aiuti a ripulire grazie all’aiuto degli altri.
La crisi di un uomo dal cuore buono
Ted: “Sto bene, credo, non lo so”
Ted è un uomo patologicamente gentile, a tratti sovraumano, è emotivo, delicato, non farebbe del male a nessuno, per questo spesso ha sofferto per il mondo esterno – gli attacchi di panico sono una prova di ciò -, qui lo vediamo stare meglio ma ora sembra intrappolato in uno stato abulico, lasciando fluire le cose non può sbagliare. Le crepe dentro Ted sono fuoriuscite già nella seconda stagione e viene mostrata la sua battaglia per affrontare una famiglia che cambia, l’incapacità prima di gestire il suo talentuoso assistente ed ora allenatore di una squadra competitor Nate. A spiegarci come vanno le cose è la telefonata, con cui si apre l’episodio, con la sua terapista Dr. Fieldstone (Sarah Niles).
Ted: “Mi chiedo che diavolo ci faccia ancora io qui. So perché sono venuto ma non capisco come mai sono rimasto. Ma forse il fatto che io sia qui è più d’intralcio che d’aiuto a questo punto”
Lui sta provando a curare le sue ferite e sembra ci sia riuscito eppure lotta per trovare uno scopo nel suo mondo post-divorzio e post-promozione ed è questo ciò che riesce meglio alla serie, bilanciare il pesante fardello che si porta dentro e il suo mondo spensierato.
Ted dovrà affrontare i suoi problemi. Il suo approccio non ortodosso alla gestione del Richmond sta causando problemi e Rebecca vuole disperatamente dare una lezione al suo ex marito e teme che Ted non prenda la sfida abbastanza sul serio. E tutto questo sta accadendo mentre Ted si sente solo in un altro paese, a miglia di distanza da suo figlio.
Quanto può far male un amico?
Uno dei dolori più forti che sta provando Ted è l’allontanamento di Nate ma soprattutto il modo in cui l’ex amico se ne è andato dal Richmond. La sua ascesa è stata drammatica: all’inizio era solo il responsabile delle divise della squadra, preso in giro e oltraggiato, poi è stato promosso assistente allenatore e ora, dopo essersi dimostrato un genio tattico e aver litigato con Ted, è responsabile di una squadra. L’uomo ha sofferto Ted, la sua bonarietà, il suo candore, l’esserci sempre nonostante ciò che accade, ha iniziato a mal sopportarlo e ogni tenerezza dell’allenatore è motivo di invidie, gelosie. Nate è sempre più stanco della positività prepotente di Ted e della mancanza di attenzione che ha ricevuto e ora è la pallida immagine di quello che lo spettatore aveva conosciuto. Si veste di nero, rimprovera i suoi giocatori e incontra Rupert in quella che sembra la tana di un supercriminale. È stato difficile assistere al cambiamento di Nate da “bambino prodigio” alla rappresentazione vivente e respirante di una persona ferita che ferisce anche chi gli ha fatto del bene, la serie è scritta talmente tanto bene da non mettere mai in dubbio questo percorso. Nella premiere sembra che potremmo vedere che anche Ted ha un limite e scatterà quando necessario.
Alla conferenza stampa alla domanda di un giornalista sulla sua evoluzione Nate risponde: “Non per me perché merito questo lavoro, quello che mi sconvolge è sentire una persona apparentemente intelligente fare una domanda così stupida”. Le prese in giro, gli scherzi, il bullismo, la severità dei genitori hanno segnato quel piccolo uomo che è diventato il prodotto di tutto ciò che ha sofferto e arriva addirittura a insultare la sua ex squadra e persino Ted.
Nate: “Devono allenarsi nelle fogne perché hanno un allenatore di merda”
Il ragazzo prestigio distrugge il Richmond e in particolar modo il cuore di Ted che però come sempre non risponde come chiunque avrebbe risposto, ironizza e con un malinconico sorriso sottolinea come Nate il grande trovi il punto debole di una squadra e aggredisca quello.
Ted: “è come un cane rabbioso ed è furbo. sono fortunati ad averlo. Gli auguro tutto il meglio”
Si tratta di una sorta di catilinaria ma in senso davvero bonario, quel “Bruto è un uomo d’onore” celava neanche tanto velatamente la dura realtà: Bruto aveva ucciso Cesare. Qui invece, nonostante Nate abbia “ucciso” Ted, quest’ultimo crede davvero che sia un grande, gli augura davvero il meglio.
Ted: “Lo ammetto, non sono un grande allenatore, sono in questo sport da almeno 3 anni e ancora mi viene da ridere quando qualcuno dice fallo di mano”
Anche a questo punto, insultato e deriso, Ted risulta essere migliore, migliore di Nate, migliore di noi, migliore di tutti. Dice su cosa avrebbe ironizzato, sul suo essere stupidamente americano, sui suoi attacchi psicotici, questo sì che sarebbe stato divertente. Lo spettacolo sta chiaramente costruendo una sorta di resa dei conti tra gli stili contrastanti di Nate e Ted: un cattivo da cartone animato contro un eroe allegro da cartone animato.
Ted Lasso 3: un primo episodio che getta le basi per una stagione che lascerà il segno
Il primo episodio di Ted Lasso mostra quanto il suo protagonista sia debole e forte al tempo stesso, quanto un pagliaccio dietro alla maschera porti degli squarci profondissimi. Quanto riuscirà a resistere? Rebecca lo sta implorando di reagire ma non è il modo di Ted Lasso, devi lasciare che Ted sia Ted affinché possa fare il suo lavoro. Il suo modo di essere, di vivere potrebbe portare lui e tutto il resto all’autodistruzione ma lo sappiamo le sue capacità sono immense e l’amore che lo lega alla squadra è talmente intenso che non butterà tutto all’aria.